“A chi censura il dubbio noi raccontiamo l’altra storia”
LA CRONACA Oltre 4mila persone collegate in streaming per “Il pensiero che c’è”, iniziativa voluta dalla giornalista Martina Pastorelli per aprire nuovi spazi di dialogo in tempo di pandemia
«Ci viene chiesto di accettare illogicità, incongruenze e discriminazioni. Serve un pensiero critico condiviso per cercare la verità, per il bene di tutti: oggi siamo qui per questo». Oltre 4mila persone hanno seguito la diretta streaming (curata dal team di Becciolini Network) de “Il pensiero che c’è”, iniziativa ideata e condotta dalla giornalista Martina Pastorelli. L’evento si è tenuto oggi a Trieste, in presenza; due ore di dibattito sulla pandemia con ospiti Alberto Contri (esperto di comunicazione e docente), Sara Gandini (epidemiologa e biostatistica), Emilio Mordini (psicoanalista), Paolo Sceusa (giurista), Daniele Trabucco (costituzionalista) e Andrea Zhok (filosofo, docente di filosofia morale).
«Ci viene chiesto di accettare supinamente scarse e cattive informazioni, violazioni e divisioni, come se non ci fossero conseguenze – ha spiegato Martina Pastorelli, aprendo la tavola rotonda –. Quello che stiamo permettendo è l’opposto di ciò che la Chiesa ci ha sempre insegnato di fare: andare oltre gli slogan, conciliare gli estremi, evitare le semplificazioni, cercare la verità come dovere morale. Si può e si deve ribaltare la narrazione unica del virus per reintrodurre un pensiero critico, condiviso, che cerchi la verità e che rimetta al centro il bene comune».
Molte le domande poste da Pastorelli ai propri ospiti durante la prima (e forse non ultima) tappa de “Il pensiero che c’è”, un filo rosso: la comunicazione, il ruolo dei media e della narrazione dominante nella percezione della pandemia, nella comprensione da parte dell’opinione pubblica delle complessità del momento.
«C’è stato un primo periodo, da inizio pandemia all’arrivo dei vaccini, chiamato guerra, e un secondo periodo, che vorrei chiamare del sacrificio. Nel primo periodo il nemico dell’umanità è il virus, un nemico comune a tutti. Guerra, trincea, prima linea, eroi, mascherine come elmi: tutta la prima fase è caratterizzata dall’umanità unita che combatte contro il virus, il nemico invasore. In questa fase si costruisce gruppo amici contro nemico virus – ha affermato Emilio Mordini –. Poi arriva il vaccino e le cose cambiano: si inizia a dire: “Ma allora lei non crede nella scienza?”. Stiamo passando dalla guerra all’eresia. Il non vaccinato da disertore sta diventando l’oggetto impuro che contamina con la sua presenza la società. Com’è possibile che noi abbiamo costruito una psicosi di massa? Com’è possibile che si veda ciò che non c’è? Tutto ciò viene da lontano: il vero colpo di Stato è stato l’attacco all’amore e alla bellezza, due cose che riempiono il desiderio e lo soddisfano. Quindi si oppongono al consumo, che ha bisogno di basarsi su un desiderio perennemente insoddisfatto».
I vaccini sono stati presentati e imposti come unico rimedio all’emergenza, ora sono presentati e imposti anche ai bambini, calpestando anni di impegno verso la medicina personalizzata. Perché? «Per me il messaggio è dire: questi vaccini hanno un’efficacia buona per persone che corrono rischi. Altra cosa è la vaccinazione di massa di persone sane, soprattutto per quanto riguarda i bambini. Il bilancio rischi/benefici cambia per età, per sesso, per patologie concomitanti: come qualsiasi farmaco, i vaccini vanno usati in modo intelligente. Non ci sono evidenze scientifiche che imporre l’obbligo vaccinale aiuti ad accogliere gli incerti, anzi radicalizza le posizioni. Il medico dovrebbe mettersi in relazione e gli scienziati dovrebbero far tesoro dei messaggi che i cittadini stanno mandando: abbiamo visto cambiare età per somministrazione più volte, basti pensare ad AstraZeneca – ha risposto Sara Gandini –. Abbiamo mostrato che l’apertura delle scuole non influenza l’andamento dei contagi. Ovvio che i contagi possono avvenire anche nelle scuole, ma è capitato significativamente meno rispetto ad altri luoghi: i giovani si contagiano e contagiano meno. Fondamentale ricordare che veniamo da 37 miliardi di tagli nella sanità negli ultimi anni, non abbiamo quasi più medicina territoriale e le persone sono rimaste sole di fronte al virus. Noi stiamo insegnando ai ragazzi che l’incontro con l’altro deve fare paura, e la scienza nasce dall’incontro fra conoscenze diverse, non c’è mai un punto fermo: questa narrazione della guerra non può essere accettata».
Quale ruolo ha la paura nella comunicazione ufficiale? Quale ruolo hanno allora gli enti regolatori, ad esempio l’EMA? «Nelle case farmaceutiche, fondate da medici e ricercatori che per anni hanno trovato un fragile bilanciamento fra business e bene comune, sono entrati i fondi d’investimento, che non sono enti di beneficenza e che hanno legami con università, politica e media. Abbiamo un unico corpo che ha un unico obiettivo: fare denaro – ha detto Alberto Contri –. Non ho rispetto per l’EMA? Ma l’EMA è finanziata all’85% dalle case farmaceutiche, ovvio che avrà con loro un atteggiamento molto gentile. Sui vaccini ai bambini, FDA dice che sono stati fatti troppi pochi studi per escludere miocarditi, però lo ha approvato. Negli ultimi mesi quattro vertici FDA sono stati assunti da Pfizer con ottime posizioni. Pre-marketing: prima paura e terrore. Se dopo quattro mesi si sapeva che i primi due giorni di infiammazione causata dal covid sono decisivi, perché si è continuato a prescrivere tachipirina e vigile attesa? Così l’infiammazione si diffonde e la situazione spesso diventa grave, si perde tempo prezioso. Perché? Perché si voleva raggiungere un obiettivo di paura diffusa. Ora si parla di una dose ogni sei mesi e io già vedo quelli con i dollarini negli occhi».
Non viene raccontata tutta la verità ai cittadini, ha aggiunto ancora Contri: «Viviamo di frammenti, dunque in una fase così fragile di comunicazione e approfondimento ecco che quattro slogan sono passati con grandissima facilità e sono arrivati fino alla massa, anche perché rilanciati h24. Io chiamo vaccino una terapia genica sperimentale e chiamandolo così anche il Papa sente la parola vaccino e pensa caspita dobbiamo vaccinare tutto il mondo. L’algoritmo che valuta gli effetti avversi è noto solo alla Pfizer, non è stato reso noto. Già nelle prime 500 pagine degli studi Pfizer sono emersi oltre 1000 casi letali, ma in passato si fermava un farmaco per un singolo caso di morte sospetta. Com’è possibile? Il vero obiettivo non sono le cure, che già ci sono. Il vero obiettivo è il green pass».
Se gli enti regolatori sono indeboliti dalla loro stessa struttura, quale ruolo ha la magistratura? «La magistratura è stata spaventata, come tutti, dalla narrazione della guerra, e ha visto l’arrivo del vaccino come un evento salvifico, tanto che i magistrati hanno fatto pressione per accedere per primi e gli avvocati si sono lamentati. Ora invece, mentre escono nuovi dati sul calcolo costi/benefici, le cose si stanno ribaltando – ha spiegato Paolo Sceusa –. Ora i magistrati si trovano a dover valutare provvedimenti che spingono a ricevere un vaccino che loro stessi hanno ricevuto: capite che psicologicamente è una vera trappola. Obbligo vaccinale, perché no? È un problema di danni? No, si vuole arrivarci con gradualità. Costringendo le persone pian piano, facendole cedere. Si tasta il polso della reattività delle categorie. Mi sono stupito della poca reattività dei docenti».
Spesso si invoca la Costituzione, numerosi esperti lanciano l’allarme su quelle che definiscono palesi violazioni dei diritti sanciti dalla Carta: cosa sta accadendo? «Stiamo assistendo all’affermarsi, oggi evidentissimo, di una nuova Costituzione dell’emergenza. Il divieto è diventato la regola e la libertà è relegata a quegli spazi interstiziali, per cui dalle libertà dallo Stato siamo passato alle libertà nello Stato. Le nostre libertà, per esempio al lavoro, sono tali in base a pressioni del Governo. Ma la Costituzione formale non è stata cambiata – ha risposto Daniele Trabucco –. Novax e nopass: al di là del riduzionismo linguistico, ecco che la democrazia pluralistica esclude la minoranza, o quella che viene definita minoranza. Anche da qui nasce la follia di chi propone la negazione delle cure ai non vaccinati. È mancato un controllo di natura preventiva in questi decreti, ad esempio quello che introduce il super green pass, perché va a collidere e comprimere altri diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione».
Arriverà l’obbligo vaccinale per tutti? «Da un punto di vista psicologico l’obbligo crea la separazione tra Stato e cittadini: io obbligo e tu fai. Invece le spintarelle con giudizio morale incorporato spaccano la popolazione e lo Stato osserva serenamente i cittadini che litigano fra loro – ha spiegato Andrea Zhok –. Si è parlato di complotti e complottismi: in questo contesto, i complottisti sono gli unici che dimostrano di credere all’esistenza della ragione. Almeno da una parte c’è qualcuno, che so, la Spectre, che sta portando la barca in questa direzione. Invece la sensazione è che ci siano una serie di istanze che si utilizzano a vicenda ma senza visione. La politica italiana attualmente non esiste, esiste solo l’interesse a spartirsi i soldi del PNRR. La cosa che lascerà ferite per decenni è la divisone, di fatto di carattere cognitivo in realtà investita di carattere morale. Tu sei irriducibile a me, tu sei separato da me. Possiamo anche sacrificare la minoranza se abbiamo un accordo sulla finalità superiore».
Ci sono domande, ha ricordato in chiusura Martina Pastorelli, che da mesi vengono censurate dai media mainstream, in una uniformità di pensiero acuita dal lockdown e dal distanziamento sociale: «Chi ha dato questi ordini? Chi ha deciso che le persone si dividessero in questo modo? Chi ha deciso che i giovani dovessero considerare l'incontro con l'altro come un pericolo? Chi lo ha permesso?». (Riproduzione riservata)
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