A Dio, monsignor Giudici, pastore in ascolto
È mancato il vescovo emerito di Pavia, già vicario generale dell’arcidiocesi di Milano. Accolse papa Benedetto XVI e conquistò la riapertura del duomo dopo oltre vent’anni di chiusura. Un ricordo
Nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio 2024 è tornato alla Casa del Padre monsignor Giovanni Giudici, vescovo emerito di Pavia, già vicario generale dell’arcidiocesi di Milano. Uomo di profonda fede e cultura, monsignor Giudici ha lasciato nella città di Pavia un’impronta indelebile. A lui si deve la riapertura del duomo dopo oltre vent’anni di chiusura precauzionale a seguito del crollo della Torre Civica (avvenuto alle ore 8:55 di venerdì 17 marzo 1989). Sul sito della diocesi di Pavia è presente un resoconto della brillante carriera ecclesiastica del vescovo Giovanni, come erano soliti chiamarlo i giovani della città, ricordi e testimonianze saranno in edicola sul prossimo numero del settimanale il Ticino, ma anche qui su Notturno vogliamo condividere con voi un’immagine rimasta nella memoria di chi scrive.
Era il 2015, come avvenuto tre anni prima (in occasione della riapertura del duomo di Pavia), il vescovo aveva organizzato in cattedrale la lettura ininterrotta della Bibbia: per una settimana, senza sosta, centinaia di pavesi (fedeli e non) avrebbero letto un brano della Bibbia. Facendo parte del coro degli studenti universitari (i “Con un cuore solo”, con sede nella basilica di Santa Maria Incoronata di Canepanova) fummo coinvolti per un turno di notte. Ci trovammo a Canepanova per andare tutti insieme, attraversammo il centro storico intorno alle due di notte incontrando il volto peggiore della movida, e arrivammo nel duomo deserto. Solo la voce del lettore risuonava, solo la navata dedicata alla lettura ininterrotta della Bibbia era illuminata. Fuori il caos, dentro la pace.
Arrivò il nostro turno e iniziammo a leggere anche noi, eravamo al Levitico: brani duri, difficili, eppure in quella notte tutto sembrava trovare senso. Intorno alle tre dal portone vedemmo entrare un uomo in clergyman. Era monsignor Giudici. Sorrise, ci salutò con un cenno della mano, poi si sedette e rimase ad ascoltare la lettura della Bibbia. Rimase lì tutta la notte, nel buio della cattedrale. Quando alle sei e mezza del mattino ce ne andammo lui era ancora lì, assorto nell’ascolto. Questo era il vescovo Giovanni: un pastore in ascolto.
Al termine della prima processione delle Sante Spine con il duomo nuovamente aperto monsignor Giudici uscì sul balcone del vescovado e, a braccio e senza microfono, disse: «Siamo qui, sotto questa grande cupola nella quale risuonano le domande degli uomini di ogni tempo». Non censurava il dubbio, lo ascoltava per sanarlo. Non fuggiva dalle domande, era il primo a porle. E, se ti incontrava per strada, ti chiamava per nome. Ancora oggi, pur bloccato dalla malattia, non faceva mai mancare il suo messaggio per San Siro e per le Sante Spine. Era vicino a Pavia, voleva bene a Pavia.
Monsignor Giudici era inoltre un uomo. Un vescovo, un pastore e un uomo. Lo si percepiva dalla sua stretta di mano decisa, dal suo sguardo azzurro per natura e limpido per volontà, dalla sua voce serena ma determinata. Monsignor Giudici è stato una guida per la Chiesa che è in Pavia. I pavesi, credenti e non, conserveranno nel cuore la strada percorsa insieme. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati. Puoi cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando su “Unsubscribe”.