A Dio, Viviane, sentinella del mattino
Lunedì 19 dicembre 2022 è morta la madre di Vincent Lambert, l’uomo in stato di coscienza minima spentosi l’11 luglio 2019 dopo essere stato privato di idratazione e nutrizione per nove giorni
«Je ne me tairai pas, je dirai les choses jusqu’au bout, jusqu’à mon dernier souffle s’il le faut» («Non starò zitta, dirò le cose fino alla fine, fino al mio ultimo respiro se necessario»). Cara Viviane Lambert, la notizia della tua morte mi scuote profondamente. Mi provoca tristezza e allo stesso tempo stupore, perché sei sopravvissuta per tre anni all’orrore più grande che una madre possa vivere.
Tu hai visto uccidere tuo figlio e sei sopravvissuta. Non lo hai visto morire per una malattia inguaribile, non lo hai visto morire in un incidente, tu hai visto la macchina dello Stato muoversi per togliergli la vita. I medici, che avrebbero dovuto prendersi cura del tuo Vincent, hanno dichiarato che non c’erano speranze: tuo figlio doveva morire. I giudici, che avrebbero dovuto promuovere la giustizia, hanno sentenziato che la vita di Vincent non era degna di essere vissuta: tuo figlio doveva morire. A nulla sono valse le vostre battaglie legali, le vostre lacrime, a nulla è valso un popolo che in Francia e da tante parti del mondo si è mosso per chiedere che Vincent continuasse a ricevere tutte le cure di cui aveva bisogno. Il favor mortis è un mostro che tutto divora, anche le istituzioni che dovrebbero difendere i cittadini.
Nel 2019, cara Viviane, ho seguito il tuo calvario come giornalista indipendente. E c’è una cosa, in particolare, che non posso dimenticare. Il giorno in cui avete comunicato a Vincent che anche l’ultimo appello era caduto nel vuoto, che di lì a poche ore sarebbe stato privato di idratazione e nutrizione, lui è scoppiato a piangere. “Vegetale” e “già morto”, come ripetevano con orrida malafede alcuni media, Vincent ha compreso subito ed è scoppiato a piangere rumorosamente. E voi avete filmato quelle lacrime, come un ultimo disperato tentativo di scuotere le coscienze. Quel video, del quale scrissi subito ma che decisi di non pubblicare per motivi deontologici, è impresso nella mia mente oggi come se lo avessi visto cinque minuti fa.
Il pianto di Vincent è una delle notizie che più mi hanno messo alla prova. Quelle lacrime, che sembrava uscissero dallo schermo del mio computer, gridavano che nel cuore dell’Europa si stava consumando un crimine, con l’approvazione esplicita o implicita di tutte le istituzioni democratiche. E la stampa mainstream taceva, con una complicità che ferisce a morte l’essenza stessa del giornalismo. “Vegetale” e “già morto”, Vincent ha combattuto per la vita nove giorni, senza idratazione né nutrizione. Cioè senza acqua né cibo. Perché la società dei diritti e della solidarietà ha privato di acqua e cibo un uomo con grave disabilità per nove giorni. Cara Viviane, in un’intervista rilasciata a “Le Salon Beige” l’11 luglio 2020 ti dicevi pronta a perdonare l’ex moglie di tuo figlio, che per prima chiese di porre fine alla vita di Vincent, e tutti gli altri attori di morte. Ma il perdono non prescindeva dall’esigenza della verità. Tu volevi continuare a raccontare i fatti, fino all’ultimo respiro. Tu sapevi che Vincent era stato una porta attraverso la quale il favor mortis era entrato in Europa. Come già accaduto nel 2016 con Charlie Gard.
Tu, da madre, avevi saputo cogliere che nel particolare della tua storia si stava giocando una partita universale. Una battaglia escatologica che usciva dalle stanze dell’ospedale di Reims per investire tutti noi e il nostro futuro. Cara Viviane, tu hai reso viva e concreta l’immagine di Giovanni Paolo II: «Cari amici, vedo in voi le "sentinelle del mattino" (cfr Is 21,11-12) in quest'alba del terzo millennio». A un’età nella quale le persone smettono di combattere e si godono il riposo, tu hai saputo vegliare senza sosta in attesa dell’aurora. Cara Viviane, tu non hai fatto in tempo a vedere il sorgere di un nuovo giorno, non hai fatto in tempo a sperimentare la civiltà dell’amore evocata da Giovanni Paolo II, ma le tue lacrime sono state e saranno gocce di vita per un futuro migliore. Se un domani le menzogne di morte cadranno, sarà anche grazie al tuo incommensurabile dolore. Noi possiamo solo chiederti scusa, cara Viviane, perché non abbiamo saputo difendere il tuo Vincent. Tu, per favore, prega per noi. (Riproduzione riservata)
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