A proposito di… Musei
Riproponiamo un articolo vintage. Si parlava di bellezza imprigionata, nonostante la possibilità di ammirarla in sicurezza. Si parlava di antipatia delle dittature per l’arte. Si parlava di libertà
Festival di Sanremo sì o Festival di Sanremo no? La Rai ha confermato la programmazione del 71° Festival di Sanremo dal 2 al 6 marzo 2021, dunque tra poco più di un mese, ma le polemiche crescono. Se «un Festival senza pubblico non è immaginabile» per il direttore artistico Amadeus, sembra sfumare però la possibilità di tenere il pubblico “in una bolla” su una nave da crociera le due settimane precedenti la manifestazione canora e durante le cinque serate.
Oltre il frastuono di polemiche annuali, senza le quali forse il Festival stesso sarebbe meno seguito, c’è una questione ineludibile: e allora i musei? E i teatri? Vero, gli italiani sono bravissimi nell’arte del “e allora…?”, ma questa volta non è una fuga argomentativa. Da mesi, infatti, i musei sono sbarrati, ma la conferma del Festival, evento faraonico per organizzazione, solleva dubbi e risveglia amarezze.
Com’è possibile che ancora oggi i musei rimangano chiusi mentre continuano le partite, i programmi televisivi con pubblico, mentre si avvia l’immensa macchina di Sanremo, mentre i centri commerciali sono pieni, mentre il trasporto pubblico non ha subito ancora significativi adattamenti? Com’è possibile che i musei, i luoghi più contingentati e più contingentabili, non possano ancora accogliere i visitatori? Non i turisti forse, ma almeno i cittadini, che potrebbero approfittare dell’occasione per visitare le bellezze di casa senza code interminabili.
Siete mai entrati in un museo durante la settimana? Vi avete mai trovato assembramenti? Pace, bellezza, silenzio: questi sì che li avete trovati. Non è che, forse forse, il problema è proprio questo? Non è che l’idea di persone che per qualche ora mettono da parte lo smartphone e lasciano respirare la mente fa paura? E che dire dei teatri?
Da YouTube ora si diffonde nella stanza la voce di Luciana Serra, soprano italiano dalla voce stimata e invidiata in tutto il mondo. Sta interpretando “Regina della notte”, da “Il flauto magico” di Mozart. Si tratta di una delle arie più complesse della storia della musica lirica, ma Luciana Serra la esegue con disinvoltura (da notare il controllo del diaframma). Qui si potrebbe parlare anche della straordinaria Diana Damrau, forse l’unica in grado di competere con Luciana Serra in questa aria (aprendo il dibattito non si può lasciar fuori Edda Moser), ma si finirebbe fuori tema.
Non è fuori tema però ricordare che la musica lirica è un’eccellenza italiana nel mondo. Un orgoglio tutto italiano che ha conquistato il globo (a riguardo vale la pena ascoltare l’intervista a Beatrice Venezi, realizzata da Monica Mondo a "Soul"). E che dire del valore civile del teatro, basti pensare a “La variante di Luneburg” in questi giorni di Memoria?
Il punto è tutto qui: l’arte è bellezza. È una bellezza che conquista, solleva dalle brutture di ogni giorno e poi lascia una traccia di luce che rimane nel tempo. Quando si esce da un museo o da un teatro si esce diversi, più consapevoli e allo stesso tempo leggeri, più animati, più desiderosi di vivere fino in fondo ogni istante.
Parentesi: perché i ragazzi, che ormai vedono il ritorno a scuola come le colonne d'Ercole, non possono accedere a queste sensazioni nei pomeriggi in zona arancione e gialla? Non si può andare a scuola? Allora andiamo al museo con gli amici (le tariffe under 30 sono ovunque molto vantaggiose), oppure andiamo a teatro. E anche lì impariamo l'amore per la cultura, anche lì teniamo viva la voglia di imparare cose nuove, e soprattutto per un po' teniamo spento lo smartphone.
Questo desiderio di vivere fino in fondo ogni istante è l'effetto provocato dal potere catartico dell’arte. Curiosamente, la qualità più temuta da tutti i dittatori. Basta guardare la storia passata: bavagli all’informazione e chiusura di teatri e musei. Ciò che rimaneva aperto finiva infangato dalla propaganda, che sempre abbassa drammaticamente la qualità delle opere. Dalla realtà narrata e cantata, si passa all’ideologia. E al posto della catarsi dell’animo ci si ritrova con la catalessi della coscienza.
No, evitiamo paragoni superficiali con tempi bui passati. Ma la leggerezza in tema di musei e teatri non è più perdonabile. Si è tornati in tv, si è tornati allo stadio, si tornerà a Sanremo, bisogna spalancare i portoni dei musei e dei teatri. Con tutte le norme del caso, anche con nuovi sacrifici se necessario. Ma aprite la bellezza.
(Articolo pubblicato il 23 gennaio 2021 sul blog “Il parco di Giacomo” con il titolo “Musei e teatri: aprite la bellezza” – Riproduzione riservata)
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