Alfredo Mantovano, un’intervista
Chi sono i membri del governo Meloni? Riproponiamo le domande poste il 30 giugno 2020, sulle pagine virtuali di iFamNews, al nuovo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Come da tradizione, appena sono stati resi noti i nomi dei nuovi ministri, i giornalisti si sono immersi negli archivi alla ricerca di interviste e dichiarazioni passate. L’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire un quadro oggettivo ai lettori sulla storia professionale e politica della persona incaricata, a volte però l’operazione degenera e diventa megafono di tifoserie incitate dall’alto. L’esempio più recente è quello del presidente della Camera Lorenzo Fontana, per il quale la stampa mainstream ha coniato l’etichetta di “ultracattolico”. Come tutte le etichette ideologiche, anche questa non ha alcun riscontro reale oggettivo, non ha una base razionale condivisa, pertanto va tenuta in vita con continui allarmi su presunti diritti negati e sui pericoli di un non meglio precisato futuro cupo.
Questo tipo di narrazione fa sorridere mestamente il lettore più navigato, ma ha una grande presa sui più giovani e sulle sempre attive truppe cammellate. Non solo, questo clima mediatico d’odio produce anche odio reale, concreto: il 21 ottobre 2022 la manifestazione degli studenti romani inizialmente nata in favore dell’ambiente e “contro la scuola dei padroni, come esplicitato in diversi cori, è finita con l’esposizione di due manichini impiccati dal Ponte Sublicio ritraenti Ignazio La Russa, neo presidente del Senato, e Lorenzo Fontana, neo presidente della Camera. E basta navigare un poco sui social per essere inondati da decine e decine di messaggi d’allarme sul futuro democratico del Paese. Messaggi che paiono preparati da un unico social media manager in condivisione, ma che producono sentimenti reali nel pubblico meno capace di coglierne l’aspetto propagandistico.
Anche Notturno si inserisce nel filone delle interviste passate, riproponendo qui un’intervista concessa il 30 giugno 2020 da Alfredo Mantovano, magistrato, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo a guida Giorgia Meloni. Il tema era quello delle droghe cosiddette “leggere” e dei tanti luoghi comuni che vi ruotano attorno. Alfredo Mantovano aveva dimostrato grande disponibilità, dedicando oltre un’ora all’intervista e fornendo dati e argomentazioni a sostegno della sua posizione. Di seguito un estratto della lunga intervista realizzata per iFamNews.
«Liberalizzare le droghe significa sferrare un duro colpo alla criminalità organizzata». «Nessuno è mai morto perché si è fumato una canna». «La battaglia per la cannabis libera è una battaglia di libertà contro l’oscurantismo». Il terreno del dibattito pubblico sulla cannabis è lastricato di luoghi comuni e di slogan ciclostilati in proprio. Ma cosa si nasconde sotto queste frasi apparentemente rassicuranti? “iFamNews” ne parla con Alfredo Mantovano, magistrato di lunga esperienza, già sottosegretario agli Interni, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino.
Partiamo dai dati: quando si dice cannabis in Italia, di cosa si sta parlando? Il consumo di sostanze stupefacenti tra i giovani ha assunto ormai dimensioni pandemiche. Un terzo degli studenti italiani, il 33,6%, corrispondente a circa 870mila ragazzi, ha utilizzato almeno una sostanza drogante durante la propria vita. Un quarto, il 25,6%, corrispondente a 660mila studenti, ne ha fatto uso nel 2018. Centinaia di migliaia di persone in età evolutiva subiscono dunque ogni anno una pesante aggressione al sistema nervoso, all’apparato respiratorio, alla capacità riproduttiva, per menzionare solo alcune delle voci maggiormente interessate dai danni della sostanza. I derivati di cannabis, marijuana e hashish, oltre alle piante stesse, sono lo stupefacente maggiormente diffuso: interessano il 58% delle operazioni antidroga, il 96% del totale dei quantitativi sequestrati, l’80% delle segnalazioni ai sensi dell’art. 75 DPR n. 309/1990 (la detenzione, che non costituisce illecito penale bensì solo amministrativo), il 48% delle denunce all’autorità giudiziaria. Oltre a questo, il 78% degli studenti assuntori di derivati della cannabis è all’oscuro degli effetti che le sostanze avranno sul loro corpo. Tutti i dati ai quali faccio riferimento vengono dalla Relazione al Parlamento sullo stato delle varie dipendenze in Italia, relazione diffusa nel dicembre 2019 dal Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio.
I derivati della cannabis sono però considerati “droghe leggere”, dunque anche gli effetti collaterali dovrebbero essere leggeri… Ricordo che 30 anni fa le perizie tossicologiche effettuate sui derivati della cannabis sequestrati facevano registrare una percentuale di Thc che si aggirava mediamente sull’1%. La cannabis più potente che si trova in natura non supera il 2.5%. Sono anni e anni che nei derivati della cannabis sequestrati si riscontra una media di principio attivo che va dal 12% della marijuana al 17% dell’hashish. L’1% o il 12% non sono la stessa cosa. È come se io dicessi che, al posto di un terzo di litro di birra, assieme alla pizza assumo un terzo di litro di whisky. Qui di leggero c’è soltanto l’approccio alla materia: la stessa riforma voluta nel 2014 dal governo presieduto dall’onorevole Matteo Renzi ha riportato la definizione antiscientifica di “leggere”, che ha contribuito alla loro diffusione così ampia. Sempre nella relazione del Ministero datata dicembre 2019 si legge infatti che l’84,2% degli studenti che ha assunto cannabis nel 2018 ritiene di poterla reperire facilmente, il 75,3% riferisce che potrebbe procurarsela per strada, il 35,7% a casa di amici e il 34,6% in discoteca. Continua la lettura su iFamNews. (Riproduzione riservata)
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Purtroppo questa sarà una lotta molto dura xchè è entrata la cultura della droga tra i giovani e anche i meno giovani, convinti dei benefici e male informati. Come x tutti i mali sarebbe indispensabile fare informazione, a iniziar dalla scuola, ma anche nelle famiglie, un po' come si fà con il catechismo. Il male, più lo si conosce , meno danneggia.