Andy Rocchelli, dare voce a chi non ha voce
"Articolo 21, libertà di informazione": al liceo scientifico Golgi di Broni la conversazione tra le Volpi Scapigliate e Ossigeno per l’informazione sul fotoreporter pavese Andy Rocchelli
Dare voce a chi non ha voce. Riscoprire il giornalismo che va là dove la Storia si scrive. Rifiutare semplificazioni ed etichette per affrontare la complessità del reale. Questi alcuni dei temi affrontati martedì 3 maggio nell’aula magna del Liceo scientifico Golgi di Broni, in provincia di Pavia, in occasione dell’evento “Articolo 21: la libertà di informazione”. Ospiti della giornata Valeria Egle Papetti e Simona Goretti, associazione Volpi Scapigliate, e Giacomo Bertoni, Ossigeno per l’informazione, che hanno presentato a ragazzi e docenti la storia di Andy Rocchelli, fotoreporter ucciso in Ucraina il 24 maggio del 2014.
Simona Goretti ha raccontato l’Andy amico, l’Andy compagno scout, l’Andy studente, l’Andy giovane fotoreporter con «un fuoco dentro che lo spinge». Questo fuoco lo porta nella Repubblica dell’Inguscezia, dove «la guerriglia indipendentista rivendica la lontananza sociale e culturale dei popoli caucasici dal potere russo e Mosca risponde militarizzando la regione con un silenzioso programma di esecuzioni illegali operate da gruppi di uomini armati, col viso nascosto da passamontagna neri», poi nella Repubblica del Kirghizistan, dove «nel luglio 2010 il conflitto fra kirghisi e uzbeki ha causato almeno 250 vittime nel distretto della capitale Biskek e le violenze sono dilagate in tutta la regione, intere zone sono state date alle fiamme e completamente distrutte da bande armate», e ancora in Libia, in Tunisia, nella baraccopoli di San Ferdinando in Calabria, in Russia e infine in Ucraina.
Nel maggio 2014 Andy arriva nel Donbass martoriato dal conflitto e, oltre le proteste di piazza Maidan (conosciute come “Euromaidan”), scopre e racconta al mondo le terribili condizioni dei civili: «La popolazione ha trovato rifugio negli scantinati, spesso poco più che dispense adibite alla conservazione di generi alimentari – ha ricordato Valeria Egle Papetti –. A Sloviansk hanno cercato riparo anche gli abitanti di altri villaggi della zona, in fuga dagli scontri fra ribelli e truppe governative».
Sono questi i reportage che Andy Rocchelli sta realizzando quando, il 24 maggio del 2014, viene ucciso. Con lui perde la vita anche l’attivista russo Andrej Mironov, mentre il fotoreporter francese William Roguelon, seppur gravemente ferito, riesce a fuggire. Si arriva così, nel settembre 2018 dopo anni di indagini, al processo per l’uccisione del fotoreporter pavese, che vede come imputato Vitaly Markiv, cittadino italo-ucraino e soldato della Guardia nazionale ucraina.
Giacomo Bertoni ha ripercorso le tappe principali della vicenda giudiziaria, dalla sentenza di primo grado del 2019 alla Cassazione del 2021. Una ricerca della verità complessa, che continua a generare interrogativi: «Solitamente l’assassinio di civili e di giornalisti in zone di guerra è trattato come un danno collaterale del conflitto. È colpa della guerra, si dice, dunque di nessuno. Ma ciò significa coprire le vere responsabilità. I giornalisti si muovono nei territori di guerra per consentire al resto del mondo di conoscere, comprendere, ricordare. Nei luoghi più sperduti e pericolosi del mondo, nelle periferie delle grandi città o nei palazzi del potere, i giornalisti sono presenti per raccontare al mondo cosa accade. Perché solo così l’opinione pubblica può sapere, può decidere, può essere libera di scegliere. Oggi serve uno sforzo comune affinché la storia di Andy e la sua idea di giornalismo possano continuare a viaggiare e a ispirare colleghi e lettori».
Tante le domande di studenti e docenti al termine della giornata, in modo particolare sulle testimonianze ascoltate durante le udienze, sul vizio di forma che ha portato all’assoluzione dell’imputato in secondo grado, sul differente comportamento tenuto da governo ucraino e governo italiano e sui lavori di Andy visti come strumenti preziosi per comprendere la guerra che si sta consumando oggi. Un grazie speciale a Stefano Ferrari, docente di lettere al liceo Golgi, che ha pensato di coinvolgere le Volpi Scapigliate e Ossigeno per raccontare la storia di Andy a scuola. (Riproduzione riservata)
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