Andy Rocchelli e Wikipedia (non) libera
La pagina dell’enciclopedia virtuale dedicata al fotoreporter pavese ucciso nel Donbass il 24 maggio 2014 avvisa i lettori: «Contenuto dalla rilevanza dubbia, alcune fonti non attendibili»
«La rilevanza enciclopedica di questa voce o sezione sugli argomenti giornalisti e fotografi è stata messa in dubbio». È l’annuncio che oggi, sabato 23 settembre 2023, compare agli utenti che aprono la pagina di Wikipedia dedicata a Andy Rocchelli, fotoreporter ucciso in Ucraina il 24 maggio del 2014 mentre documentava le condizioni dei civili travolti dalla guerra del Donbass. Sulla morte di Andrea la giustizia italiana è riuscita a ricostruire i fatti: fu l’esercito ucraino, aiutato dalla guardia nazionale ucraina, a uccidere il fotoreporter italiano, l’attivista dei diritti umani e interprete russo Andrej Mironov e a ferire gravemente il fotoreporter francese William Roguelon. Questo affermano le sentenze di primo, secondo e terzo grado. Wikipedia, “l’enciclopedia libera”, mette in dubbio però la rilevanza e l’attendibilità di queste notizie. Che sono, appunto, notizie, ovvero informazioni verificate. Le tre sentenze potranno anche essere discusse nel merito, ma la loro esistenza è indiscutibile.
In dubbio viene messa anche la rilevanza dell’attività giornalistica del fotoreporter italiano. Una rilevanza notevole, perché l’attività giornalistica di Andy Rocchelli, in Ucraina fin dai primi mesi del 2014, ha consentito (e consente oggi) all’opinione pubblica di conoscere alcune notizie ignorate dalla stampa mainstream: già nel maggio 2014 cadevano bombe sui civili, già nel maggio 2014 accadevano crimini contro l’umanità nel Paese, già nel maggio 2014 famiglie intere venivano distrutte da un conflitto disumano.
Così scrivono gli amici di Andy, raccolti nell’associazione le Volpi Scapigliate: «L’invasione russa ha martoriato la popolazione civile di una terra che già prima non trovava pace, schiacciata com’era tra l’incudine di un passato sovietico ingombrante e il martello di una spontanea tensione democratica ed europea sostenuta però da forti pressioni atlantiche. Ogni giorno si consumano massacri e violenze, e ogni giorno questa guerra ci ricorda che possiamo avere tutti i social e i giga del mondo, ma la guerra ha la caratteristica di silenziare i testimoni e quel che resta è sempre e solo propaganda».
La presenza, spesso scomoda e ostacolata, dei giornalisti nelle zone di conflitto consente all’opinione pubblica di ricevere notizie indipendenti rispetto alla propaganda diffusa dagli schieramenti impegnato nello scontro, scrivono ancora le Volpi Scapigliate: «La guerra e il mancato rispetto dei civili e dei giornalisti in primis vanno a braccetto. Considerare la guerra come un’opzione per risolvere le controversie e liberarsi di chi non si fa i fatti propri sono due facce della stessa medaglia. Non può esserci guerra se l’opinione pubblica conosce l’orrore. Chi vuole la guerra vuole anche la disinformazione. Ne ha bisogno, se ne nutre».
Un allarme che gli amici di Andy lanciarono subito quando le situazione tra Russia e Ucraina precipitò il 24 febbraio 2022: «Ci aspettano mesi di propaganda incrociata e menzogne. Il modo più efficace di arginare la guerra è fin dal Novecento la mobilitazione in massa dell’opinione pubblica. Ma perché ciò sia possibile è necessario prima che sia informata. Che sappia la verità. A questo servono la libertà di stampa e la tutela dei giornalisti».
Wikipedia non contesta nel merito la ricostruzione dei fatti accaduti il 24 maggio del 2014 a Sloviansk, insinua però dubbi e sospetti generici delegittimando la figura di un fotoreporter che ha pagato con la vita il proprio lavoro. E che oggi rischia di subire un secondo attacco, quello della damnatio memoriae. La colpa? Aver trovato e diffuso notizie estranee alla narrazione dominante. (Riproduzione riservata)
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