Arriva Report: aiuto che paura?
Indignazione social per l’inchiesta sulla terza dose dei vaccini anti covid: «Lisciano il pelo ai novax». Ma la trasmissione di Rai3 ha solamente palesato conflitti d’interesse denunciati da mesi
Sta sollevando un gran polverone “Non c'è due senza tre”, inchiesta di Report trasmessa ieri in prima serata su Rai3 e dedicata alla terza dose dei vaccini anti covid. Così Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale, giornalisti autori dell’inchiesta, presentano il loro lavoro: «Ancora non abbiamo finito di vaccinare tutta la popolazione e già si parla di una possibile terza dose. In Italia per il momento la stiamo somministrando alle categorie fragili e agli over 60, ma i contagi tornano a salire e l’ipotesi di un nuovo richiamo per tutti diventa sempre più probabile. Ma quanto dura davvero la protezione dei vaccini anti-Covid, e cosa sappiamo sull’utilità e la sicurezza del cosiddetto booster? Report vi porterà negli Stati Uniti, dove con interviste esclusive ai commissari dell’Fda, la prestigiosa agenzia regolatoria americana, vi racconteremo tutti gli interessi economici e le pressioni politiche che ci sono dietro una decisione che dovrebbe essere solo scientifica. Siamo stati anche in Israele, che invece sostiene che la protezione del siero Pfizer è svanita e per questo ha già immunizzato di nuovo quasi tutta la popolazione».
Sui social, già durante la messa in onda del servizio, si è scatenato il caos: «Cara Rai, è accettabile che su Rai 3, servizio pubblico, si dica che “le terze dosi sono il business delle case farmaceutiche”? #Report», si chiede Benedetta Frucci. «Continuate ad accarezzare il pelo ai novax, mi raccomando! A proposito Sig.Ranucci, lei si è vaccinato?», chiede tale Nick Machiavelli. «Ma alla fine quel pallone gonfiato di Ranucci che cosa ha voluto dimostrare? Si, il servizio dice anche cose vere, ma le capisce solo chi ha un minimo di capacità di discernere. Per il resto sono illazioni e fomentare ingiustificate paure», aggiunge Massimo Ingrosso. E via di questo passo, con un crescendo di ingiurie dirette a Sigfrido Ranucci in quanto persona, evitando accuratamente i contenuti della lunga inchiesta mandata in onda.
A fronte di questa ondata di odio social verso i giornalisti di Report, sorge spontanea una domanda: quale libertà di stampa esiste in Italia? La grave, gravissima sensazione è che l’unica informazione sanitaria possibile sia quella teleguidata dalle case farmaceutiche e dal Governo. Un’informazione appiattita sui comunicati stampa che censurano i problemi etici e medici dei vaccini attualmente in commercio, che delegittimano i medici delle terapie domiciliari e che silenziano qualsiasi voce estranea alla narrazione dominante. Ora, anche la voce dei giornalisti mainstream, nonostante si siano limitati a far emergere gli insostenibili e inaccettabili conflitti d’interesse che muovono le fila della campagna vaccinale di massa.
Uno strappo nel cielo di carta avvenuto nella prima serata del 1° novembre 2021, sulla televisione di Stato. Dopo un anno di campagna vaccinale, dopo milioni di persone inoculate, con restrizioni italiane inedite a livello mondiale. E se un’inchiesta del genere fosse stata trasmessa all’inizio della campagna vaccinale? Magari a febbraio 2021? Report non ha fatto altro che palesare segnali che qualsiasi osservatore attento aveva colto fin dal Vax Day, da quel 27 dicembre 2020 narrato su tutti i media come l’arrivo della salvezza eterna. Segnali denunciati più volte da giornalisti indipendenti, intellettuali, medici, vescovi e cittadini dei più disparati colori politici. Cosa c’è dietro a questo astio nei confronti delle voci dissonanti? (Riproduzione riservata)
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