Auguri Milva
L’artista, scomparsa il 23 aprile scorso, avrebbe compiuto 82 anni. L’iniziativa per ricordarla: “Questa sera, alle 22, ascoltate tre sue canzoni con le finestre spalancate”. Solo tre parole
Oggi, 17 luglio 2021, è il primo compleanno di Milva senza Milva. Parole? Ne sono state scritte troppo poche durante i suoi ultimi anni di vita e troppe dopo la sua morte: ora è tempo di riscoprire una carriera che ha portato il nome dell’Italia sui palcoscenici più importanti del mondo. Edith Meier, sua storica assistente, ha invitato chiunque desideri ricordare la Rossa a scegliere tre canzoni da far suonare questa sera alle 22, con le finestre aperte. Solo tre parole allora: nostalgia, libertà, mare.
“Canto a Lloret” è il tumulto di un cuore gonfio di malinconia, è lo sguardo di chi si volta indietro, verso un passato amato che forse mai più potrà rivivere. Una notte sola è bastata perché il mondo venisse stravolto, ma il ricordo risveglia l’amore, e nessuna forza, per quanto violenta, potrà mai fermare chi ama. L’amore è la magia più potente, soleva ripetere Albus Silente a Harry Potter: il Signore Oscuro potrà anche scoprire il mistero dell’immortalità, ma nulla potrà contro l’amore. La voce di Milva compare come un sussurro, accarezzando note basse quasi irraggiungibili per una voce femminile, poi cresce, tratteggiando i dettagli di una notte fatta di falò e paura, e infine esplode, come un rimorso troppo pungente perché la coscienza possa ignorarlo.
“La lunga notte” è la promessa del riscatto. Il brano nasce in una Grecia martoriata dalla dittatura, ma sembra scritto oggi per domani. Non esiste inganno troppo grande, non esiste congiura abbastanza fortificata: «mezzanotte suonerà, ci muoveremo». La voce di Milva è dura, aspra, graffiante. Non è più il tempo della dolcezza, della persuasione, è l’ora della rivolta. È l’ora di giungere insieme al «palazzo delle spie», è l’ora di far trionfare la verità e di ripristinare la libertà. Una voce inaspettata, quasi indecente nel suo ultimo grido contro i giornalisti.
“Canzone di una donna che voleva essere marinaio” è il pianto silenzioso di chi osserva il mare senza poterlo navigare. Quanto desiderio riempie il cuore, eppure la vita ha pensato una storia diversa, il canto delle sirene rimane un sogno irrealizzato. Ma il pianto è liberante, perché sì, anche da quella scogliera è possibile navigare, anche se le vele sembrano strappate, il vento accetta di sospingere la nave. La voce di Milva si fa sospiro nella brezza e ristoro dopo il lungo viaggio.
Quanta nostalgia a guardare la propria casa, quanta malinconia a scrutare il mare mai solcato. La libertà diventa così un anelito inarrestabile, che pretende decisioni concrete e quotidiane. Che riattiva il coraggio. Le note che oggi risuonano in tante parti del mondo per la Rossa pantera di Goro sono qualcosa di più di un memoriale: se una canzone non può cambiare il mondo, e lo diceva proprio Milva, può farlo però una coscienza che si risveglia. Auguri Milva, auguri a chi questa sera, alle 22, ascolterà la tua musica. (Riproduzione riservata)
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