Bellavite: "L'obbligo vaccinale è la tomba della scienza e dell'etica"
Intervista esclusiva a "Notturno". Benefici, reazioni avverse, effetti a medio e lungo termine, problemi etici: il vaccinologo risponde
«L’obbligo vaccinale è la tomba della scienza e dell’etica, degrada il medico a funzionario che esegue gli ordini. Assistiamo a una crescente “vaccinomania”, che non è ad oggi giustificata dai dati scientifici a nostra disposizione. La farmacovigilanza per i vaccini anti covid-19 non sta funzionando». È libero e al contempo profondamente rigoroso il linguaggio di Paolo Bellavite, medico, ematologo, già docente di Patologia generale all’Università di Trieste e all’Università di Verona, tra i maggiori esperti italiani in ambito vaccinale.
Professor Bellavite, tra le frasi più ricorrenti nella narrazione dominante sui vaccini troviamo: “Mi vaccino per tutelare gli altri”. Vaccinarsi contro il covid-19, dunque, è una scelta altruistica? «Sembra una buona idea, ma non ha molto senso. È un discorso puramente teorico e in un certo senso moralistico, ma non ha supporto scientifico. Innanzitutto, se uno vuole vaccinarsi ha tutto il diritto di farlo, è anche gratis. Che bisogno c’è che un altro si vaccini per “tutelarlo”? Ma ammettiamo che ci sia qualcuno vicino a me che non può vaccinarsi (caso raro con questi vaccini); allora, in teoria, io mi potrei vaccinare per evitare di infettarlo. Questo presupporrebbe che il vaccinato non trasmetta l’infezione: la prova non c’è, anzi si è visto che quando un vaccinato si infetta, ha lo stesso una carica virale nel naso e in bocca, un po’ inferiore ai non vaccinati, ma in teoria sufficiente a contagiare. I vaccini aumentano le difese immunitarie di chi li riceve, ma non impediscono che il virus attecchisca nelle vie respiratorie: io sono protetto, ho meno sintomi, ma posso infettarmi e contagiare gli altri. Anzi, c’è il rischio che se io sono protetto dal vaccino e ho meno sintomi, in me insorga un falso senso di sicurezza, mentre potrei essere un portatore asintomatico. Chi si appella all’altruismo per indurre a farsi vaccinare, potrebbe piuttosto suggerire di cedere la propria dose agli altri, questa sì sarebbe una scelta altruistica».
Tutti i medicinali hanno controindicazioni, anche il vaccino ne ha, ma i benefici superano i rischi. «Non si può comparare un vaccino a un farmaco. Il farmaco è dato a una persona malata per aiutarla a guarire, il vaccino invece è dato a una persona sana con l’ipotetica idea che possa averne un beneficio. Pensiamo all’esperimento per validare il cosiddetto “vaccino” Pfizer: hanno vaccinato 18mila persone e a 18mila persone hanno dato il placebo. I casi di covid in forma grave tra chi aveva ricevuto il placebo sono stati 9, tra i vaccinati un solo caso. C’è stato così un risparmio di 8 casi gravi su 18mila vaccinati, nel periodo di 4 mesi della sperimentazione. Perché una persona abbia il beneficio reale, ne hanno dovute vaccinare oltre 2000. Non si sarebbe mai autorizzato un farmaco in grado di dare beneficio su una persona sola su 2000 trattate. Non solo: il farmaco, prima di essere messo sul mercato, è valutato con la farmacocinetica. Una volta somministrato, dunque, si sa quanto il farmaco rimane nel corpo e come è eliminato, per il vaccino invece prima della registrazione non deve essere presentato lo studio di farmacocinetica. Non sappiamo così dove finisce, quanto agisce, quando e come viene eliminato. È un particolare tecnico che molte persone non conoscono, ma rende l’idea di quanto il paragone farmaco-vaccini sia insostenibile».
Eppure viene ripetuto ogni giorno che i benefici sono superiori ai rischi. «Questo è il nuovo mantra che viene propinato alla popolazione. Il problema è che