Buon Natale e buon anno, perché non è tutto qui
Gli auguri di Notturno: continuiamo a raccontare la realtà, ma senza correre dietro alla narrazione dominante. Pronti per il 2025, ora qualche giorno di silenzio davanti al Mistero
Sono da poco passate le tre del pomeriggio quando la facciata della Certosa di Pavia si svela in tutto il suo splendore gotico-rinascimentale. Hai un momento libero: perché non fermarsi? «È una vita che non entro qui», pensi mentre ti avvicini al grande portone. Sei vittima del maleficio più comune: chi vive vicino a un tesoro prezioso fatica a vedere quel bagliore che attrae pellegrini e turisti da molto lontano. Muovi i primi passi nel vestibolo, lo sguardo si allarga e il cuore lo segue.
Già a guardare la facciata, in questo pomeriggio limpido e gelido, si percepisce qualcosa che non può essere spiegato a parole. È un silenzio che l’assenza di altri visitatori non giustifica appieno, è un senso di pace che la lontananza dal traffico non potrebbe promuovere da sola. La quiete della preghiera pervade ogni angolo del complesso e arriva ai sensi, si fa sentire come una brezza leggera.
La prima pietra della Certosa di Pavia fu posata il 27 agosto 1396 per volere di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, molto probabilmente non (solo) per fede bensì per realizzare un monumento grandioso a eterna celebrazione della propria famiglia. Un simbolo di spiritualità, certo, ma anche di arte e cultura, un segno di pace e di unione in secoli di grandi divisioni. Unità sotto lo stemma della famiglia Visconti, ovviamente. Eppure alla fine sono state le preghiere le pietre più solide che hanno resistito agli urti della Storia, come quando nel 1798 Napoleone diede l’ordine di rimuovere tutto il manto di piombo dalla chiesa e neve, acqua e vento si fecero strada tra le navate e rovinarono gli affreschi. Le truppe francesi inoltre sfregiarono gli antichi marmi, dispersero le reliquie, fecero a brandelli gli arazzi e distrussero il baldacchino usato per le processioni del Corpus Domini. Ferite ancora oggi visibili, ma incapaci di rompere questa comunione fra Cielo e Terra.








Muoversi dentro alla Certosa di Pavia significa alleggerire il passo e sospendere la parola, perché ogni centimetro di marmo cela in sé speranze e preghiere di chi lo ha scolpito e di chi lo ha contemplato. Mancano poche ore al Natale e pochi giorni alla chiusura di questo 2024, il silenzio della Certosa di Pavia rassicura: non è tutto qui. I motivi di preoccupazione ci sono e sono fondati, lo abbiamo scritto più volte in questo anno: oltre ai numerosi episodi negativi, si rileva una crescente manipolazione delle informazioni che, a volte, sembra partire proprio dalle testate giornalistiche storiche. Un sistema informativo incapace di imporre la cronaca e la critica sulle pressioni economiche e di potere. Anche se le incognite sul futuro sembrano nuvole nere minacciose, non tutti i temporali sono tempeste. Le malvagità umane non possono scrivere la parola “fine” sulla Storia. Il Male non ha l’ultima parola sul mondo.








Dalle pagine virtuali di questa newsletter abbiamo cercato di fare due cose: dare notizie che non sono arrivate sulla stampa mainstream (cronaca) e analizzare le notizie da prima pagina da una prospettiva diversa (critica). Sono aumentati anche i focus dedicati alla musica e al tempo libero, perché correre dietro alla narrazione dominante h24 è una linea editoriale che lasciamo volentieri a chi ha più fiato di noi. Mentre gli slogan risuonano dai megafoni del potere ci sono paesaggi affascinanti e melodie alternative che sarebbe un vero peccato perdere. E allora proprio dalla Certosa auguri di un santo Natale a tutti gli amici di Notturno. Grazie a chi si è iscritto, un grazie speciale a chi si è abbonato: questa newsletter è una piccolissima goccia, ma se continua imperterrita a cadere sulla roccia è merito dei lettori. Auguri. (Riproduzione riservata)
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Grazie Giacomo per le belle parole e percome sai raccontare e descrivere in modo coinvolgente. Tanti auguri di un Santo Natale e nuove speranze per l'anno nuovo che bussa alle porte! Con affetto.