Caro Tempi, si paga già. Ma non si tace
Il mensile vicino a CL a chi si oppone al green pass scrive: «La libertà ha un prezzo, pagatelo». Il conto è già arrivato al tavolo (esterno), non si può chiedere anche il silenzio
«Comunque, pass o meno, mi pare più importante fare un discorso di verità: vaccinatevi perché è meglio per voi e per gli altri, ben sapendo che il rischio zero non esiste». Parola di Repubblica? Corsera? La Stampa? Open? Il Messaggero? Rai 1? Canale Cinque? Radio 24?
No, parola di Tempi. Il direttore Emanuele Boffi interviene oggi, 16 agosto 2021, in difesa di un articolo di Rodolfo Casadei del 13 agosto: “Pro e contro il Green Pass. La libertà ha un prezzo” (a sua volta una risposta a Davide Rondoni e al suo “Dico basta al monopolio del Covid”, apparso sul Quotidiano Nazionale il 10 agosto).
Nel pezzo in questione Casadei spiegava che le argomentazioni dei novax (ancora si attende una spiegazione sul significato di questa parola) e dei freevax sono «spesso stravaganti, mescolano obiezioni fondate con bufale, interpretazioni tendenziose, esagerazioni, fanatismi, ecc». Casadei spiegava anche, con clemenza, che la richiesta di essere curati per il covid pur non essendo vaccinati: «sarà quasi sempre erronea dal punto di vista terapeutico, ma non ha profili di erroneità morale».
Non solo, in merito alle proteste di piazza contro l’introduzione del green pass, il mensile vicino a Comunione e Liberazione spiega: «La vera testimonianza civile non sta nella protesta pubblica in nome della libertà, ma nel portare le conseguenze della coerenza: pagare la contravvenzione stabilita dalla legge qualora io la infranga, ovvero accettare l’emarginazione da certi spazi sociali e da certe mansioni lavorative che l’esercizio della libertà di non vaccinarsi comporta. Direbbe Dante: qui si parrà la tua nobilitate».
Senza citare sommi poeti, vale la pena ricordare che fin da piccoli ci è stato spiegato: chi rompe paga e i cocci sono suoi. È chi rompe il patto sociale, dunque, che deve pagare, non chi si ritrova vittima di una discriminazione. Vogliamo forse dire che i cattolici in Cina devono accettare di vedersi abbattere le chiese e arrestare i propri pastori senza fiatare? Vogliamo forse dire che i cristiani perseguitati in Nigeria devono lasciare che le loro terre siano espropriate, che le loro donne siano rapite, che gli uomini giovani e in forze uccisi? Vogliamo forse dire che di fronte a medici e giudici che decretano la morte di Charlie Gard, Alfie Evans, Vincent Lambert, e chissà quanti altri sconosciuti colpevoli solo di avere una grave disabilità, chi ha a cuore la tutela della vita umana deve tacere?
Eppure Tempi è da sempre in prima linea in difesa della vita e della libertà religiosa, non passa settimana senza che in “Lente d’ingrandimento” venga segnalato un articolo della vostra testata, che spesso dà voce a notizie che altrimenti non avrebbero voce in Italia. Allora Rodolfo Casadei, mi permetto il “tu” per colleganza e stima, che cosa succede?
«Per essere veramente formativa per chi la rende e benefica per la società, questa testimonianza deve essere il più possibile priva di rancore verso coloro che si ritengono gli autori dell’ingiusta legge o sentenza», giusto. Ci sono lezioni straordinarie in tal senso, ti consiglio la lettura dei testi di Irina Ratushinskaja e di Aleksandr Solzhenitsyn, letture straordinarie perché queste due persone hanno pagato in prima persona la loro opposizione al regime sovietico. Hanno perso tutto, ma non hanno mai lasciato che la loro coscienza venisse silenziata.
Persino mentre era confinata nel grigiore della Piccola Zona, Irina Ratushinskaja trova la forza di scrivere poesie sulla libertà. Lo fa su fragili brandelli di carta igienica, che riescono a uscire intatti dal campo di lavoro e ridanno speranza a chi ancora crede nella libertà.
Una situazione diversa? Certo. Noi siamo qui a dibattere con articoli di fondo, in fondo una resistenza ben lieve. Ma le dittature che hanno cercato di distruggere le vite di Levi, Uhlman, Frank, Segre, Ratushinskaja, Solzhenitsyn e tantissimi altri, non sono nate come un fungo sotto la pioggia. Hanno avuto bisogno di mesi e mesi di propaganda invadente, onnipresente. Hanno avuto bisogno della collaborazione, prima entusiasta poi forzosa, di intellettuali, giornalisti, cantanti, medici, insegnanti, sacerdoti.
Tempi non è preoccupato dall’appiattimento (neanche più graduale) del dibattito pubblico? Direttore, tu oggi scrivi «Sul vaccino agli under 12 ho le sue stesse perplessità, mentre sul green pass – sebbene veda i grandi pasticci burocratici che crea e avendo perplessità giuridiche in ordine alla sua imposizione – non ne faccio una questione di vita o di morte, anche perché le alternative al passaporto sono il lockdown o l’obbligo vaccinale (che mi piacciano ancora meno del pass)».
Quindi sul vaccino ai giovani come la pensi, Direttore? Si è partiti dal vaccinare gli operatori sanitari (ce ne sono migliaia che ancora oggi combattono a costo di perdere mansione e stipendio), gli anziani fragili (così bisognosi di cure da essere lasciati senza le visite dei parenti per oltre un anno), poi gli insegnanti in Dad, poi gli over 50 con patologie pregresse, poi tutti gli over 12. Credi forse che il prossimo passo non sarà estendere l’obbligo o qualche forma di ricatto anche agli under 12?
Tempi è una testata che promuove la libera circolazione delle idee, io stesso ho avuto il piacere di pubblicare sulle vostre pagine un articolo di fondo sul ddl Zan che non avrebbe trovato posto su altri giornali, allora perché tacitare il dibattito etico su questi vaccini?
L’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per sperimentazione (Pfizer e Moderna) e produzione (AstraZeneca e Johnson&Johnson), solo in parte “approvato” dalla Nota della Congregazione per la dottrina della fede del 21 dicembre 2020 (in contrasto con tutti i documenti precedenti della Chiesa sul tema), doveva aprire un confronto: quale bene comune?
Quale idea di bene comune, e di salute dell’individuo, ha chi promuove il prelievo di tessuti da feti abortiti? Quale bene comune nel ricattare giovani spingendoli a vaccinarsi in cambio di un gelato o di una vacanza? Quale bene comune nell’obbligare il personale sanitario, addirittura privando dello stipendio chi si oppone? E chi si oppone non lo fa per complottismo, ma per conoscenza dei problemi etici e medici di questi vaccini.
Sì, Tempi, ci sono milioni di persone che stanno pagando un prezzo in Italia oggi per le loro posizioni. Qualcuno ha perso lo stipendio, qualcuno lo perderà, qualcuno ha perso amicizie, qualcuno ha visto il sospetto diffondersi all’interno della propria famiglia. Ci sono milioni di persone che fanno domande e in risposta ottengono derisione e solitudine. Loro non portano rancore, loro già oggi pagano per le loro idee. A loro non si può chiedere di tacere. (Riproduzione riservata)
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