C'è chi dice no
In Italia il dibattito è stato silenziato, ma in America cresce il fronte del "no" alla campagna vaccinale di massa. E i vescovi sono in prima linea contro l'uso di linee cellulari da feti abortiti.
Nonostante la Nota del 21 dicembre 2020 della Congregazione per la dottrina della fede, che giudica «moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione», proprio dentro la Chiesa si allarga il fronte del “no” alla campagna vaccinale. Il dibattito in America è infuocato, ma in Italia non trova spazio sulle principali testate.
Tra le voci critiche che si levano spezzando la retorica del “vaccino salvezza del mondo” vi è la diocesi di New Orleans, che il 26 febbraio 2021 definisce il vaccino Johnson & Johnson «moralmente compromesso». Un paio di settimane dopo, il 3 marzo, la diocesi di Bismarck pubblica un comunicato ancora più duro, nel quale afferma che il vaccino J&J è «moralmente compromesso e quindi inaccettabile per i cattolici».
Più cauto, ma solo nella forma, il Presidente del Comitato per la dottrina della Conferenza episcopale statunitense, che lo stesso giorno invita i cattolici a rifiutare il vaccino Johnson & Johnson, facendo pressione sulle case farmaceutiche affinché spostino la produzione verso vaccini etici. In Italia il fermento americano non arriva, se non sotto forma di trafiletto a pagina 52 di qualche quotidiano.
Il dibattito sembra riaccendersi per un attimo il 21 marzo 2021, quando il parroco di Cesena, don Paolo Pasolini, durante l’omelia afferma:
«Gli ingredienti del vaccino sono tirati fuori da parti organiche di feti vivi abortiti. Feti vivi abortiti. Il che vuol dire che esistono aziende, statali oppure private, che pagano delle donne povere per farsi ingravidare e al quarto o quinto mese il feto vivo viene asportato. Al feto vivo viene asportato cuore, fegato e polmoni, e vengono ceduti e venduti a un’azienda che sperimenta e produce vaccini».
La subito ribattezzata “omelia choc” finisce in homepage su buona parte delle testate italiane, ma non arriva ai telegiornali della sera. Il giorno successivo in edicola quasi non se ne trova traccia, mentre diverse testate online si affrettano a coinvolgere i loro migliori debunker per smentire il sacerdote. Sacerdote che, indubbiamente, è stato impreciso e generico, ma ha cercato di illuminare zone d’ombra che da troppo tempo vengono tacciate come fake news, mentre richiederebbero inchieste e reportage.
Se, infatti, non vi sono prove che dentro ai vaccini vi siano parti organiche di feti vivi abortiti, è invece notizia confermata che tutti i vaccini attualmente sul mercato abbiano utilizzato linee cellulari da feti abortiti. Pfizer e Moderna solo nella fase di sperimentazione, Johnson & Johnson e AstraZeneca anche nella fase di produzione (i vescovi americani non hanno preso posizione contro AstraZeneca perché il siero non è ancora stato approvato in America).
Il legame con l’aborto dunque c’è, non è una fake news creata ad arte da un sito di quarta categoria, ma viene derubricato a «cooperazione morale remota» e «cooperazione passiva» dalla Congregazione per la dottrina della fede. Una posizione per di più inedita, quella della Congregazione, poiché contraddice tutti i documenti precedenti della Chiesa.
L’8 dicembre 2020, pochi giorni prima che la Santa Sede pubblicasse la Nota, monsignor Joseph Strickland, vescovo di Tyler (in Texas), ha pubblicato un accorato appello ai fedeli della sua diocesi, appello che non ha mai ritirato. Si legge, tra le altre cose:
«Non dobbiamo mai smettere di protestare contro questa pratica con il massimo della determinazione per difendere la dignità e la sacralità dei bambini nel grembo materno. Non sono oggetti da usare ma persone da ricevere in dono, nostri fratelli e sorelle. Come vostro pastore, non posso in buona coscienza ricevere un vaccino che è stato prodotto utilizzando un bambino abortito. Ci sono vaccini etici in fase di sviluppo che vale la pena aspettare».
E ancora: «Vi esorto a rifiutare qualsiasi vaccino che utilizzi i resti di bambini abortiti nella ricerca, nei test, nello sviluppo o produzione». Parole nette, che si rifanno al Catechismo della Chiesa cattolica, al magistero di papa Giovanni Paolo II, a numerose encicliche dedicate alla difesa della vita e allo stesso papa Francesco che, il 18 maggio 2017, ha affermato: «Nessuna finalità, anche in sé stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può giustificare la distruzione di embrioni umani».
Incomprensibile la censura del dibattito sui problemi etici sollevati dalla somministrazione di massa di vaccini ottenuti utilizzando linee cellulari da feti abortiti. Un dibattito che non si spegne, e che continuerà ad essere riportato qui, sulle pagine virtuali di “Notturno”.