Che cosa mettere “in prima”
Il silenzio dei giornali mainstream sulla vicenda di Indi Gregory conferma la linea editoriale imposta dall’alto: l’opinione pubblica non deve farsi troppe domande sui principi non negoziabili
In queste ore, in Inghilterra, medici e giudici stanno decidendo se la vita di una bambina, affetta da una malattia rara, è degna di essere vissuta oppure no. Il papà e la mamma combattono da settimane contro un sistema apparentemente inarrestabile, che in nome di un fantomatico “best interest” vuole rimuovere ogni supporto vitale alla piccola. Non ha futuro, dicono i medici, pertanto deve morire. Qui e ora. Non deve uscire viva dalla sua stanza d’ospedale, se non per essere trasportata in un hospice dove venga praticata, di fatto, un’eutanasia di Stato.
Se fossi il direttore responsabile di un quotidiano generalista, domattina in prima pagina metterei la storia di Indi Gregory. Come titolo di apertura. Perché è questa una delle notizie più importanti di oggi. Perché il vero volto dell’occidente si mostra a Nottingham in queste ore drammatiche. I lettori resterebbero confusi? Forse. Ma se il giornalismo ha ancora senso oggi, nel mondo fluido e digitale del 2023, allora deve puntare i riflettori verso quelle notizie, verso quelle storie che sono completamente oscurate. Deve illuminare le vicende per le quali nessuno s’indigna, per le quali nessuno versa una lacrima.
Ma quale tutela dei soggetti fragili anima l’agenda politica, se con tacito assenso si cagiona la morte di una bambina gravemente malata? Ma di quale progresso scientifico si riempiono la bocca gli esperti, se ogni possibile cura per Indi Gregory viene negata? Nessuno vuole l’accanimento terapeutico, nessuno vuole sperimentazioni invasive, ma il rispetto della sua fragile vita sì.
Se ci sono possibilità che la piccola Indi possa migliorare con cure non invasive, si approfondiscano le strade percorribili, in dialogo onesto con i genitori. Se nessuna speranza umana può ancora brillare, le si stia accanto fino alla morte naturale. Perché in quegli attimi drammatici e preziosi il Cielo si fa più vicino alla Terra. E lì il personale sanitario può sperimentare la propria vocazione più alta.
Martedì 31 ottobre alle 15, ora italiana, i giudici si riuniranno per decidere se acconsentire o no al trasferimento di Indi Gregory al Bambino Gesù di Roma. I riflettori della stampa rimangano puntati su Nottingham. (Riproduzione riservata)
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