“Ci hanno tolto la voglia di pensare”
LETTERA Etichette, minacce e pressioni quotidiane: «Non sono interessati al bene comune, ma con la paura di morire ci stanno togliendo anche la voglia di vivere. Continuiamo a porci domande!»
Caro Notturno,
nel momento complesso e difficile che stiamo vivendo credo sia indispensabile continuare a porsi domande per raggiungere una maggiore consapevolezza ed essere capaci di dare un contributo personale alla difesa della libertà personale e collettiva.
Etichettare le persone, si sa, non ha mai portato niente di buono. Se c’era bisogno di un’ulteriore prova eccola: la nostra società ora non si riconosce più per quello che di bello siamo e sappiamo fare, ma si fonda sulla contrapposizione tra vaccinati e non vaccinati. Due categorie che stanno sullo stesso piano, come dovrebbe essere in un Paese democratico? Certo che no! Le etichette si appiccicano per discriminare. Cosa si nasconde dietro questa brutta abitudine dell’etichetta? Perché, va detto, l’etichetta non se la danno i due gruppi autonomamente, ma un gruppo la dà all’altro. Desiderio di autoaffermazione? Voglia di sopraffazione? Desiderio di comando, sete di potere?
Il risultato è un grande caos: ci si guarda con sospetto, si cerca nell’altro un possibile nemico, si pretende che l’altro faccia quello che sta bene a noi. Si silenzia il dissenso con grande aggressività. Questo non fa nascere più di un sospetto? Qual è il mezzo usato per portarci a questo caos? Senza dubbio una propaganda fondata sulla paura. Possiamo davvero parlare di dovere morale se c’è imposizione, narrazione a senso unico, astio verso ipotetici “nemici”?
Ci sono persone vaccinate, convinte della loro scelta e assolutamente serene per se stesse e nei confronti degli altri. Ci sono persone vaccinate, che si dicono convinte, ma sono molto astiose nei confronti di chi non fa la stessa scelta, arroganti e spesso incapaci di motivare la loro scelta. Ci sono persone che non vogliono vaccinarsi, sono serene verso se stesse e verso gli altri e portano motivazioni rigorose e rispettabilissime (soprattutto etiche, ma anche mediche) a supporto della loro scelta. Ci sono persone titubanti, che ancora non hanno deciso e sono insospettite e impaurite da una propaganda martellante e da un contesto ostile.
Una domanda da non trascurare: chi ha fatto partire la discriminazione? Chi ha usato e usa termini vergognosi, quali “stanare” i non vaccinati o, frasi fortemente indegne tipo “non curare” i non vaccinati? Chiediamocelo tutti! Una volta ottenuta la risposta, però si pone un’altra domanda: possono i cosiddetti non vaccinati rispondere con la stessa aggressività, verbale o fisica? No! Su questo non ci sono dubbi: la violenza non può mai essere giustificata! E allora? Allora usiamo il mezzo più giusto: il dialogo, il dibattito, magari qualche volta acceso, ma evitando assolutamente toni violenti, comportamenti violenti e irrispettosi. Nonostante tutto, siamo ancora in tempo! Il nemico è chi ha in mano il potere. Ci hanno tolto la voglia di pensare, non sono affatto interessati al bene comune, ma con la paura di morire ci stanno togliendo anche la voglia di vivere. Continuiamo a porci domande.
Grazie.
Con stima
Lettera firmata, 2 settembre 2021
Quale tentazione più forte del conflitto orizzontale? Il potere sostituisce la realtà con l’ideologia, poi spinge i cittadini a compiere una scelta che non è né libera né consapevole. Lo fa censurando i problemi etici e medici della scelta, lo fa con una propaganda pervasiva e senza sosta, lo fa con incentivi economici e scudo penale per chi materialmente agisce, lo fa promettendo di restituire scampoli di libertà a chi consegna volontariamente la propria intera libertà. Tutto questo garantisce la salute? No, ovviamente. Come difendersi allora dalle inevitabili proteste? Additando un nemico inesistente, costruendolo con una narrazione quotidiana. La parola d’ordine è la paura: una persona terrorizzata non guarda la scienza, la logica, l’etica, la deontologia, nel maremoto cerca un appiglio sicuro al quale aggrapparsi. E lo fa, disperatamente, ostinatamente, nella speranza di resistere alle onde. Il nemico però non è nascosto nelle acque impetuose, ma sta lassù, comodamente seduto in cima allo scoglio. E non ha alcuna intenzione di dividere la terraferma con altri, vaccinati o no. La storia lo insegna (rileggere Primo Levi, Irina Ratushinskaja e Aleksandr Solzhenitsyn), le grandi storie lo fotografano (rileggere “Il Signore degli Anelli” e “Harry Potter”): il male cerca sempre un pertugio per ripiombare nella storia. E lo fa sempre con una maschera diversa, apparentemente dolce, rassicurante, compassionevole. Chi riconosce l’orrore sotto le vesti accettabili ha il dovere di dare l’allarme. Conservando l’umanità anche di fronte all’odio, all’incomprensione, all’emarginazione. Sapendo, e questa è una certezza, che nell’incontro con l’altro si attivano scintille d’infinito. Il male sembra invincibile grazie al suo odio per l’uomo, ma basta un sorriso, una speranza che rinasce, una mano che ne stringe un’altra, perché anche il male più opprimente venga spazzato via. Resistere significa restare umani. Liberi e umani. Grazie per la sua lettera, le do un compito. Scriva su un foglietto una frase e la tenga sul frigorifero, come promemoria quotidiano: “Anche Mordor ha una data di scadenza”. GB (Riproduzione riservata)