Come silenziare una manifestazione
Migliaia di persone in piazza in tutta Italia venerdì 15 ottobre contro il green pass, ma le testate mainstream oggi parlano di «Flop». Urge tornare a fare cronaca
Ci sono diversi modi per censurare una manifestazione di piazza. La prima opzione è la più semplice e la più diffusa: nessun inviato in strada, attesa delle agenzie, pubblicazione a pagina 40 di un breve trafiletto copiato dalle agenzie. Se il trafiletto sui cortei viene pubblicato nelle prime pagine, allora sarà impaginato come fogliettone sotto aperture e spalle che ospitano pareri completamente opposti. Il lettore, soprattutto il più superficiale, davanti a due pagine intere che dicono A, non farà molto caso al fondo che dice B. Anzi, magari ne sarà anche infastidito: la mente ormai abituata agli slogan non ama essere messa in discussione.
La seconda opzione è mandare un inviato dando l’ordine non di osservare la realtà e raccontarla, ma di andare a caccia di una determinata storia. Ad esempio, i manifestanti violenti, oppure quelli poco informati, oppure quelli pittoreschi. Non è difficile per un giornalista beccare virgolettati roboanti, su migliaia di manifestanti c’è sempre qualche esagitato che “la spara grossa”. A quel punto si prende la frase più pazza e la si butta nel titolo in grassetto, ma allora l’articolo non è più un fogliettone, diventa un’apertura, magari con civetta in prima. Il lettore, soprattutto il più superficiale, davanti ad affermazioni così colorite si convincerà che le migliaia di persone scese in strada siano tutte pazze, stupide, egoiste, fasciste.
La terza opzione è più articolata, richiede un maggiore impegno, ed è stata attuata in occasione dello sciopero generale del 15 ottobre 2021 contro l’estensione del green pass al mondo del lavoro. Il giorno precedente lo sciopero si prende la notizia e si alza l’asticella, tantissimo. Non sarà uno sciopero, sarà un blocco totale del Paese. Nulla di democratico, bensì un’azione sovversiva coordinata che, a causa del cinismo negazionista di pochi, metterà in pericolo l’approvvigionamento di molti. Il giorno dello sciopero tutto questo non si verifica, ovviamente, allora in prima pagina si grida al «Flop». Il lettore, soprattutto il più superficiale, dopo la paura si sentirà rassicurato. E non si farà troppe domande. Perché nulla come la paura può spegnere il pensiero critico.
In questo contesto, drammatico per la professione e dunque per la democrazia (poche professioni sono così legate allo stato di salute della democrazia come il giornalismo), non sorprende che uno degli articoli di cronaca più puntuali e rigorosi della giornata di sciopero generale sia stato pubblicato in serata dalla BBC. Non c’è libertà senza accesso alla cronaca, ma occorre liberare la cronaca dall’ideologia.
Ultimo, ma non ultimo: la cronaca (come ricorda Michele Partipilo, già presidente OdG Puglia) richiede profonda conoscenza della deontologia professionale, profonda conoscenza delle dinamiche di questo lavoro, profonda onestà intellettuale, coraggio. Ci sono ancora? (Riproduzione riservata)
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