Comunità Shalom, l’inchiesta di Fanpage
I giornalisti mostrano punizioni severe, insulti e isolamento forzato. Suor Rosalina Ravasio risponde con una lettera aperta: «Sabotatori scandalistici con metodi arroganti e prevaricatori»
“Il diavolo veste i panni di una suora”. Il 13 aprile 2023 è stata pubblicata l'inchiesta di Fanpage sulla Comunità Shalom, le immagini registrate dalla testata online sono state mostrate la sera stessa anche all’interno della trasmissione di La7 Piazzapulita. Nell’occhio del ciclone finisce suor Rosalina Ravasio, responsabile della comunità con sede a Palazzolo (Brescia), da anni impegnata nell’accoglienza e nel recupero di persone con dipendenze.
Dalle immagini registrate di nascosto da una giornalista di Fanpage si vedono scene molto forti: un’ospite della comunità viene costretta a spingere una carriola piena di sassi sotto il sole, altri vengono fatti lavorare ore e ore senza sosta, altri ancora vengono insultati. Qui è possibile vedere l’inchiesta integrale di Fanpage.
Alla messa in onda da parte di La7 dell’inchiesta ha risposto poche ore fa proprio suor Rosalina Ravasio con una lunga lettera pubblicata sul sito della Comunità. Vi si legge: «In questi giorni, abbiamo avuto fuori dal cancello della nostra Comunità due giornalisti, un uomo e una donna, che effettuavano riprese fuori dal cancello, per quanto possibile, su tutto l’interno visibile a occhio di telecamera, tentando di realizzare un contatto e possibilmente delle interviste coi ragazzi e le ragazze ospiti della nostra struttura». Secondo suor Rosalina Ravasio, dunque, i due giornalisti di Piazzapulita avrebbero cercato di rubare immagini all’interno della Comunità con l’inganno, senza mai identificarsi come cronisti.
E ancora: «Con questa metodologia d’“indagine giornalistica”, il cui scopo principale non pare quello di dare informazioni corrette ma di fornire notizie volutamente “spettacolari”, è facile mettere alla gogna o in ridicolo le regole di una qualsiasi comunità. Questa, secondo il mio modesto parere, carissimi dott. Cairo e dott. Formigli, la ritengo una violenza ed un sistematico abuso, non tanto nei confronti della Comunità stessa, ma delle singole persone presenti: ospiti, operatori e volontari! Mai, la Comunità Shalom, e ripeto mai, ha alzato barriere verso l’esterno, anzi, nella nostra Comunità, ogni anno, vengono accolte migliaia di persone e, proprio in questi mesi, siamo frequentati da numerose scolaresche che, peraltro, alcune soggiornano e pernottano da noi anche per più giorni. (…) Nonostante i vostri metodi arroganti e prevaricatori, con atteggiamenti da inquisizione mass mediatica, noi continueremo, finché Provvidenza vorrà, ad operare con fermezza, in gratuità e amore». Qui è possibile leggere la lettera completa di suor Rosalina Ravasio.
All’inchiesta realizzata da Fanpage suor Rosalina Ravasio risponde con una lunga lettera appena pubblicata (clicca qui per leggere la seconda lettera di suor Rosalina) nella quale annuncia querela contro la trasmissione e ricostruisce punto per punto le storie degli ospiti mostrati nel servizio, andando a smentire la ricostruzione fatta dalla testata online. Secondo la responsabile della Comunità, la giornalista di Fanpage si sarebbe introdotta all’interno della struttura con l’inganno, mentendo sulla propria identità, e avrebbe tentato di estorcere informazioni agli ospiti più fragili. In particolare, riguardo la punizione della carriola suor Rosalina spiega che si tratta di un modo per far stancare fisicamente una persona con pesanti problemi psicologici, così da consentirle di dormire la notte senza bisogno di utilizzare sonniferi. Suor Rosalina avanza inoltre dubbi sull’autenticità degli audio che si sentono come sottofondo dei video girati con una telecamera nascosta: secondo la religiosa, alcune frasi sarebbero state inserite artificiosamente camuffando la voce della giornalista stessa. Se l’analisi dei fatti offerta da suor Rosalina Ravasio dovesse essere confermata (le informazioni che fornisce sono precise e dettagliate), l’inchiesta di Fanpage non sarebbe altro che una grave violazione della deontologia giornalistica. E non avrebbe, dunque, alcun valore giornalistico. (Riproduzione riservata)
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