Corte costituzionale, il commento di monsignor Giovanni D'Ercole
Il vescovo emerito di Ascoli Piceno: «Questa decisione ferisce l’attesa di tanti. Mai perdere la fiducia. La battaglia è sempre viva quando si tratta di difendere i valori dell’essere umani»
È sbagliato perdere la speranza di fronte a un mondo che sembra aver abbandonato la strada della verità. Un futuro migliore è possibile. Ai cristiani il compito di preparare, attraverso la preghiera e il dialogo, la strada per un domani più umano. Ruota attorno alla speranza la riflessione di monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo emerito di Ascoli Piceno, per la seconda domenica di Avvento. Il vescovo parte dal pronunciamento della Corte costituzionale sull’obbligo vaccinale anti covid e ricorda: «Le sentenze dei tribunali sono sempre umane, cioè purtroppo incapaci di cogliere sempre e in pieno la verità: soddisfano alcuni e lasciano altri con la bocca amara».
Molte persone sono rimaste amareggiate dalla decisione dei giudici e temono che la sentenza possa «gettare le basi politiche per lo stato d’emergenza di domani, nel quale si potrà ripetere lo stesso schema utilizzato per il covid». Proprio a loro si rivolge monsignor D’Ercole: «Amici, mai perdere la fiducia: potrebbe ben succedere che domani altri giudici della Corte Costituzionale dicano il contrario. Non va infatti dimenticato, come intelligentemente qualcuno ha rimarcato, che erano legge l’apartheid, il delitto d’onore, persino la discriminazione razziale, il tema della laicità degli Stati, la compressione di importanti diritti umani. E qui mi fermo perché l’elenco potrebbe allungarsi. Con il tempo queste leggi sono state tutte cambiate. Succederà anche per questo, non ci si scoraggi». La Storia, quella con la S maiuscola, è stata scritta «con il forte coinvolgimento di chi crede in quel che professa e con perseveranza lotta, ascolta, legge, approfondisce, ci mette la faccia e alla fine vince».
Secondo monsignor D’Ercole per analizzare il presente e per progettare il futuro occorre rispondere a una domanda: «A cosa è ridotto l’essere umano?». Questa la risposta offerta dal vescovo: «Povero essere umano in questa società dove è stata annullata di fatto la differenza fra esser qualcuno e essere qualcosa (pensate all’essere umano non più procreato ma prodotto in laboratorio, quindi diventato una cosa). È in questa complessità confusa e disarmonica che oggi tutto diventa relativo e possibile perché fattibile. E per quale ragione le sentenze dei tribunali non devono risentire di questo clima profondamente pervasivo di ogni ambito sociale?». Eppure, di fronte a un quadro tanto desolante, ritorna la speranza: «Per un cristiano non deve venir meno la fiducia e la preghiera resta l’arma vincente d’ogni battaglia che sia secondo il cuore di Dio e non per interessi di parte politici, ideologici, economici e persino religiosi. Siatene certi: verrà il giorno nel quale chi ci sarà dirà grazie a chi senza scoraggiarsi ha continuato a difendere i diritti della libertà umana illuminata dalla verità di Dio». (Riproduzione riservata)
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