Covid: gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni
Il Corsera dà notizia oggi di uno studio pubblicato su Lancet: «Le terapie precoci possono scongiurare la pressione sugli ospedali». Come dicevano i medici delle terapie domiciliari, nel 2020
«Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%». Così scrive, il 26 agosto 2022, Laura Cuppini per il Corriere della Sera. «Se i contagi dovessero tornare a salire – si legge nell’articolo –, la terapia precoce potrebbe scongiurare la pressione eccessiva sugli ospedali e gli elevati costi dei trattamenti». Per sostenere questa tesi, il Corsera cita uno studio condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, studio pubblicato oggi su “The Lancet Infectious Diseases”.
La terapia precoce con antinfiammatori, somministrata a casa, garantisce ottimi risultati: «Accessi al pronto soccorso e ospedalizzazioni scendono dell’80% (dato accorpato), le sole ospedalizzazioni dell’85-90%, il tempo di risoluzione dei sintomi si accorcia dell’80% e la necessità di supplementazione di ossigeno del 100%». La ricetta per affrontare autunno/inverno 2022 sembra ora chiara: lasciar vivere normalmente le persone sane e curare tempestivamente le persone che presentano sintomi, offrendo assistenza a casa. Mantenere una particolare attenzione, e una speciale tempestività di intervento, se i sintomi vengono sviluppati da pazienti over80 o più giovani ma con particolari fragilità. Centrale dunque il ruolo dei medici di famiglia, che devono essere reperibili e pronti a visitare i pazienti con sintomi in questo particolare momento storico.
Le terapie precoci consentiranno di ridurre gravità dei sintomi, durata della malattia, rischio di complicanze e pressione sugli ospedali, che potranno tornare a concentrarsi sulle altre patologie. Una buona notizia, che regala serenità in vista dei mesi freddi e dunque di possibili nuove ondate. Una buona notizia che, a dire la verità, era stata diffusa già nei primi mesi del 2020 dai medici che applicarono le cosiddette “terapie domiciliari” contro il covid. Ovvero da quei medici che non smisero mai di rispondere al telefono né di visitare anche durante le fasi più dure della pandemia. Da quei medici che utilizzando antinfiammatori e vitamine fermarono l’infiammazione ai polmoni causata dal covid e le relative complicanze.
Da quei medici che cercarono di diffondere questa scoperta, che criticarono pubblicamente il protocollo “paracetamolo e vigile attesa”, perché dalla loro esperienza sul campo mostrava due gravi problemi: il paracetamolo non bloccava l’infiammazione, abbassava invece la febbre che era il primo meccanismo di difesa del corpo, e la vigile attesa consentiva al covid di peggiorare, portando quei danni terribili registrati nei pazienti anziani e nei pazienti fragili. I “medici delle terapie domiciliari” continuarono a curare chi chiedeva loro aiuto, continuano anche oggi. Furono derisi, emarginati, infine sospesi. Questa non è una buona notizia. (Riproduzione riservata)
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