Crisi energetica e propaganda
Il ministro degli Esteri dell’Ucraina twitta: «La crisi energetica è colpa di Putin, servono ulteriori sacrifici per vincerlo». Il giornalismo mainstream rinuncia al proprio ruolo di intermediario
Un problema, una soluzione. Un nemico da abbattere a ogni costo, un eroe da sostenere a ogni costo. Qualsiasi cronaca o critica estranea a questo paradigma è automaticamente delegittimata, perché non riconosciuta come reale da un'opinione pubblica in crisi adolescenziale. Il tweet di Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dell’Ucraina, sul boom dei costi energetici, è la perfetta rappresentazione di una tendenza: l’informazione cede il passo alla comunicazione. Le notizie non vengono trovate, ma create sulla base di una narrazione imposta dall’alto.
Si scardina così il ruolo stesso del giornalista, che non è più intermediario e garante della verifica delle notizie diffuse, ma megafono di un racconto inventato per manipolare l’opinione pubblica e raggiungere un determinato obiettivo. Tutto ciò si è registrato ieri con l’informazione sanitaria per la pandemia, si registra oggi con l’informazione di guerra che narra lo scontro fra Russia e Ucraina. La macchina della propaganda è un elemento…