Dipendenze, Feder: “Curare il malessere”
Giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga, lo psicologo della Casa del Giovane di Pavia: «Dobbiamo entrare nel mondo giovanile, sporcarci le mani di quelle fatiche»
«Occorre offrire ai giovani contesti in cui essere protagonisti di realtà costruttive, connotate da forti legami relazionali e progetti entusiasmanti da perseguire insieme. Creare situazioni in cui possano respirare valori importanti e protettivi, ambienti che sentano come propri, riempiti dalle loro istanze, dai loro desideri e dalle loro potenzialità con qualcuno che sappia aiutarli a indirizzarli». Simone Feder è uno psicologo, da oltre trent’anni si prende cura dei ragazzi che vengono affidati alla Casa del Giovane di Pavia, comunità fondata da don Enzo Boschetti (per il quale è in corso il processo di Beatificazione), eppure si anima come se avesse iniziato ieri questo delicato lavoro quando parla dei giovani che cadono vittima delle dipendenze. In occasione della Giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga, Simone Feder offre a Notturno una riflessione sul malessere giovanile, vera anticamera delle dipendenze.
«Il bisogno di ascolto, di sentirsi considerati, cresce sempre di più manifestandosi in sfumature forti e violente, agiti imprevisti che sconvolgono e lasciano disarmati per la profonda sofferenza che nascondono – spiega Feder –. Pensiamo all’autolesionismo, ai disturbi d’ansia e agli attacchi di panico sempre più frequenti nei ragazzi più giovani, senza dimenticare quel malessere interiore che spesso trova risposta in un’alimentazione scomposta che sfocia in disturbi specifici».
Ma cos’è il malessere oggi? Cosa significa provare un sentimento di malessere? Lo descrive Anna, una ragazzina già stanca della vita, che a Simone Feder ha scritto questo pensiero:
«Io non sono felice di essere giovane in questa era. Dove la maggior parte dei miei coetanei non sa neanche cosa cercare, agisce d’impulso senza pensare alle conseguenze, perché: Ma si, cosa vuoi che succeda? Ma poi, anche se fosse cosa frega a me? Persone senza radici ne rami, perché senza figure di riferimento in grado di educarli, persi dietro ai loro telefoni e pronti a puntare il dito sui propri figli come se fossero loro coetanei o amici, senza però guardarsi, senza fermarsi né riflettere».
La società liquida, nella quale ogni desiderio deve essere realizzato all’istante a patto che contribuisca a rafforzare il narcisismo, promette tante cose ai giovani ma puntualmente delude ogni aspettativa più rosea. Lo conferma ancora Anna, che scrive:
«La pressione dei coetanei, la curiosità, e la disponibilità di droghe, sono fattori che spingono alcuni adolescenti giovani e vulnerabili ad assumere e vendere sostanze. L’accessibilità e la curiosità sono elementi critici, che alzano il rischio e possono portare velocemente alla dipendenza anche i ragazzi più giovani. Il mondo ora non è più uno ma sempre più diviso in due -quello reale e quello online- e dico diviso e non formato perché ci sono più cose sbagliate che giuste, se ci si sofferma sulla quotidianità. Vedo ragazze e ragazzi persi a vendere il proprio corpo come se non fosse il loro, alla ricerca del soldo facile oltre che al like, per soddisfare il loro bisogno di essere guardati e apprezzati, accontentatosi in sostanza del niente e perdendo la voglia di impegnarsi in qualcosa di più, annoiati e svogliati».
In risposta al malessere, al disagio, alla noia di vivere Simone Feder propone due assiomi: non logica proibizionista ma logica di attenzione e arrivare prima che il disagio si strutturi in patologia. Così Feder: «Dobbiamo entrare dentro il mondo giovanile, sporcarci le mani di quelle fatiche vissute dai giovani e farne tracce sul nostro corpo. Quando incontri la sofferenza non puoi uscirne uguale a prima, inevitabilmente il tuo essere ne viene toccato e modificato, interrogato e scandalizzato. Solo ponendoci in questa dimensione di ascolto e accoglienza saremo in grado di arrivare alle giuste risposte, ma, prima ancora, alla necessaria accoglienza». Con un augurio: «La Giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga possa essere uno stimolo a domande serie e di impegno collettivo, non la celebrazione di schemi e protocolli già consolidati e desueti». (Riproduzione riservata)
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