Dolores Umbridge e il vero potere
Quando politica, stampa e scuola diventano ripetitori del Signore Oscuro, resistere significa immergersi in un’avventura epica. Il lettore da che parte sta: Mangiamorte, funzionario o mago libero?
Come ci si può opporre a un nemico così pervasivo, a un nemico che può dare e togliere il lavoro, che può dare e togliere la stabilità economica, che può dare e togliere l’accesso all’istruzione? Che può dare e togliere la libertà. Le domande che nascono leggendo il quinto capitolo della saga di Harry Potter sono le stesse che oggi affollano le notti di milioni di persone. Con il Torneo Tremaghi tutto è cambiato, ora il Male è una minaccia concreta, vicina, eppure il Ministero della Magia sceglie la strada della menzogna rassicurante: non sta succedendo nulla di grave, chi lancia l’allarme è un folle, servono nuove leggi per riportare l’ordine. Un ordine minacciato non dal Male, non da Voi-Sapete-Chi, ma da chi come Albus Silente grida: «Il Signore Oscuro è tornato, bisogna reagire». E allora, come si può rimanere in piedi in mezzo alla bufera?
È in questa situazione (altri dettagli rischierebbero di svelare troppo a chi non ha ancora letto i libri) che compare Dolores Umbridge, l’Inquisitore supremo di Hogwarts, così descritta nel capitolo quindicesimo del quinto libro. Una persona totalmente votata alla causa della burocrazia, che lavora negli ingranaggi del potere per garantire la sopravvivenza degli ingranaggi stessi. Che ha sepolto l’umanità sotto una maschera (impenetrabile) fatta di routine asfissiante e codici. Dolores Umbridge non è il Male, ma è un servo utile per il Male: è il piccolo aspirante kapò di provincia che, avendo spento il proprio pensiero critico e la propria coscienza, è pronto a eseguire gli ordini imposti dall’alto. Certo, col tempo gli ordini diventano sempre più ingiusti, sono compiti che portano a violare i diritti umani e la libertà di coscienza di migliaia di maghi, ma come può tutelare la libertà di coscienza altrui chi ha spento la propria coscienza?
Obbedire a ordini ingiusti, inoltre, aiuta: da semplice funzionario, Dolores Umbridge pian piano scala diversi gradini al Ministero della Magia, fino a diventare una delle figure più importanti nella costruzione del nuovo mondo magico. Tutto ha avuto inizio da un intento apparentemente buono: ripristinare l’equilibrio dopo il caos provocato dalla brutale uccisione di Cedric Diggory. Ma come poteva concludersi bene un’operazione fondata sulla menzogna? Il Ministero opera negando il ritorno del Signore Oscuro e censurando le notizie che certificavano la crescita del Male nell’ombra. Non è forse attuale l’atteggiamento della Gazzetta del Profeta, il quotidiano più importante del mondo magico, che invece di andare a caccia di notizie divide la propria linea editoriale fra i gufi inviati dal Ministero (le veline del mondo babbano) e i pettegolezzi? Lo spegnimento del pensiero critico passa anche da una stampa cinica e mercenaria, Joseph Pulitzer lo ripeteva spesso, e la Gazzetta del Profeta si presta subito, per interesse prima e per paura poi, all’inganno.
Interesse e paura: il silenzio nasce così, dalla speranza del quieto vivere e di piccole gratificazioni, di premi riservati ai servi più fedeli. Ma dopo tanti compromessi, il Male cresce, e allora il silenzio viene cementato dalla paura, perché arriva il momento in cui nessuno è più al sicuro, neanche chi si è maggiormente prodigato per favorire l’ascesa di Voi-Sapete-Chi. Quando i diritti sono stati calpestati, quando le coscienze sono state spente, non esistono più differenze fra oppositori, complici per convenienza e Mangiamorte.
Se la coscienza si spegne, si spegne l’umanità, e se si spegne l’umanità non esistono più motivazioni valide per difendere la dignità dell’uomo. Neanche i Mangiamorte, dunque, sono più al sicuro, perché se al posto della dignità c’è l’interesse ci sarà sempre qualcuno più potente di loro. Forse, l’unico realmente al sicuro è Voi-Sapete-Chi, ma anche questa è una bugia: una volta calpestati i valori, persino i suoi servi gli rimangono fedeli solamente per interesse. Cambieranno presto idea se dovesse presentarsi un nuovo padrone. E che dire della maggioranza che ha taciuto l’orrore per quieto vivere? Cambierà presto posizione quando il vento muterà direzione.
“Harry Potter e l’Ordine della Fenice” è la plastica fotografia dell’ascesa del Male, fra silenzi retribuiti e complicità inaspettate, è un libro che allo stesso tempo sbatte il lettore contro il muro e lo prende a schiaffi gridando: «Guardati attorno, chi sei? Che ruolo hai nella storia che si scrive attorno a te? Sei forse lo zelante burattino di un’ideologia? E chi ti sei scelto accanto, l’Esercito di Silente o i Mangiamorte?».
Torna la domanda: come si può rimanere in piedi durante la bufera? Aderendo all’Esercito di Silente e chiedendo aiuto all’Ordine della Fenice. L’Esercito di Silente non è solo un gruppo di maghi che si ritrova per studiare e fare pratica oltre gli slogan forniti da una scuola ideologizzata, è prima di tutto la cifra stilistica di chi resiste alla menzogna. C’è Harry Potter, che ha visto il ritorno del Signore Oscuro e cercare di dare l’allarme. C’è Albus Silente, che sa leggere i segni del tempo e si fida di Harry. Ci sono amici e compagni di scuola a Hogwarts che, pur non avendo visto ciò che ha visto Harry, non credono alla versione ufficiale fornita dal Ministero e dalla stampa allineata. E combattono per saperne di più. Non hanno la verità in tasca, ma sanno che le istituzioni del mondo magico non stanno divulgando tutte le informazioni. Hanno conservato vivo il pensiero critico e attiva la coscienza: per questo sfidano tutto e tutti pur di scoprire e diffondere la verità. Anche se ciò comporta l’emarginazione da un mondo apparentemente normale, in realtà plagiato da equilibri di potere e invidie.
L’Ordine della Fenice è quello spiraglio di speranza che salva, perché ricorda che c’è sempre qualcuno che anela al Bene. Anche quando tutti i cuori sembrano ubriacati dalle menzogne, una scintilla di verità resiste e continua a fare luce. E nel quinto capitolo la sfida è sovrumana, perché il nemico non è Voi-Sapete-Chi che si aggira nella notte uccidendo i maghi che gli si oppongono: tutti sarebbero d’accordo sull’origine del Male. Ora invece le menzogne vengono dal Ministero della Magia e dal principale quotidiano del mondo magico. Ora il rifiuto pubblico delle menzogne significa la perdita del posto di lavoro, significa subire vessazioni, significa assistere al vuoto d’affetti che si crea tutto attorno alla propria vita. Perché nessuno se la sente più di stare accanto a chi osa criticare la narrazione del pensiero unico.
Ed è qui che l’Ordine della Fenice arriva in soccorso, tenendo viva quell’umanità che rischia di spegnersi di fronte al compromesso come unica possibilità di salvezza. È qui che nasce, inaspettatamente, l’Esercito di Silente, quando l’impulso naturale alla verità regala il coraggio di sfidare il mondo. Pagando di tasca propria, perché i giovani che entrano nell’Esercito hanno tutto da perdere.
Si può cedere al Male e diventare Mangiamorte, si può scegliere di tacitare la coscienza e diventare funzionari al pari di Dolores Umbridge, si può pretendere verità ed entrare a far parte dell’Esercito di Silente. Si può scegliere. Anche se tante sirene fanno credere che ogni strada alternativa sia stata cancellata, si può sempre scegliere fra «ciò che è giusto e ciò che è facile».
“Harry Potter e l’Ordine della Fenice” sarà trasmesso su Italia1 questa sera alle ore 21.15. Giovedì 17 febbraio, sempre su Italia1 alle 21.15, sarà trasmesso “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”. La maratona continuerà giovedì 24 febbraio con “Harry Potter e i Doni della Morte - parte 1” e terminerà giovedì 3 marzo con “Harry Potter e i Doni della Morte - parte 2”. (Riproduzione riservata)
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