Edith Piaf, il passero che volò con le ali spezzate
Tanto tormentata e fragile nella vita privata, tanto determinata e solida sul palcoscenico. Nel 1960 la svolta che aggiunse nuove pagine a un libro apparentemente concluso. L’anima di Parigi in musica
È la primavera del 1960, nel giardino di una grande villa a Bergerac una donna minuta cammina con passo incerto. Indossa una lunga vestaglia chiara, ha i capelli arruffati, forse necessiterebbe di un sostegno ma avanza ostinatamente sola. Una videocamera immortala sprazzi di una convalescenza non facile. Questa donna minuta è Edith Piaf, la più grande interprete francese, che sembra giunta alla fine di una carriera luminosa. Il cuore spezzato da troppe storie sbagliate, la voce indebolita da troppi sforzi, il corpo minato da troppi farmaci. Secondo alcuni giornali Edith Piaf ha perso anche la memoria, dunque non si esibirà mai più. Il 5 ottobre del 1960 (secondo alcune ricostruzioni la data esatta sarebbe il 24 ottobre) però la cantante recupera un poco le forze e dalla sua assistente arriva l’ok a ricevere Michel Vaucaire, paroliere, che da tempo vuole presentarle Charles Dumont. Classe 1929, Dumont è un giovane compositore che la Piaf ha già respinto ben tre volte. Ha appena compost…