Elezioni europee, le ragioni dell’astensionismo
SPECIALE Destra, sinistra, centro e partiti antisistema lanciano l’appello: l’8 e 9 giugno bisogna andare a votare per cambiare l’Europa. Viaggio nelle motivazioni di chi non si recherà alle urne
«(…) inserita oggi nella più ampia comunità dell'Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l'elezione del Parlamento europeo, la sovranità». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando al corpo diplomatico accreditato in Italia e riunito nel salone dei Corazzieri in occasione della Festa della Repubblica il 2 giugno scorso. Una consacrazione di sovranità auspicata anche dalle forze politiche in corsa per i seggi del Parlamento. Emma Bonino, +Europa, scrive: «L'8 e il 9 giugno, non lasciare che siano gli altri a decidere per te e di te. Io non ti faccio promesse. Tranne una: quella di continuare a lottare per le libertà civili, economiche e sociali di tutte e di tutti, come ho fatto per tutta la mia vita». Claudio Borghi, Lega, aggiunge: «Se non avete capito lo spirito di questo voto e quello che significherà un nostro successo non so che altro fare. Siamo arrivati quasi in fondo ad una battaglia giocata secondo me al massimo. Adesso spetta a voi». Una comunione d’intenti capace di superare ogni colore politico, eppure minacciata dal fantasma dell’astensionismo. Le elezioni europee di questo fine settimana infatti potrebbero confermare come primo partito quello del “non voto”, ma quali sono le ragioni che spingono i cittadini a non recarsi alle urne?
Prima di tutto occorre sgombrare il campo dagli slogan della propaganda, slogan rilanciati senza sosta in queste ore da candidati noti e profili anonimi. Due esempi?
«I fascisti ti hanno nauseato? Noeuro, novax, nocambiamentoclimatico, notappiattaccati e terrapiattisti ti sembrano inadatti a guidare il paese? Non sopporti più i monologhi di Giorgia Meloni a reti unificate? La soluzione è semplice: sabato e domenica vai a votare». Oppure, per chi preferisce: «Chi si astiene fa un favore alla sinistra che vota sempre. Come fanno a non capire! A sinistra ci sono le truppe cammellate, loro sono pochi ma votano tutti. Io voterò Roberto Vannacci per dar fastidio ai comunisti».
Ebbene, chi sceglie l’astensione alle elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno non è mosso dal desiderio di delegare la propria scelta ad altri, bensì dalla convinzione che non ci sia alcuna scelta possibile. Chi non vota afferma che la destra, la sinistra, il centro e i cosiddetti “partitini antisistema” sono facce dello stesso dado. Un dado che non è mai nelle mani degli elettori, ma viene lanciato dall’alto, da chi possiede gioco, tavolo e sala. I candidati sono tutti uguali? No, ovviamente, esistono candidati diversi per storia, formazione e coscienza, ma ogni differenza viene poi annullata una volta seduti sugli scranni del Parlamento europeo. Lì ogni parlamentare diviene mero esecutore di ordini calati da chi concretamente detiene il potere, e quanto avvenuto durante la pandemia lo dimostra: cos’hanno deciso i politici? Cos’hanno comunicato i giornalisti? Cos’hanno spiegato gli esperti? Lo strapotere delle case farmaceutiche ha trasformato gli enti regolatori stessi in innocui passacarte.
Chi non vuole andare a votare l’8 e 9 giugno trova inoltre inaccettabile che il voto per la libertà sia richiesto da quegli stessi politici che hanno fatto tutto il possibile per limitarle le libertà, durante il periodo del covid. La Lega si presenta a difesa dei cittadini dopo aver votato la fiducia decine di volte a Mario Draghi? +Europa parla di libertà civili dopo aver sostenuto ogni campagna possibile contro i diritti fondamentali delle persone? Chi non voterà alle prossime elezioni europee vuole dire: io a questa istituzione non credo, io da questa istituzione non mi sento né rappresentato né tutelato, la mia X sulla scheda non modifica in alcun modo le decisioni che in quella istituzione sono state e saranno prese.
Ci sono partiti, in modo particolare nel centrodestra, che hanno candidato alcune persone dipingendole come esponenti della società civile pronti a difendere i diritti degli ultimi. Realtà dietro la maschera? Si tratta di candidati bandiera, utili a raccogliere i voti di alcune frange dell’elettorato altrimenti irraggiungibili, come ad esempio i conservatori, i prolife, i cattolici e via discorrendo. Questi candidati bandiera molto probabilmente non verranno eletti, ma avranno contribuito a portare maggiori voti ai pezzi grossi dei partiti. E se dovessero essere eletti? O si rimangeranno ogni promessa elettorale in nome del partito che li ha fatti arrivare fin lì, oppure verranno schiacciati da un meccanismo che non tollera rallentamenti.
Il transatlantico europeo naviga alla massima potenza verso il pensiero unico: non sarà un marinaio a toccare il timone. Neanche un (l’articolo indeterminativo è voluto) comandante. L’armatore ha già deciso la rotta, le tappe e le punizioni per chi non esegue gli ordini. La rabbia crescente verso chi parla di astensionismo certifica che il “non voto” infastidisce. Non fa paura, sarebbe ridicolo pensare ai padroni del vapore preoccupati per i sondaggi, ma costringe a far ripartire la propaganda per convincere più persone. Costringe a polarizzare l’opinione pubblica: se non vai a votare tu vincono i fascisti, se non vai a votare tu vincono i comunisti. Poi arriva Mario Draghi, impone con ricatto l’inoculazione di enne dosi di farmaci sperimentali, e fascisti e comunisti votano compatti con entusiasmo, gareggiando in limitazioni e odio. Il canovaccio è sempre lo stesso: se l’Europa diventerà più scristianizzata, più woke, più disumana, non sarà colpa dei poteri forti che noi politici assecondiamo da anni, ma sarà colpa degli elettori che non ci hanno fatto abbastanza complimenti nelle urne. Dall’altra parte raccontano un’altra storia, ma basta cambiare qualche aggettivo e il risultato non cambia.
Chi vuole astenersi lancia l’allarme: mentre i burattinai sorridono, l’opinione pubblica in perenne crisi adolescenziale si lascia coinvolgere dall’ennesimo “dibattito” televisivo, dagli scontri in playback, dalle finte battaglie. È un gioco truccato: puoi solo perdere. (Riproduzione riservata)