Eriksen, fermate i flash
Di fronte al dolore più grande, di fronte alla morte, di fronte alla fragilità, anche il giornalista abbassa la macchina fotografica. Prima della deontologia, l’umanità
C’è un momento nel quale anche il giornalista abbassa la macchina fotografica. O, se proprio scatta, poi non passa le foto alla redazione. E, se le passa alla redazione, il caposervizio non mette in pagina quelle immagini. Quante volte l’ho visto succedere: di fronte a un brutto incidente automobilistico, nel reparto di un ospedale, durante un funerale.
Non c’era neanche bisogno di fare un cenno al fotografo, subito abbassava la macchina e restava in silenzio. Lo si capisce, quando bisogna fermarsi, ed è qualcosa che viene ancora prima della deontologia. Si chiama umanità. Di fronte a un dolore troppo grande, alla morte, alle lacrime, alla fragilità, a volte è giusto non scattare.
Ciò non significa ostacolare il diritto di cronaca: raccontare ciò che succede è un dovere per i giornalisti presenti sul posto. Ma sia le immagini catturate con la macchina fotografica, sia quelle raccontate attraverso le parole, non possono dimenticare che più l’umano è fragile più il g…