Europa: no al riarmo, sì alla vita
Notturno sottoscrive la lettera di Peacelink: «Non possiamo scendere in piazza per sostenere un'Unione Europea che si allontana dai suoi valori fondanti e si piega alla logica del riarmo»
«Non possiamo scendere in piazza per sostenere un'Unione Europea che si allontana dai suoi valori fondanti e si piega alla logica del riarmo. Continueremo a lottare per un'Europa della pace, della giustizia sociale, della cooperazione. Ma questa Europa del riarmo, no, non ci vedrà al suo fianco. “Dobbiamo riarmarci urgentemente”, ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Caro Michele Serra, abbiamo letto il tuo appello. Ma noi diserteremo». Segnalo ai lettori di Notturno che ho firmato la lettera collettiva di Peacelink a Michele Serra, ideatore della manifestazione di oggi a sostegno dell’Europa. «Non possiamo accettare un'Europa che alza il budget militare cancellando le vere conquiste europee: il primato dell'ambiente, la centralità della sanità, il finanziamento della cultura e della scuola, il welfare che difende i più deboli e che assiste i più fragili, gli anziani. Tutto questo sarà compromesso, se non cancellato, dal programma di riarmo che le istituzioni europee stanno promuovendo. Un riarmo che non serve all'Europa: già oggi, l'Unione Europea e il Regno Unito spendono in armi tre volte di più della Russia. Eppure si continua a spingere per aumentare gli stanziamenti militari, come se una corsa agli armamenti potesse portare sicurezza e non, invece, il rischio di una spirale senza fine – si legge nella lettera –. Ancora più grave è la direzione politica presa dal Parlamento Europeo, che a maggioranza ha votato per colpire la Russia in profondità, un'escalation pericolosa che allontana ogni prospettiva di negoziato e moltiplica i rischi di un conflitto diretto e incontrollabile».
Questa newsletter ha sempre messo al centro della propria linea editoriale le notizie legate al tema della vita. Da tempo in Europa aleggia un favor mortis opprimente, un’ideologia mortifera che vuole trasformare la vita in un bene disponibile, per renderlo a disposizione del potere. La tragica storia di Vincent Lambert, consumatasi nel cuore dell’Europa, ha dimostrato che questo continente non ha più alcuna sentinella in grado di dare l’allarme quando il potere si fa ingiusto e disumano. Sia chiaro, il favor mortis non è una questione di soldi: si è scelto deliberatamente di far morire Vincent Lambert, Charlie Gard, Alfie Evans, Indi Gregory, si è deciso di spezzare queste vite perché considerate non degne di essere vissute. Ma il riarmo da 800 miliardi annunciato da Ursula von der Leyen è un’altra faccia di questa ideologia che gioca con la vita delle persone, decidendo chi ha diritto di vivere e chi no.
Giovanni Paolo II amava ricordare che l’Europa è diventata grande quando, attingendo alla fonte del cristianesimo, ha riconosciuto «il rispetto incondizionato del diritto alla vita della persona umana già concepita e non ancora nata». Il diritto alla vita del bambino non nato, del malato, dell’anziano: l’Europa può tornare a essere culla del diritto se riscopre le proprie radici cristiane, dunque umane. Ricordava ancora Giovanni Paolo II: «Nessun problema internazionale può essere adeguatamente e degnamente risolto col ricorso alle armi, e l’esperienza insegna a tutta l’umanità che la guerra, oltre a causare molte vittime, crea situazioni di grave ingiustizia che, a loro volta, costituiscono una forte tentazione di ulteriore ricorso alla violenza».
C’è un legame profondo fra la promozione della disponibilità della vita umana e la guerra, e c’è una meta comune: la distruzione dell’umano. Diserto la piazza che promuove un’Europa sporcata dal favor mortis. (Riproduzione riservata)
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