Festival di Sanremo, esposto all’Agcom
L’associazione Iustitia in Veritate contro la kermesse canora: «I messaggi lanciati dal palco in prima serata rischiano di far diventare i bambini di oggi i reclusi di domani»
Un esposto all’Agcom per denunciare la «rieducazione dei bambini in prima serata» andata in scena su Rai 1 con il Festival di Sanremo. Lo ha presentato oggi l’associazione Iustitia in Veritate, che già il 23 gennaio 2023 aveva inviato una diffida al Comune di Sanremo e alla Rai affinché la kermesse canora si svolgesse «nel rispetto dei principi di legalità, lealtà e correttezza, evitando atti blasfemi e di vilipendio a danno del sentimento religioso di tutti e degli appartenenti alla fede cattolica».
Nel mirino dell’associazione ci sono l’abito “Pensati libera” e i gioielli dedicati ai “diritti riproduttivi” indossati da Chiara Ferragni, la scenetta realizzata da Fedez e Rosa Chemical con la simulazione di un rapporto sessuale, la promozione delle sostanze stupefacenti con Fedez, J-Ax e Gianni Morandi e la distruzione della scenografia da parte di Blanco. Secondo Iustitia in Veritate questi messaggi «rischiano di far diventare i bambini di oggi i reclusi di domani».
La manifestazione canora restituisce un’immagine degradante della donna, spiega l’associazione, destinataria solamente di “diritti” quali l’aborto e la fecondazione assistita. Il rapporto sessuale simulato tra Fedez e Rosa Chemical inoltre presenta: «L’infedeltà coniugale come usuale e accettabile e compie un altro passo nel percorso di umiliazione della donna già precedentemente intrapreso». Come affermato dallo stesso Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival, l’obiettivo di questi messaggi era proprio il pubblico più giovane.
Nella diffida inviata a gennaio, Iustitia in Veritate aveva affermato: «Presentare al grande pubblico, in prima serata, volgarità e blasfemie, celate sotto forma di manifestazioni artistiche, è una scelta pericolosa e scellerata che contribuisce a creare una diffusa mentalità in cui tali atti vengano percepiti come azioni normali e accettabili, se non addirittura meritevoli di imitazione». (Riproduzione riservata)
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