Gedi vende 7 giornali
In corso la trattativa per la cessione di sette testate giornalistiche ex Finegil a una cordata guidata da Banca Finint. Il gruppo editoriale ha già ceduto giornali locali e il settimanale L’Espresso
Il 28 marzo 2023 la banca Finint ha presentato un’offerta finalizzata all’acquisto di sette testate giornalistiche del gruppo Gedi: il Corriere delle Alpi, il Mattino di Padova, il Messaggero Veneto, la Nuova di Venezia e Mestre, Il Piccolo, la Tribuna di Treviso e Nordest Economia. Secondo le prime indiscrezioni l’accordo potrebbe essere raggiunto entro giugno. La notizia è estremamente rilevante e non solo per gli addetti ai lavori. Le testate coinvolte facevano parte di Finegil, che raccoglieva tutte le testate locali del gruppo Repubblica-L’Espresso. Piccola nota di colore: chi scrive ha firmato il suo primo contratto di collaborazione giornalistica proprio con Finegil, era il 2016.
Al tempo, il gruppo editoriale comprendeva il quotidiano nazionale Repubblica, il settimanale nazionale L’Espresso, diversi quotidiani locali, la versione italiana del quotidiano online Huffington Post, tre radio e altre pubblicazioni. Nel 2017 il gruppo L’Espresso ha acquisito Italiana Editrice, la società che pubblicava i quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX. La fusione, pur comportando la vendita di tre quotidiani locali, ha reso il gruppo la più grande realtà editoriale informativa (quotidiana) italiana. Così nasce Gedi, inizialmente presieduta da Marco De Benedetti (secondogenito di Carlo De Benedetti), la qui quota di maggioranza sarà poi acquisita nel 2019 dal gruppo Exor della famiglia Agnelli – Elkann.
Dal 2020, il gruppo editoriale più grande in Italia inizia la cessione delle testate. Si parte con alcuni giornali locali quali Il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara, che vengono vendute alla società Gruppo SAE. Due mesi dopo Gedi cessa le pubblicazioni della rivista bimestrale MicroMega. Nel novembre 2021 viene venduto il quotidiano locale La Nuova Sardegna e nel 2022 arriva la notizia più forte per la storia del gruppo: viene venduto il settimanale L’Espresso. Già la vendita delle testate locali nel 2017 aveva suscitato malumori nelle redazioni, perché erano proprio i giornali locali che avevano retto meglio all’urto della digitalizzazione. Tutti perdevano copie, ma i giornali locali riuscivano ancora a chiamare le persone alle edicole. Riuscivano ancora a incidere nel dibattito pubblico delle città e dei piccoli centri. Nel 2019 anche i poligrafici erano stati licenziati o fatti confluire nella Manzoni, la società pubblicitaria del gruppo, indebolendo ancora di più le redazioni locali. Cosa stava succedendo realmente al gruppo Gedi? Perché la scelta di rinunciare alla propria presenza capillare sul territorio, vero punto di forza del gruppo?
Il Fatto Quotidiano, con un articolo di Giuseppe Pietrobelli pubblicato il 28 marzo scorso, svela i numeri della trattativa in corso: «In vendita, per un prezzo che si aggira sui 40 milioni di euro, sono sette testate, sei di carta e una digitale. Complessivamente diffondono circa 70mila copie. “Il Piccolo” di Trieste (direttrice Roberta Giani) è stato fondato nel 1881, diffonde circa 14mila copie; “il Messaggero Veneto” di Udine (direttore Paolo Mosanghini) tira circa 28mila copie; sono tutti diretti da Fabrizio Brancoli “il Mattino di Padova” (12mila copie), “la Tribuna di Treviso” (7mila copie), “la Nuova di Venezia e Mestre” (5.000 copie) e “il Corriere delle Alpi” (4.000 copie), che occupano 66 redattori. “Nordest Economia” è una testata digitale. In origine facevano parte del gruppo Caracciolo».
L’associazione Uniti per il lavoro e per i diritti, rilanciata da Senza Bavaglio, analizza così la notizia: «La vendita s’inserisce nella clamorosa ritirata del Gruppo Gedi dal settore dell’informazione. Sono passati pochi anni da quando l’allora Gruppo Espresso Repubblica era un potente network di quotidiani e periodici che abbracciava tutta la penisola. Poi è arrivato il Gruppo Gedi, ma nessuno poteva pensare che quello che era il maggior gruppo editoriale italiano venisse smantellato con tanta rapidità. La Città di Salerno, La Nuova Sardegna, le Gazzette di Modena e Reggio, la Nuova Ferrara, persino L’Espresso. Un patrimonio storico dell’editoria italiana è stato liquidato senza andare troppo per il sottile riguardo agli acquirenti. Ora tocca ai quotidiani del Nordest. Ma pare che nessuno sia intoccabile, anzi, invendibile». (Riproduzione riservata)
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