“Giornalismo? O è ricerca della verità o non è”
Intervento di Giacomo Bertoni al corso “Scrivere le notizie”, Università Cattolica del Sacro Cuore: «Esistono censura, intimidazioni e solitudine. Ma questo rimane il lavoro più bello del mondo»
Fare giornalismo oggi è una strada in salita. Le cause? Crisi strutturale del settore informativo e diffusa allergia alla natura stessa della professione: la ricerca della verità. Il giornalista deve affrontare diversi tipi di censura: dalle querele temerarie alle aggressioni fisiche, dalle campagne d’odio sui social alla solitudine che a volte si crea anche tra colleghi. Per arrivare fino all’autocensura, quando il cronista si rende conto che diffondere una determinata notizia avrebbe un costo troppo alto e sceglie di non pubblicarla. Iniziare a muovere i primi passi nel settore è complicato, ma è fondamentale tenere duro e continuare a bussare alle porte delle redazioni. Mai credere ai colleghi più grandi che dicono: «Lascia perdere, qui non c’è futuro», perché se è vero che molto probabilmente non si apriranno nuove posizioni lavorative alle loro stesse condizioni contrattuali, è anche vero che c’è una crescente sete di informazione di qualità. Quindi, se il posto classico con la scrivania in redazione a tempo indeterminato e tutti i benefit non c’è più, bisogna crearsi da soli nuovi posti con nuove caratteristiche.
Sono solo alcuni dei temi che mercoledì 22 marzo 2023 ho potuto trattare nel mio intervento “Giornalismo? O è ricerca della verità o non è”, all’interno del corso “Scrivere le notizie”, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano. Il corso è tenuto da Laura Prinetti, giornalista professionista e docente dell’ateneo, che ringrazio per l’invito e per la libertà che mi ha concesso nel preparare l’intervento. La lezione è diventata presto un dialogo con gli studenti del corso, che hanno dimostrato un’ottima preparazione sui fondamenti deontologici del giornalismo e una grande curiosità sugli aspetti più pratici del lavoro e sulle difficoltà quotidiane che incontra un giornalista, in particolare un freelance.
Esiste una retorica comoda attorno alla ricerca della verità: a parole tutti concordano sulla bellezza della libertà di stampa, il potere in primis. Ma quando il cronista fa domande scomode, quando con la cronaca diffonde fatti che il potere (più o meno forte) vorrebbe tenere nascosti o con la critica propone una valutazione dei fatti estranea alla narrazione dominante, si ritrova spesso solo di fronte alle pressioni e alle intimidazioni.
Pur con tutti gli ostacoli dunque, ostacoli che i giovani aspiranti giornalisti devono conoscere da subito, questo rimane il lavoro più bello del mondo. E c’è un forte bisogno di rinnovamento, di giovani cronisti che tornino nelle redazioni da praticanti per imparare il mestiere come nelle botteghe antiche. Sotto le grida del caposervizio, mentre le pagine prendono pian piano forma, con la chiusura del giornale che incombe a sera e le notizie ancora da scrivere. Nella frenesia della redazione di un quotidiano si impara a riconoscere informazioni, voci e bufale. Si impara a verificare le informazioni per trasformarle in notizie. Si tocca con mano il costo di dare notizie scomode. «È la stampa, bellezza». (Riproduzione riservata)
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