Giornalisti minacciati: da chi
SPECIALE I dati di Ossigeno per l’informazione: 721 cronisti vittime di intimidazioni in Italia nel 2022. Ecco i numeri e le storie che dimostrano quanto è debole la libertà di stampa
Sono 721 i giornalisti che hanno subito minacce nel 2022 in Italia durante l’esercizio della professione. Il dato è stato diffuso giovedì 11 maggio 2023 dall’osservatorio non governativo Ossigeno per l’informazione, durante il convegno “Giornalismo. Mestiere rischioso e poco protetto in pace e in guerra”, realizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Lazio. Quali sono i dati? Risponde Ossigeno: «Sono 241 i singoli episodi di intimidazione presi in esame e accertati contro uno o più giornalisti. In complesso hanno riguardato 721 operatori dei media». Come sono stati raccolti? «Attraverso un lavoro di squadra che prevede una valutazione collettiva a più stadi e la verifica di ogni episodio attraverso più di 50 indicatori, un’inchiesta giornalistica approfondita, l’acquisizione di documenti, pareri legali, atti giudiziari, commenti delle vittime (fact-checking) e la pubblicazione di notizie su ogni singola intimidazione».
Che tipo di minacce sono state fatte ai danni dei giornalisti? «Oltre la metà dei cronisti minacciati ha subito attacchi riconducibili a violenze: avvertimenti (soprattutto scritte e striscioni intimidatori), minacce personali, minacce social, minacce di morte e insulti. Il 39% dei minacciati ha subito, invece, azioni legali intimidatorie: querele pretestuose, citazioni in giudizio a scopo intimidatorio, cause civili per diffamazione a mezzo stampa».
Chi sono gli autori delle minacce ai cronisti? «Il 43% proviene da privati cittadini; il 25% da politici, rappresentanti delle istituzioni nazionali, regionali o locali; il 14% da ambienti criminali e mafia; l’8% dal mondo dell’imprenditoria; il 4% da ambienti mediatici (editori, colleghi giornalisti); il 6% è di origine sconosciuta».
In quali regioni si sono verificate più intimidazioni? «Con il 18% dei minacciati, il Lazio si conferma per il sesto anno consecutivo come la regione italiana in cui Ossigeno per l’Informazione ha accertato il maggior numero di gravi attacchi a cronisti e blogger. Poca distante (con il 17%) si colloca la Lombardia». Di seguito, tre casi trattati da Ossigeno che mostrano concretamente il significato di “giornalisti minacciati”.
Costanza Tosi: giornalista di 27 anni, inviata della trasmissione di rete 4 Fuori dal coro, è stata spinta giù dalle scale dall’occupante abusiva di un’abitazione a Olbia, in Sardegna. La giornalista si era presentata davanti alla casa occupata insieme ai legittimi proprietari per effettuare un servizio di cronaca, per la sua trasmissione, che segue gli episodi di occupazione abusiva di abitazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sul tema. Costanza Tosi ha fatto appena in tempo a fare alcune domande alla donna che occupava abusivamente la casa che questa è uscita dalla porta e l’ha spinta verso le scale. La giornalista ha perso l’equilibrio ed è caduta.
Manuela Petescia: giornalista di 60 anni, direttore responsabile di Telemolise e di altre testate locali, nel 2014 è stata accusata falsamente di aver ricattato il presidente della Regione Molise a scopo di estorsione. L’accusa si è trasformata in un processo penale durante il quale i due accusatori, Paolo Frattura e il suo avvocato Salvatore Di Pardo, hanno sostenuto che la giornalista aveva tentato di estorcere al presidente della regione fondi per la propria televisione. Il tutto durante una cena a casa del presidente. La tentata estorsione non è mai avvenuta, la cena stessa non è mai avvenuta, eppure Manuela Petescia si è trovata a dover dimostrare la propria totale estraneità ai fatti ricostruendo minuziosamente i propri impegni nelle sere del 2014, con la data della cena più volte modificata dagli accusatori. Dopo sette anni di processo e ingenti spese legali, Manuela Petescia è stata assolta e i due accusatori ora sono imputati in un processo per calunnia.
Mattia Fonzi, giornalista freelance 39enne e collaboratore di Openpolis, e Valerio Renzi, giornalista 35enne Fanpage: sono stati tenuti in stato di fermo dalle forze dell’ordine per quattro ore e poi denunciati per interruzione di pubblico servizio, partecipazione a manifestazione non autorizzata e violenza privata, mentre documentavano una manifestazione ambientalista all’aeroporto di Ciampino. Erano lì per fare il loro mestiere, stavano facendo riprese, fotografie e interviste ai manifestanti quando sono stati fermati proprio come i manifestanti. A nulla è servito mostrare il tesserino, dimostrare che si trovavano lì per lavoro: sono stati denunciati come i manifestanti.
Al convegno organizzato da Ossigeno per l’informazione sono intervenuti in collegamento anche alcuni familiari dei giornalisti uccisi: Milenka Ota, moglie di Alessandro Saša Ota, Sonia Alfano, figlia di Giuseppe Alfano, ed Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni. In sala era presente Rino Rocchelli, che riguardo l’uccisione del figlio Andrea (Andy) ha detto: «È stato un crimine di guerra. C’è stata una precisa intenzione di non lasciare vivo nessuno. La magistratura italiana ha chiuso un ciclo senza trovare un responsabile. Speriamo che i nomi vengano fuori. Ci siamo rivolti alla Corte internazionale dell’Aja che indaga su tutti i crimini in Ucraina dal 2013 ad oggi. Siamo convinti che si possa arrivare alla fine». (Riproduzione riservata)
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