Green pass a scuola? “Resistenza”
Iustitia in Veritate in campo a fianco del personale scolastico e degli studenti universitari: «La resistenza è diventata un obbligo morale per difendere la nostra persona e la dignità umana»
«La spudoratezza di questa modalità di azione governativa, che si congeda per godere della pausa estiva, di fatto inaugura, nella menzogna più conclamata, uno dei periodi più bui della nostra storia». Non usa giri di parole Iustitia in Veritate, associazione nata in difesa dei diritti costituzionali e ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, per commentare il decreto legge 111 del 6 agosto 2021, che di fatto istituisce l’obbligo del green pass anche per insegnanti e studenti universitari.
Sono molteplici, secondo Iustitia in Veritate, le «sfaccettature di illegittimità» del decreto. In primis, vi è «la gravissima responsabilità di incentivare la fascia più giovane della popolazione a sottoporsi ai rischi della vaccinazione sperimentale contro un virus che, a quell’età, di fatto non costituisce alcun pericolo», mentre con la possibilità di eliminare le mascherine in aula nel caso che tutti gli studenti siano vaccinati «si creeranno i presupposti per una profonda discriminazione degli alunni sprovvisti del marchio verde».
Grave, secondo l’associazione, è anche la presa di posizione del Comitato nazionale di Bioetica: «È addirittura inquietante che il Comitato Nazionale di Bioetica abbia vergognosamente approvato la validità del consenso espresso esclusivamente dai minorenni, senza l’avvallo dei genitori, arrogandosi così il diritto di suggerire interventi legislativi per espropriare la potestà genitoriale».
Che cosa succederà in autunno con il rientro a scuola? «Dal 1° settembre scuola e università si trasformeranno in tetri laboratori per esperimenti vaccinali e psicologici – afferma senza esitazione Iustitia in Veritate – e, in luogo della millantata tutela della sfera sociale e psico affettiva della popolazione scolastica, i nostri figli diventeranno cavie per le case farmaceutiche o saranno il bersaglio dell’odio continuamente istigato dal mainstream contro chi difende la libertà anche del proprio corpo e il diritto di scegliere liberamente le cure secondo il principio costituzionale che lo tutela senza che nessun “interesse” collettivo alla salute lo possa sopprimere».
Esiste una soluzione immediata? «A fronte di tutto ciò non esiste di fatto la possibilità di intravedere un percorso difensivo unitario, una strategia generalizzata che possa contrastare questi abusi, se non ribadire la necessità di contestare immediatamente la richiesta del cosiddetto green pass per mancanza di titolarità nel trattamento dei dati sanitari individuali e il loro eventuale trattamento».
Iustitia in Veritate invita alla resistenza, una resistenza che richiede un approccio a 360°, perché la difesa della libertà impone un piccolo sforzo da parte di ciascuno. Qualcosa è possibile fare già da subito, spiega l’associazione, che suggerisce «agli avventori che si scontreranno con titolari di esercizi pubblici masochisticamente iper osservanti di regolamenti illogici, il boicottaggio e la scelta di altri luoghi, dove venga garantita la loro non discriminazione».
Mentre ai titolari di esercizi commerciali suggerisce «di non rendersi complici di questo abominio semplicemente ignorandolo e di non aver paura di eventuali sanzioni amministrative che, di fatto, non potranno che essere annullate per la loro totale illegittimità, come sino ad oggi avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi».
Vi sono quindi legami fra l’accettazione del green pass in questo tempo di vacanza e l’imposizione dello stesso a settembre al personale scolastico e agli studenti universitari. Senza contare la possibilità che venga esteso anche ad altre categorie professionali, secondo quell’escamotage legislativo della consuetudine che l’avvocato Francesco Fontana ha più volte spiegato dalle pagine di “Notturno” (in archivio le due interviste).
Molti cittadini si sentono soli, scoraggiati, lo si avverte anche dai tanti messaggi inviati qui alla newsletter. E Iustitia in Veritate non nasconde le difficoltà e le sorprese amare: «Solo uno sciocco ormai può non accorgersi che il vero obiettivo non è – e forse non lo è mai stato – la tutela della salute, e che questo abuso sta procedendo con la connivenza purtroppo anche di una certa parte delle autorità ecclesiastiche, che tacciono o, peggio, ne sposano la scelleratezza addirittura introducendo acriticamente anche in sacris una presunta normativa ancora più rigorosa, in una spasmodica rincorsa ad essere più realisti del re».
Proprio per questo, non è possibile fermarsi. Proprio quando tutte le voci sembrano adattarsi alla melodia prevalente, ricorda l’associazione, è fondamentale che qualcuno vegli come sentinella: «Caso per caso occorrerà fare fronte individualmente o collettivamente per diffidare e denunciare questi abusi per quello che sono: un tentativo illegittimo e infondato per imporre un obbligo vaccinale non esigibile».
Chi presenta una diffida alla scuola per bloccare qualsiasi tentativo di condizionamento dei figli, chi presenta una diffida alla Rsa dove sono in cura parenti anziani per bloccare qualsiasi tentativo di vaccinazione forzosa, chi presenta una diffida al preside per bloccare l’imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio non combatte solo per sé, ma libera un piccolo tratto di sentiero che potrà essere percorso in sicurezza anche dagli altri. Iustitia in Veritate ha preparato anche una diffida, scaricabile direttamente dal sito dell’associazione, per chi vuole rifiutarsi di sottoporsi al tampone.
L’associazione invita infine alla speranza: «La drammaticità di questi eventi non può e non deve scoraggiarci perché la resistenza è dunque diventata un obbligo morale per difendere la nostra persona e la dignità umana che i nostri padri hanno conquistato per noi con il sacrificio e con la fede». (Riproduzione riservata)
Attualmente “Iustitia in Veritate” assiste legalmente oltre cento operatori sanitari che hanno deciso, come spiega Fontana, «di opporsi e resistere all’imposizione illegittima di un obbligo per essere trattati come cavie». Per chiedere assistenza all’associazione è possibile telefonare al numero 0287166419, o scrivere a iustitiainveritate@gmail.com.
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