I giornalisti aggrediti e il giornalismo censurato
Se lo stato di salute della democrazia si misura con la libertà di stampa, allora bisogna proteggere i professionisti dell’informazione da ogni tipo di aggressione. Fisica, editoriale e intellettuale
Un’efficace cartina tornasole sullo stato di salute della democrazia è la libertà di stampa. Ogni tot un cittadino dovrebbe chiedersi: nel mio Paese i giornalisti sono liberi di osservare, verificare e raccontare la realtà? Se la risposta è “no”, qualcosa non funziona. E i primi ad essere in pericolo sono proprio i cittadini.
Le aggressioni ai danni di Antonella Alba, giornalista di Rai News 24, e di Francesco Giovannetti, giornalista di Repubblica, avvenute durante due manifestazioni contro il green pass sabato 28 e lunedì 30 agosto 2021, sono solo uno dei tanti campanelli d’allarme sulla libertà di stampa. Che oggi, in Italia, soffre di una severa forma di astenia.
Il Testo unico dei doveri del giornalista afferma: «Il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti». Ad Antonella Alba e a Francesco Giovannetti è stato impedito di «ricercare, raccogliere, elaborare e diffondere» le informazioni, e questo non è accettabile.
La libertà di stampa però non è minacciata solamente dalle aggressioni verbali e fisiche ai singoli cronisti: quale informazione sanitaria è stata prodotta durante la pandemia? Tra lockdown e precarizzazione del lavoro giornalistico le redazioni si sono chiuse ancora più in loro stesse, rischiando di diventare portavoce dei portavoce delle varie realtà istituzionali.
Quale informazione sanitaria viene prodotta ogni giorno in merito alla campagna vaccinale? Sembra prevalere una linea editoriale unica, trasversale, che ammette solo i vaccini come protagonisti della robusta ripartenza, censurando qualsiasi voce critica in merito a questa narrazione. Quando si tratta di vaccini, persino le diverse personalità di testate antiche e gloriose si perdono, per fondersi in un mantra che assomiglia sempre più a comunicati stampa firmati dalle stesse case farmaceutiche. Anche in questo caso, i giornalisti che fanno domande vengono emarginati, censurati, ridicolizzati. E allora non è azzardato parlare del rischio di una nuova dittatura, perché la storia lo insegna: tanto più il giornalismo viene prosciugato, tanto più la democrazia diventa un deserto.
I giornalisti hanno il diritto e il dovere di seguire le manifestazioni contro il green pass e di farne una cronaca «secondo la verità sostanziale dei fatti». E hanno il diritto di farne anche una critica, purché fatti e opinioni siano distinti. I giornalisti hanno il diritto e il dovere di fare domande sulla campagna di vaccinazione, rifiutando per risposta slogan precompilati e parate di narcisismo intellettuale. E hanno il diritto di fare anche critica, evidenziando con la forza delle argomentazioni ciò che non torna nei conti. Solo così il cittadino è veramente libero di scegliere.
Usando un’immagine di Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione, il giornalismo: «È la linfa della democrazia. Non è solo la soddisfazione di un bisogno di informazione, è ciò che rende la società in cui viviamo una comunità partecipata. Il giornalismo rende partecipi i cittadini di tutti i fatti rilevanti». E solo dando spazio a tutte le notizie, anche quelle scomode, il giornalismo diventa linfa della democrazia. Non c’è futuro per la democrazia se i giornalisti vengono aggrediti, spintonati, picchiati mentre fanno il loro lavoro. Non c’è futuro per la democrazia se i giornalisti vengono censurati, emarginati, ridicolizzati mentre fanno il loro lavoro.
Lo Stato è chiamato a tutelare la libertà di stampa da ogni tipo di aggressione: da quelle fisiche ai danni dei giornalisti, a quelle editoriali ai danni delle testate giornalistiche, a quelle intellettuali ai danni della verità sostanziale dei fatti.
I giornalisti sono chiamati a riscoprire la deontologia, che è la ricetta completa per svolgere con professionalità e indipendenza questo mestiere, e sono chiamati a denunciare qualsiasi tipo di pressione impedisca loro di raccontare la realtà. Sia che venga dalla strada, sia che venga dalla politica, sia che venga da poteri in giacca e cravatta.
I lettori sono chiamati ad approfondire, a discernere, a riconoscere, a difendere il giornalismo. A ricostruire un patto di fiducia che può cambiare le carte in tavola anche nei periodi più bui della storia: se il lettore e il giornalista sono dalla stessa parte della barricata, quella della verità, i poteri forti sono meno forti. (Riproduzione riservata)
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