Il 24 maggio, Andy Rocchelli e l’Ucraina
Il fotoreporter pavese fu ucciso otto anni fa nel Donbass, mentre documentava le sevizie ai civili durante gli scontri fra esercito ucraino e indipendentisti filorussi. Ossigeno e la memoria
Otto anni fa, il 24 maggio del 2014, il fotoreporter pavese Andrea Rocchelli (Andy, per gli amici) fu ucciso nel Donbass, nei pressi di Sloviansk, colpito dai mortai in dotazione all’esercito ucraino che difendevano una collina contesa dagli indipendentisti filorussi. Ossigeno per l’informazione lo ricorda pubblicando l’edizione aggiornata del dossier “Guerre, giornalisti uccisi e impunità”.
Nei prossimi giorni, inoltre, l’osservatorio pubblicherà il documentario “Ciao Andy, un abbraccio da Pavia”, realizzato nel 2021 in collaborazione con l’Associazione Volpi Scapigliate. Questo video, spiega Ossigeno, aiuta a conoscere Andrea Rocchelli attraverso il ricordo delle persone che lo hanno conosciuto. La carrellata dei ricordi mostra come il ricordo di Andrea sia ancora vivo nella sua città d’origine. Il video sarà proiettato il 9 giugno 2022, fra le 10 e le 13, in occasione del seminario su “Pace, guerra e informazione” organizzato da Ossigeno per l’informazione che si terrà a Roma alla Casa del Jazz. Il convegno sarà aperto al pubblico e sarà diffuso su YouTube.
Nel 2014 Andrea aveva trentuno anni. All’inizio dell’anno era andato in Ucraina per documentare gli scontri nelle piazze (“Euromaidan” saranno poi chiamati), scontri che avevano scosso il Paese. Una volta lì però, aveva scoperto che oltre alle proteste nelle piazze, riferite dalle principali testate giornalistiche internazionali, vi erano altre storie importanti che non venivano raccontate: gli scontri armati fra esercito ucraino regolare e indipendentisti filorussi. Questi combattimenti mettevano la popolazione civile in condizioni di grave pericolo.
Il 24 maggio del 2014 Andrea Rocchelli era andato con un taxi a verificare le condizioni dei civili presi fra due fuochi nei pressi di Sloviansk. Era insieme a due suoi colleghi e amici: il fotoreporter francese William Roguelon e l’attivista e giornalista russo Andrej Mironov. Insieme, arrivarono ai piedi della collina Karachun. Erano appena scesi dal loro taxi quando furono raggiunti da ripetuti colpi di mortaio e di AK-74. Nonostante gridassero “Press”, nonostante fossero in abiti civili, nonostante fossero disarmati, i colpi continuarono a cadere contro di loro con intensità sempre maggiore. Andrea Rocchelli e Andrej Mironov persero la vita.
Ricorda ancora Ossigeno: «Per accertare se Andy Rocchelli fu ucciso per errore o intenzionalmente, per impedirgli di testimoniare con le sue foto le sevizie inflitte ai civili o altri fatti che non si volevano far conoscere, è stato celebrato un processo penale che ha illuminato alcuni punti oscuri, ma nessun colpevole è stato individuato e punito. Il processo ha trovato prove della responsabilità dei componenti dell’esercito. Sono stati individuate anche delle responsabilità all’interno della Guardia Nazionale Ucraina. In primo grado è stata emessa una condanna che poi è stata annullata per un vizio di forma. Si è trattato di un processo di straordinario interesse. Ossigeno per l’informazione ha seguito tutte le udienze con un proprio inviato, Giacomo Bertoni, e ora ha raccolto quelle cronache in un dossier speciale che contiene anche analisi e commenti e aiuta a riflettere sulla difficoltà quasi assoluta di fare giustizia per i cronisti uccisi in guerra o in aree di crisi. In occasione di questo anniversario, Ossigeno pubblica un’edizione aggiornata del dossier “Guerre, giornalisti uccisi e impunità”». (Riproduzione riservata)
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