Il coraggio della pace sociale
In arrivo scioperi e manifestazioni contro l’introduzione del green pass. Urge aprire nuove strade di dialogo per dire “no” al conflitto orizzontale e ai suoi tifosi. L’editoriale che manca
Nuova giornata di scioperi e manifestazioni contro l’introduzione del green pass. Il clima, con l’avvicinarsi del 15 ottobre, si fa sempre più rovente. Oggi particolare attesa per lo sciopero dei portuali di Trieste, ma dalla mattina arrivano immagini di cortei in decine di città italiane. C’è una priorità: rifiutare ogni forma di violenza.
Perché nessun editoriale si rivolge ai milioni di cittadini contrari al green pass? Perché questi non vengono ritenuti interlocutori, parte attiva del dibattito pubblico? Di loro si scrive, di loro si discetta nei salotti televisivi che contano, per loro si decide. Ma con loro non si parla. Questa delegittimazione, legittimata anche dal giornalismo, può forse promuovere la coesione sociale?
Le immagini di sabato 9 ottobre sono inequivocabili: le forze in campo sono molteplici, il caos è uno degli obiettivi. Cosa vale di più oggi di un conflitto orizzontale? L’estensione del green pass ai luoghi di lavoro, misura che per stessa ammissione del governo non ha basi sanitarie, ha bisogno della miccia del conflitto orizzontale fra cittadini favorevoli e cittadini contrari.
Per questo, il deplorevole assalto alla sede romana della Cgil è un grande regalo al potere. I manifestanti contro il green pass sono tutti pericolosi fascisti? La «verità sostanziale dei fatti» (articolo 1 Testo dei doveri del giornalista), quella che i giornalisti sono tenuti per dovere deontologico a ricercare e diffondere, si rivela molto più complessa.
Le immagini delle cariche e delle manganellate a manifestanti inermi ne sono la prova. Flavia Amabile, collega de La Stampa, ha filmato (e subìto) la carica e le manganellate, documentandole attraverso video girati con lo smartphone che a fatica è riuscita a tenere tra le mani. È normale quanto le è accaduto?
Così, per la giornata di oggi e per le prossime, chi ha a cuore la democrazia non può che rilanciare l’appello: sì alle manifestazioni, no alla violenza. No a qualsiasi tipo di violenza. Non è vero che la violenza non serve a nulla, serve a spaventare una parte della popolazione (forse oggi la maggioranza) e a tacitarne i dubbi.
La violenza è venuta da famiglie, anziani, studenti, insegnanti, medici? No, da loro è stata subita tramite manganellate e lacrimogeni. Ma il messaggio arrivato sui media è di tutt’altro tenore. Perché negli editoriali in edicola oggi non si trova preoccupazione per la progressiva riduzione del dibattito pubblico? Per la compressione dei diritti costituzionali?
E ancora: chi manifesta contro il green pass sbaglia? Fingere di non vedere la preoccupazione per una libertà in pericolo a chi giova? Chi si oppone all’introduzione del lasciapassare non combatte solo per sé, ma per tutti, perché ritiene che una volta subordinata la libertà a un bollino verde qualsiasi libertà sarà in pericolo. «Si è cominciato – dice il “no green pass” – togliendo la libertà di andare al cinema o al museo da sani, si arriverà a togliere la libertà di espressione a chiunque dissenta». Ha ragione? Come mai oggi non può esprimere i suoi dubbi? Fino al 2019 sulle testate giornalistiche c’è sempre stato spazio per gli allarmi di nuove dittature, anche quando sembravano “a chiamata”.
Allora cosa serve di più adesso? La strada della non violenza può prevedere molte cose, in primis la costruzione di reti parentali, sociali e amicali nelle quali ci si riconosca umani e ci si prenda cura l’uno dell’altro. La difesa della dignità della vita umana rimane l’arma più potente per costruire un mondo di pace; la lezione di Giovanni Paolo II è sempre attuale.
Oggi e nei prossimi giorni, chi è contrario all’introduzione del green pass continui a scegliere forme concrete di protesta non violenta e si opponga sempre a qualsiasi tipo di violenza. Spegnere il conflitto orizzontale, restare umani e aprire nuove strade di dialogo può cambiare la storia. Anzi, la Storia. (Riproduzione riservata)
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