Il vescovo di Pavia: “Non vogliamo essere complici della morte di Indi Gregory”
Monsignor Corrado Sanguineti: «Tutti alziamoci in piedi per dire il nostro no: non vogliamo essere complici e corresponsabili della morte di Indi con il nostro silenzio e la nostra indifferenza»
«Al di là delle valutazioni mediche, qui sono in gioco beni essenziali calpestati da uno Stato che assomiglia sempre più al “Leviatano” evocato dal filosofo inglese Thomas Hobbes: uno Stato che ha potere di vita e di morte suo suoi cittadini. I beni che qui sono conculcati sono la vita di una creatura umana, alla quale si rifiutano cure essenziali (ventilazione e alimentazione): davanti all’impossibilità di guarire, si rinuncia a curare. Ma quanti malati, di ogni età e condizione, sono curabili ma non guaribili! Con il paravento di un presunto accanimento terapeutico – che non sussiste nel caso di Indi – la medicina rinuncia alla sua missione e la magistratura inglese promuove un “favor mortis” al posto del naturale “favor vitae”. Inoltre si privano di fatto dei genitori della patria potestà, senza motivi che giustifichino una tale decisione, e si fa della loro bambina una “proprietà” dello Stato che legifera sulla sua vita e sulla sua morte».
Monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, interviene sul caso di Indi Gregory. In una nota, diffusa pochi istanti fa, il vescovo scrive: «In queste ore apriamo gli occhi e il cuore a ciò che sta accadendo alla piccola Indi e alla sua famiglia. Chi è credente alzi una preghiera per la salvezza di Indi e per la sua famiglia. Tutti, almeno idealmente, alziamoci in piedi per dire il nostro no: non vogliamo essere complici e corresponsabili della morte di Indi con il nostro silenzio e la nostra indifferenza. Non vogliamo che Indi si aggiunga alla schiera dei piccoli innocenti – Charlie Gard, Alfie Evans, Archie Battersbee, Sudiksha Thirumalesh – martiri di una cultura di morte. Scegliamo di essere un popolo della vita e per la vita!». (Riproduzione riservata)
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