Indi Gregory, la voce della Chiesa
«L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta di chi li teorizza, di chi li decide e di chi li pratica», ricorda la lettera “Samaritanus bonus” della Congregazione per la dottrina della fede
In queste ore i giudici inglesi stanno decidendo se autorizzare il trasferimento in Italia della piccola Indi Gregory, attualmente ricoverata al Queen's Medical Centre di Nottingham. L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si è dichiarato pronto ad accoglierla e a offrire tutte le cure necessarie per la sua rara malattia mitocondriale. Il governo guidato da Giorgia Meloni, grazie all’intervento dell’ex senatore Simone Pillon, è pronto a collaborare per il trasferimento della bambina in Italia. Di particolare attualità in questo momento è la lettera “Samaritanus bonus” della Congregazione per la dottrina della fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, pubblicata il 22 settembre 2020.
Ribadendo la non disponibilità della vita umana, il documento mette nero su bianco alcuni punti fermi, presentati come non negoziabili nell’ambito di una società che voglia dirsi umana e democratica. Riguardo l’accompagnamento e la cura in età prenatale e pediatrica, la Congregazione per la dottrina della fede ricorda: «Fin dal concepimento, i bambini affetti da malformazioni o patologie di qualsiasi genere sono piccoli pazienti che la medicina oggi è sempre in grado di assistere e accompagnare in maniera rispettosa della vita. La loro vita è sacra, unica, irripetibile ed inviolabile, esattamente come quella di ogni persona adulta».
E ancora: «Curare non significa solo praticare una terapia e guarire; così come interrompere una terapia, quando essa non giova più al bambino inguaribile, non implica sospendere le cure efficaci per sostenere le funzioni fisiologiche essenziali per la vita del piccolo paziente, finché il suo organismo è in grado di beneficiarne».
Riguardo il “best interest” del giovane paziente, il documento aggiunge: «Il concetto etico/giuridico del “miglior interesse del minore” – oggi utilizzato per effettuare la valutazione costi-benefici delle cure da effettuare – in nessun modo può costituire il fondamento per decidere di abbreviare la sua vita al fine di evitargli delle sofferenze, con azioni od omissioni che per loro natura o nell’intenzione si possono configurare come eutanasiche. Come si è detto, la sospensione di terapie sproporzionate non può condurre alla sospensione di quelle cure di base necessarie ad accompagnarlo ad una morte naturale dignitosa, incluse quelle per alleviare il dolore, e neppure alla sospensione di quell’attenzione spirituale che si offre a colui che presto incontrerà Dio».
L’eutanasia e il suicidio assistito, ricorda ancora la Congregazione per la dottrina della fede, non sono mai la soluzione giusta alla sofferenza: «L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta di chi li teorizza, di chi li decide e di chi li pratica. Sono gravemente ingiuste, pertanto, le leggi che legalizzano l’eutanasia o quelle che giustificano il suicidio e l’aiuto allo stesso, per il falso diritto di scegliere una morte definita impropriamente degna soltanto perché scelta. Tali leggi colpiscono il fondamento dell’ordine giuridico: il diritto alla vita, che sostiene ogni altro diritto, compreso l’esercizio della libertà umana. L’esistenza di queste leggi ferisce profondamente i rapporti umani, la giustizia e minaccia la mutua fiducia tra gli uomini. Gli ordinamenti giuridici che hanno legittimato il suicidio assistito e l’eutanasia mostrano, inoltre, una evidente degenerazione di questo fenomeno sociale». (Riproduzione riservata)
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