Ivana Spagna e i cuori prigionieri liberi
Da “Easy lady” a “Gente come noi” passando per “Il cerchio della vita”: focus sull’artista che fa ballare l'Europa ed emozionare il pubblico dell’Ariston. Una voce che riconosci a occhi chiusi
Per chi era bambino negli anni ‘90 è la voce di Madre Natura. Per chi ha qualche anno in più è la cantante italiana che negli anni ‘80 ha conquistato l’inespugnabile vetta della classifica britannica (ed è entrata nella mitologica classifica americana “Billboard”). Per gli ammiratori fedeli è l’interprete per eccellenza del volto più struggente dell’amore: il sentimento finito o non ricambiato. Per tutti è Ivana Spagna, artista con oltre 11 milioni di dischi venduti, tra i nomi italiani più conosciuti all’estero. Un nome che oggi Notturno vuole riscoprire attraverso alcune delle sue canzoni più significative.
È il 25 novembre 1994: nei cinema italiani arriva “Il Re Leone”, 32mo Classico Disney e quinto titolo del Rinascimento Disney. La pellicola sbanca il botteghino, diventando il film d'animazione tradizionale di maggior incasso cinematografico nella storia, ma c’è una cosa che rimane nella memoria forse ancora più della trama: la colonna sonora, in particolare “Circle of Life”, scritta da Elton John e Tim Rice. La versione originale è cantata da Carmen Twillie, mentre per la versione italiana si cerca l’artista giusta. Nel 1994 Spagna è tra le cantanti italiane più famose nel mondo, ma non ha mai cantato in italiano. Affascinata dall’idea di entrare in un cartone animato incide il provino e scopre che alcune sue colleghe molto note partecipano alla selezione. Invia la propria registrazione, dunque, ma non osa sperare tanto. La Disney ed Elton John però non hanno dubbi: appena ascoltano la sua incisione si rendono conto che la voce particolarissima di Spagna è perfetta per interpretare Madre Natura.
“Il cerchio della vita” è la svolta, e il terzo posto al Festival di Sanremo 1995 con “Gente come noi” consacra Spagna come interprete intensa ed eclettica (quell’anno il primo posto se lo aggiudicò Giorgia con “Come saprei”, mentre al secondo posto arrivarono Gianni Morandi e Barbara Cola con “In amore”; l’edizione è ricordata anche per il presunto tentativo di suicidio sventato in diretta da Pippo Baudo).
L’artista ora spazia da “Call me”, pezzo che fa ballare le discoteche di tutta Europa, ai tormenti di «tutti quelli che credono all'amore ma spesso come noi son persone sole». Ed è proprio questo volto dell’amore, quello più sofferto, che diventa centrale nei brani interpretati da Spagna. Come in “A pugni chiusi”, contenuta nell’album “Siamo in due” (1995), nella quale l’artista canta la solitudine che segue «sogni di cristallo che si sono rotti dentro me».
Nell’album si trova anche “Davanti agli occhi miei”, malinconico tuffo nella memoria che riporta davanti agli occhi «immagini degli anni in cui ho conosciuto amore vero». Dal particolare del proprio vissuto, Spagna canta l’universale della mancanza, del vuoto lasciato dagli affetti più cari che non sono più tra noi, un dolore che il potere catartico dell’arte sublima e, almeno in parte, allevia.
Il 20 febbraio 1996 Spagna sale sul palco del 46mo Festival della canzone italiana di Sanremo con il brano “E io penso a te” (si classificherà quarta, terza Giorgia con “Strano il mio destino”, secondi Elio e le Storie Tese con “La terra dei cachi”, primi Ron e Tosca con “Vorrei incontrarti fra cent’anni”), e il 21 febbraio esce “Lupi solitari”, album manifesto. Dentro a “Lupi solitari” infatti c’è tutta la ricerca dell’amore, una ricerca che può essere splendida e realizzante ma anche distruttiva.
Così racconta il disco la cantautrice: «Ho intitolato l’album “Lupi solitari” perché, sin da bambina, mi sono sempre sentita un po’ in disparte. Sebbene ognuno cerchi nel corso della vita di unirsi ad altre persone, al suo “branco”, capita spesso di ritrovarsi da soli». È una solitudine d’affetti, è quella stretta al cuore che si prova quando ci si accorge che «al tuo posto c’è come sempre soltanto il cuscino». Non c’è ancora un nuovo branco con il quale correre, ma non c’è più neanche il primo branco, quello della famiglia d’origine: «Quante cose non dette che adesso direi, solo adesso che è tardi ormai. E lungo il cammino ti accorgi che perdi proprio chi ami di più».
Nel 1998 Spagna torna al Festival di Sanremo con “E che mai sarà”, il brano non ottiene un buon posizionamento (arriva 12mo, quell’anno sul podio ci sono Annalisa Minetti con “Senza te o con te”, Antonella Ruggiero con “Amore lontanissimo” e Lisa con “Sempre”), secondo alcuni critici musicali inoltre richiama troppo “Gente come noi”, ma se l’esperienza sanremese è deludente, non lo è l’accoglienza del pubblico: l’album “E che mai sarà – Le mie più belle canzoni” conquista il disco di platino con oltre 100mila copie vendute.
Menzione speciale per la partecipazione al 50mo Festival di Sanremo. Il 21 febbraio 2000 Spagna si presenta sul palco dell’Ariston con un lungo abito nero, trucco leggero e occhi lucidi. L’orchestra suona le prime note di un brano maestoso, c’è un respiro scozzese nell’arrangiamento, c’è l’atmosfera di un kolossal d’altri tempi: è “Con il tuo nome” (il tocco epico è dato da Claudio Tarantola, musicista, che per oltre otto anni ha collaborato con la cantautrice). L’interpretazione di Spagna fa registrare il picco dell’ascolto televisivo e rimane tra le sue esibizioni più intense di sempre. Quell’anno sul podio di Sanremo arrivano la Piccola Orchestra Avion Travel con “Sentimento”, Irene Grandi con “La tua ragazza sempre” e Gianni Morandi con “Innamorato”.
La storia di Spagna procede non senza difficoltà, nel 2001 infatti, dopo l’album di cover “La nostra canzone”, la cantante lascia la Sony per seguire un percorso artistico più libero dalle dinamiche discografiche. Da non perdere la versione del 2004 di “Call me”, estratta dal disco “L’arte di arrangiarsi”. Gli ultimi anni sono caratterizzati dagli album “Four” e “1954”, ma anche da singoli notevoli come “Straight To Hell”, accompagnato da un video sorprendente, “D.A.N.C.E.” (featuring Jøser) e “A Natale crolla il mondo”.
È chiaro a tutti: ripercorrere la discografia di Ivana Spagna in un singolo articolo comporta inevitabilmente il taglio di canzoni che meriterebbero articoli dedicati. Ma ci sono brani da riscoprire, magari come colonna sonora di fine 2022 o inizio 2023. Brani che sembrano fuori luogo nel panorama discografico odierno, che tanto produce e tutto fagocita nel giro di poche settimane. Brani che si fanno riconoscere subito grazie a una voce che appena irrompe nella melodia non lascia spazio a dubbi: è Spagna. (Riproduzione riservata)
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