La Corte Suprema, i diritti dei bambini e i desideri degli adulti
IL COMMENTO Una persona è o uomo o donna. I bambini hanno il diritto di avere una mamma e un papà. Transizione di genere e utero in affitto: propagande sostenute dalla stessa ideologia
Ogni bambino ha il diritto di avere una mamma e un papà amorevoli che si prendano cura di lui, lo proteggano e lo accompagnino nella crescita. Ha il diritto di avere una famiglia che lo accolga, lo ami, gli offra sostentamento morale e materiale. Ogni bambino ha il diritto di avere una famiglia serena, nella quale la sua mamme e il suo papà si vogliono bene e si rispettano, si aiutano, mettono ogni giorno un nuovo tassello nel puzzle del loro progetto di vita insieme. Ogni bambino ha il diritto di essere amato, amato come un dono ricevuto, un dono da custodire e far sbocciare. Non sempre le cose vanno come dovrebbero: la malattia, le dipendenze, gli errori, gli egoismi, la superficialità, insomma il male può strappare al bambino la mamma, il papà o addirittura entrambi i genitori. L'adozione è nata così per restituire una famiglia a un bambino che ha perduto la propria famiglia d'origine. L'adozione è un percorso lungo e faticoso, che non a caso rischia di naufragare se mosso solo dal desiderio degli adulti di avere un bambino.
Il bambino infatti è il soggetto fragile per eccellenza, ha bisogno di tutto l'aiuto possibile per sopravvivere perché da solo non può pensare a se stesso, da solo non può soddisfare i propri bisogni primari. Per agire in favor vitae occorre dunque mettere i diritti del bambino al centro. Nei confronti del bambino gli adulti hanno solo doveri, non diritti. Gli adulti hanno il dovere di difendere il diritto alla vita, alla famiglia e alla salute del bambino. Spetta agli adulti riconoscere i pericoli che minacciano questo piccolo essere indifeso, spetta agli adulti discernere tra i tanti, troppi interessi economici e di potere che circondano la nascita di una nuova vita. Il 16 aprile 2025, con una sentenza tanto ovvia da diventare storica, la Corte Suprema inglese ha accolto il ricorso di “For Women Scotland”, associazione femminista, e ha ribadito che: «Il concetto di sesso è binario: una persona è o donna o uomo». Il governo scozzese voleva riconoscere gli uomini che si definiscono donne come donne a tutti gli effetti, ma la Corte Suprema ha dato ragione alle femministe richiamando i principi basilari della biologia umana.
La sentenza inglese si lega in modo indissolubile al tema dei diritti del bambino, ma anche al tema della libertà di stampa e di espressione. Quale dibattito è possibile se persino la realtà è negata dall'ideologia? Com'è possibile avere un confronto costruttivo e arricchente con un interlocutore che ignora, o finge di ignorare, cosa significhi “donna” e cosa significhi “uomo”? Tra i diritti primari di ogni bambino c'è quello di avere una figura materna, rappresentata da una donna, e una figura paterna, rappresentata da un uomo. E allora a chi fa comodo la delegittimazione totale dell'uomo? A chi fa comodo la narrazione oscurantista e criminalizzante della famiglia naturale? Fa comodo a chi vuole trasformare la persona umana in merce.
L'utero in affitto e la cosiddetta transizione di genere sono pratiche legate dalla stessa propaganda: tu dacci i tuoi soldi, noi avvereremo i tuoi desideri. È la manipolazione diretta della vita, è l'uomo che si fa apprendista stregone e cerca di stravolgere le leggi della natura. La sfida è destinata a fallire miseramente, com'è ovvio e prevedibile. Ma è una sfida estremamente costosa e i soldi ancora una volta muovono il mondo. Anche il mondo della scienza. La clinica del “cambio di sesso” non può trasformare un uomo in una donna, però può guadagnare milioni di dollari grazie a invasive operazioni chirurgiche e grazie a trattamenti ormonali che durano tutta la vita. E ogni battaglia ideologica portata avanti con la collaborazione di politica, esperti e media comporta nuovi pazienti ai quali proporre trattamenti distruttivi. I trattamenti devastano corpo, mente e anima, ma fanno guadagnare moltissimi soldi.
Lo stesso vale per l'utero in affitto: la famiglia naturale, la mamma e il papà che si scelgono, si amano, sfidano la vita insieme per dare alla luce una nuova vita, non si possono creare in laboratorio. Incontrare la persona giusta è oggi come attraversare il deserto in cerca di un'oasi. Ma le cliniche, dietro lauto compenso e con cinico sfruttamento, offrono una bugia, promettono l'appagamento di quel desiderio di eterno che tutti gli uomini e le donne avvertono.
“Cosa ci sarà di me quando io non ci sarò più? Ciò che la vita non mi ha dato, diventerà mio grazie ai progressi della scienza e della tecnica”, sono pensieri capitati nella mente di tante persone. Ma l'utero in affitto e la transizione di genere non sono oasi nel deserto, sono miraggi tremolanti sopra le sabbie mobili. (Riproduzione riservata)
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