La grazia di non essere soli
AVVISO Passata l’emergenza, inizia il tempo della convalescenza. Un grazie sincero per la vicinanza dimostrata in questi giorni attraverso messaggi e preghiere. Notturno torna presto
No, sinceramente non me lo sarei mai aspettato. Un abbraccio virtuale così grande, così forte da diventare quasi reale, non lo avrei mai potuto prevedere. Quando lunedì scorso, dal pronto soccorso, ho pubblicato un tweet chiedendo una preghiera, si è attivata una catena di affetto e vicinanza che mi ha lasciato senza parole. Non ho potuto rispondere a tutti, anzi quasi a nessuno, ma ho letto ogni singolo messaggio, ho apprezzato ogni singolo pensiero.
La diagnosi ha preso forma nella notte, esame dopo esame: peritonite acuta. Ed è una situazione molto spiacevole, perché il dolore cresce (gli antidolorifici a quel punto non fanno più effetto), rende difficile anche solo alzarsi o sedersi, e con il dolore si presenta la febbre, che sale. Si avverte una sensazione inquietante: il corpo perde le forze, percepisci il peggioramento e ti rendi conto che ogni minuto è prezioso. Nonostante l’emergenza, è stato necessario rifare più e più volte alcuni esami (le salite non sono finite), così l’operazione d’urgenza è stata posticipata al pomeriggio successivo. È strano, eppure in quelle ore infinite la testa non riusciva neanche a pensare. Era tutto cristallizzato, un limbo di dolore e paura. È lì che l’abbraccio silenzioso salva.
Un abbraccio che ha più forme: quella dei tuoi zii, che ti portano al pronto soccorso e rimangono lì tutta la notte per non lasciarti solo, e quella della tua famiglia, che appena sente al telefono che qualcosa non va molla la vacanza e viaggia di notte per tornare a casa. Così la tua famiglia irrompe all’alba in pronto soccorso appena in tempo per una carezza prima del ricovero, così il giorno dell’operazione si apposta fuori dal reparto, anche se l’ingresso è vietato, e rimane lì nove ore in attesa di notizie (che poi saranno date solo via telefono, quando sarebbe bastato aprire una porta e comunicarle direttamente). Non saremmo forse perduti, senza la nostra famiglia?
Il mio grazie va anche al personale del pronto soccorso del policlinico San Matteo di Pavia, guidato dal professor Stefano Perlini: si sono presi cura di me, nel senso più pieno dell’espressione, con una umanità capace di alleviare la sofferenza. Grazie.
L’abbraccio virtuale si è fatto fondamentale nei giorni successivi, perché in reparto le visite delle persone più care sono limitatissime (solo con green pass, solo una persona, solo tre giorni a settimana, solo poche ore). Il tempo di giorno non passa mai e la notte il sonno è spesso interrotto dal cambio delle flebo, dal compagno di stanza che non sta bene, dai lamenti che provengono dalle camere vicine. Si dorme come Xena, Hercules o qualche supereroe dei film: basta un movimento impercettibile per aprire gli occhi e tornare svegli.
Le visite di parenti e amici in quei momenti sarebbero una carezza, sarebbero uno sbuffo di normalità capace di rompere la dimensione parallela dell’ospedale. Sarebbero volti da riconoscere, sorrisi da imitare, mani da stringere, chiacchiere da diffondere nell’aria. Oltre quel letto c’è un mondo nel quale tornare, ma se nessuno te lo ricorda è facile dimenticarsene.
So di essere fortunato, perché non sono mai stato solo. La vicinanza di così tante persone, dalla famiglia agli amici ai colleghi a lettori mai incontrati di persona, ha sempre superato le mura del Dea, e questo regalo non è stato fatto a tutti i pazienti. Anzi. Quanti anziani trascorrevano le loro giornate senza neanche ricevere una telefonata, senza vedere mai un volto. Medici e infermieri indossano sempre la mascherina e questo li rende irriconoscibili, tutti diversi e in realtà tutti uguali. Nel dormiveglia si riconosce una voce, ma quanta nostalgia di un viso sorridente.
Mentre la convalescenza prosegue, la speranza è che da settimana prossima la newsletter possa tornare attiva. Le salite non sono finite, ma saranno affrontate. Grazie per la vostra vicinanza. A presto. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Subscribe” e iscriviti. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati.