La stampa distrugge Joe Biden
Time, The Economist e Corsera scaricano definitivamente il presidente degli Stati Uniti d'America: «Dibattito presidenziale disastroso, deve ritirarsi». Silenzio sul politico, tempesta sull'uomo
«Il dibattito presidenziale è stato terribile per Joe Biden, ma l’insabbiamento è stato peggiore. La disonestà della sua campagna suscita disprezzo. Deve ritirarsi». È una bocciatura senza appello quella che l'Economist fa di Joe Biden. Il settimanale edito a Londra mette in copertina un deambulatore con il simbolo del presidente degli Stati Uniti e, con un editoriale intitolato “Why Biden must withdraw”, invita il candidato Democratico ad abbandonare la corsa verso le elezioni del 5 novembre 2024.
«È stata un'agonia vedere un uomo anziano confuso lottare per ricordare parole e fatti. La sua incapacità di sostenere un'argomentazione contro un avversario debole è stata scoraggiante – scrive il settimanale –. Biden è esente da colpe per le sue capacità in declino, ma non per la sua insistenza, supportata dalla sua famiglia, dai suoi alti collaboratori e dall'élite democratica, che sia ancora in grado di svolgere il lavoro più difficile del mondo. La sua affermazione che questa elezione sia tra giusto e sbagliato è rovinata dal fatto che l'esistenza della sua campagna dipende ora da una menzogna».
The Economist invita Biden a ritirarsi, in questo modo «l'elezione potrebbe rinnovare il corpo politico. La virtù della democrazia è che gli elettori possono scegliere i loro governanti, ma Biden e Trump offrono una scelta tra l'incapace e l'indicibile. Gli americani meritano di meglio». Per dovere di cronaca, occorre ricordare che il settimanale aveva già nel 2022 espresso dubbi sulla ricandidatura di Joe Biden alle elezioni del 2024, ma fino al dibattito del 27 giugno scorso non c'è mai stata una presa di posizione tanto dura.
Pochi giorni fa il Time, rivista edita a New York City, aveva messo in copertina un Joe Biden confuso che usciva di scena, scrivendo semplicemente “Panic”. All'interno del numero, uno speciale di diverse pagine intitolato “Inside Joe Biden's Debate Disaster”.
Il 29 giugno 2024 Federico Rampini sul Corriere della Sera scrive: «Lo shock in campo democratico dopo la débacle di Biden è evidente. Si moltiplicano gli appelli perché il presidente ritiri la propria candidatura. Bisogna analizzare con cura questi appelli. Formano un coro assordante nei talkshow e sui giornali progressisti dove gli opinionisti amici sono nel panico (sconcertante panico, visto che lo stato di Biden era uno spettacolo pubblico da molto tempo, nella campagna del 2020 fu parzialmente nascosto grazie al Covid che impose restrizioni agli eventi pubblici)». Il declino di Joe Biden, secondo l'inviato del Corsera, era già noto nel 2020 e il tutto fu nascosto grazie alla scusa delle restrizioni: ma dov'erano i giornalisti nel 2020?
Dov'erano l'Economist, il Time, il Corriere della Sera? «C’è un partito democratico che vuole abolire la polizia di frontiera; ce n’è uno che vuole continuare a costruire il Muro di Trump col Messico – scrive ancora Federico Rampini –. La resa dei conti fra queste due anime fu rinviata miracolosamente nel 2020 grazie a Biden. Da allora lui si è convinto di essere un salvatore, e insostituibile in quel ruolo. Bisogna che qualcuno gli dia prove concrete del contrario».
Il 5 luglio 2024 su Tempi Leone Grotti propone una chiave di lettura: «È proprio l’ideologia – che vede in Trump un nemico sistemico da abbattere con ogni mezzo – che ha impedito per anni ai media progressisti americani di parlare delle difficoltà di Biden, che erano sotto gli occhi di tutti, avvantaggiando di conseguenza Trump. Ed è quella stessa ideologia che li spinge a invocare ora il ritiro del presidente dalla corsa elettorale con decine di editoriali allarmati, mentre fino a ieri il leader democratico veniva descritto come “più sveglio che mai”». Quella stessa ideologia che ha mosso comici noti a creare caricature di Joe Biden nel 2024, ricevendo gli applausi di un'opinione pubblica che tanto velocemente distrugge le statue che lei stessa ha eretto.
La linea editoriale delle grandi testate giornalistiche su Joe Biden denota dunque una disonestà intellettuale di difficile misurazione. La corsa odierna a scaricare il candidato Democratico pare l'ultima maschera a difesa della libertà di stampa: visto? Ne stiamo parlando, di più: siamo in prima linea per chiederne il ritiro. Anzi, già che ci siamo, vi sveliamo anche i retroscena del 2020.
Le notizie che rimangono nella mente leggendo i giornali in questi giorni sono due: la stampa sapeva già dal 2020 che Joe Biden stava vivendo grave un declino cognitivo, ma ha taciuto e ha delegittimato chiunque osasse mettere in dubbio la lucidità del presidente degli Stati Uniti. Quella stessa stampa oggi sbatte in prima pagina un deambulatore, distruggendo Joe Biden per la sua fragilità. Silenzio sulla politica, silenzio su lobby, censure, contraddizioni, pensiero unico e guerre, ma tribunale mediatico per l'uomo. Persino chi ha sempre deplorato ogni scelta politica di Joe Biden non può che restare senza parole per cotanto cinismo. (Riproduzione riservata)