La storia perfetta non è una notizia
Dubbi (della prima ora) sulla vicenda del cliente incivile e della ristoratrice coraggiosa di Sant’Angelo Lodigiano. Eppure quasi tutti i giornali italiani hanno raccontato l’accaduto come vero
Era la storia perfetta, aveva tutti gli elementi del grande romanzo cortese, si prestava a un’epica trasposizione cinematografica. Ma non era una notizia. Il cliente omofobo e fautore dell’eugenetica che ha scritto una recensione negativa sul ristorante “Le Vignole” di Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, molto probabilmente non è mai esistito. Eppure vale la pena analizzare questa vicenda kafkiana.
L’11 gennaio una storia narra di un uomo che pubblica su Google una recensione negativa della pizzeria perché, nonostante «pizza eccellente e dolce ottimo», ha provato profondo disagio a mangiare lì essendo stato fatto accomodare vicino a un tavolo con persone omosessuali e a un altro nel quale c’era una persona con disabilità. L’uomo cattivo dunque elogia la cucina ma disprezza gli altri commensali e annuncia che non frequenterà mai più il locale. Ma è qui che, come in tutte le grandi storie che si rispettino, arriva l’eroe: la proprietaria del ristorante pubblica una lunga risposta nella quale invita l’uomo a non farsi mai più vedere.
La storia inizia a circolare sui social, sollevando cori di proteste contro l’uomo e scroscianti applausi per la ristoratrice coraggiosa, disposta a perdere un cliente pur di difendere un ideale. Ora, quando un giornalista vede circolare screenshot del genere, solitamente sorride e va oltre: le verifiche da fare sono tante e il livello basso di rilevanza pubblica della storia non giustifica il grande lavoro di ricerca. È una storia virale, sì. Molto poco verosimile, sì, ma sui social funzionano queste cose. Salvo ulteriori sviluppi significativi, di notevole rilevanza pubblica, si lascia perdere.
Con grande sorpresa, invece, nel giro di poche ore quasi tutte le testate giornalistiche italiane battono la notizia. La notizia, non la storia. Non scrivono che sui social gira uno screenshot, bensì raccontano le gesta mirabolanti della ristoratrice coraggiosa e la disumanità del cliente incivile. Il Giorno, per fare solo un esempio, scrive: «Immaginate, nel 2024, che ci siano ancora persone che non si sentono a loro agio in presenza di omosessuali e disabili. Ora aprite gli occhi perché, purtroppo, è tutto vero. (…) Un commento che sembra arrivare dal Paleolitico e invece è stato scritto nel 2024».
Cronaca e critica subito si mescolano e lunghi editoriali condannano il Paese, poiché l’atteggiamento di quest’uomo è senza dubbio rappresentativo del 90% degli italiani. Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, dedica alla vicenda la sua rubrica “Pietre”. Passa ancora qualche ora e la storia inizia a scricchiolare (quando mai è stata solida?), il 13 gennaio l’inviato del Tg3 intervista la ristoratrice e dopo qualche domanda i conti che non tornano (anomalie nella grafica dello screenshot, errori ortografici, dinamica, complimenti del cliente disumano, etc) si moltiplicano senza trovare risposte convincenti. Cosa c’è di falso? Come già detto, una verifica puntuale richiederebbe energie che Notturno non ha intenzione di investire. Il cliente non è mai esistito? È stata una trovata pubblicitaria della ristoratrice? È stato il suggerimento di un nipote studente di scienze della comunicazione? È stato il tranello lanciato da un ristoratore concorrente? Si scoprirà, forse, ma la pagina sporca di giornalismo rimane. Non ci si incarta il pesce il giorno dopo.
Indro Montanelli diceva che i lettori perdonano gli errori dati dall’imprecisione, dalla fretta imposta dalla cronaca: solo chi non scrive non sbaglia mai. Ciò che i lettori non perdonano però è la malafede, è la manipolazione delle notizie, è la trasformazione in notizia di una storia non verificata. Vicende come questa distruggono il rapporto di fiducia giornalista-lettore e aprono a scenari inquietanti: è stato questo il livello di verifica attuato anche su informazioni di grande rilevanza pubblica? (Riproduzione riservata)
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