Libera stampa in libero Gatto Thunberg Show
La striscia settimanale live su Twitter supera in tendenza la trasmissione Di Martedì di Giovanni Floris. Puntata dedicata allo stato di salute del giornalismo: come promuovere libertà e informazione?
Oltre 1300 ascoltatori, due ore di domande libere e rigorose, i riflettori puntati sullo stato di salute del giornalismo italiano. Questi i numeri della puntata di martedì 9 novembre 2021 del “Gatto Thunberg Show”, settimanale d’informazione di esplicito stampo mattonista, finito in tendenza su Twitter con 1.747 tweet. Di Martedì, il talk show condotto da Giovanni Floris su La7, si è fermato a 1.315 tweet. Ospite della puntata Giacomo Bertoni, giornalista, già la Provincia Pavese e oggi Ossigeno per l’informazione, osservatorio giornalisti minacciati e notizie oscurate con la violenza.
Tante le domande di organizzatori e ascoltatori: perché si registra un allineamento così netto nei media mainstream sulla campagna vaccinale e sull’introduzione del green pass? Perché le manifestazioni contro il lasciapassare verde subiscono una continua delegittimazione da parte della stampa? Se è inaccettabile qualsiasi forma di violenza contro i giornalisti, è però presente un dibattito interno alla categoria sull’informazione sanitaria offerta in questi ultimi due anni?
E ancora: come si spiega l’assenza di critica nei confronti del governo, critica che su altre testate europee compare quotidianamente? Che legame sussiste fra l’appiattimento della classe politica, ormai ridotta a partito unico, e l’uniformità formale e sostanziale della linea editoriale delle principali testate italiane? E quale bene comune è possibile se le notizie sui problemi etici di una sperimentazione scientifica senza limiti vengono censurati?
Un dibattito franco, non privo di spigoli, che ha toccato alcuni aspetti centrali della crisi che il giornalismo affronta ormai da anni. La pars destruens del mondo mattonista non è irrilevante, ma sorprendentemente nel dibattito prevale la pars construens: le domande all’ospite rivelano un atteggiamento di fondo caratterizzato da una sincera ricerca della verità, con il desiderio di condividerne il sentiero, sia quando attraversa un roseto sia quando si perde nella foresta oscura.
Così, viene spontaneo chiedersi: e se il mattonismo fosse in realtà geneticamente amico del giornalismo? Cosa, più del giornalismo, ha per statuto naturale la ricerca della verità? Cosa, più del giornalismo, ha per dovere deontologico la costruzione di un dibattito sano, basato sulla verità e dunque a tutela della libertà? E cosa c’è oggi di più politicamente scorretto, di più “mattone nella lavatrice” di un buon articolo di cronaca?
«Ancora oggi la gran parte degli italiani è convinta che Eluana vegetasse attaccata a una macchina. E che sia morta di morte naturale perché fu staccata una spina dal muro», scrive l’8 febbraio 2019 Lucia Bellaspiga su Avvenire. Bellaspiga è la giornalista che più ha seguito la vicenda di Eluana Englaro, che con maggior rigore ne ha dato notizia: ancora oggi, basta guardare il live tweeting dello show, ci sono coscienze che si risvegliano, che scoprono come la vicenda di Eluana sia stata raccontata in modo ideologico e scorretto da tanti media. E lo scoprono grazie al lavoro deontologico, serio, preciso e libero di Lucia Bellaspiga, giornalista professionista.
Per quanto sia conveniente mentire, per quanto sia rassicurante mentire a se stessi, la coscienza rimane quel pungolo inevitabile che toglie il sonno. E la differenza, anche di fronte alla notte più lunga (che eterna non è), la faranno tante piccole luci quotidiane. Rimaste accese nonostante la bufera. (Riproduzione riservata)
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