Lo Zecchino d'Oro cambia per sempre
L'abbandono di Sabrina Simoni, erede di Mariele Ventre e direttrice del Piccolo Coro dell'Antoniano per trent'anni, segna la fine di ogni legame con il passato. L'incanto è spezzato
«La mia scelta è stata inevitabilmente influenzata dalla difficoltà di trovare, già da tempo, quella sintonia e quel dialogo che mi hanno sempre sostenuta. All’interno dell’organizzazione che guida le scelte complessive è venuto a mancare quell’ascolto che considero essenziale per mantenere un equilibrio autentico». Il 24 gennaio scorso Sabrina Simoni ha annunciato con queste parole l'addio al Piccolo Coro dell'Antoniano, del quale è stata direttrice per trent'anni. Il suo abbandono rompe l'ultimo legame dello Zecchino d'Oro attuale con lo Zecchino d'Oro originario: quale futuro per la storica gara di canzoni per bambini?




Lo Zecchino d'Oro è nato nel 1959 da un'idea di Cino Tortorella, in arte Mago Zurlì. Spesso definito “il festival di Sanremo dei piccoli”, lo Zecchino d'Oro era innovativo negli anni '60 e lo è anche oggi: al centro della competizione ci sono le canzoni per bambini, non i giovanissimi interpreti. E i bambini fanno i bambini, cantano testi da bambini e vivono la gara come un grande gioco da bambini. Almeno questa è sempre stata l'idea del Mago Zurlì, ovvero quella di adattare il programma alle esigenze dei partecipanti, non il contrario. Allo Zecchino d'Oro i piccoli cantanti non devono scimmiottare i grandi artisti con testi che neanche possono comprendere, non devono cercare agganci per costruirsi una carriera e non devono partecipare a sketch con personaggi famosi ospitati per promuovere un nuovo disco o una nuova trasmissione.
Pur all'interno dei rigidi tempi televisivi, pur con le lecite preoccupazioni che l'esposizione dei minori a un così vasto pubblico comporta, va riconosciuto allo Zecchino d'Oro di aver insegnato ai telespettatori a giudicare le canzoni e non i cantanti. E quanti brani sono entrati di diritto nella cultura popolare italiana: da “Il valzer del moscerino” (cantato da una piccolissima Cristina D'Avena) a “Dagli una spinta”, da “Popoff” a “Quarantaquattro gatti”, da “Il lungo, il corto e il pacioccone” a “Volevo un gatto nero”, da “Il pinguino Belisario” a “La sveglia birichina”, da “Il coccodrillo come fa?” a “Fammi crescere i denti davanti”, da “Katalicammello” a “Le tagliatelle di nonna Pina”. E l'elenco potrebbe continuare a lungo, perché ogni spettatore ha le proprie canzoni del cuore. Chi scrive, per esempio, ricorda con particolare piacere “Caro Gesù ti scrivo” e “Per un amico”. Si ricordano le canzoni, non i nomi degli interpreti. Ed è giusto così per un programma come lo Zecchino d'Oro.
Accanto al Mago Zurlì è doveroso citare Mariele Ventre, la “signorina Mariele”, fondatrice e storica direttrice del Piccolo Coro scomparsa prematuramente nel 1995. Una figura silenziosa, discreta, capace quasi di sparire davanti alle telecamere, eppure in grado di far diventare tante voci un coro. «Splendida figura di artista e di educatrice cristiana», la descrisse il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna. Grazie a queste figure, guardare lo Zecchino d'Oro significava dimenticare le brutture ed entrare in una dimensione quasi fiabesca che rivista oggi sembra un pezzo di televisione da museo. Un incantesimo che negli anni ha fatto sempre più fatica a funzionare.
Sabrina Simoni, allieva di Mariele Ventre, ha saputo raccoglierne l'eredità e dirigere il Piccolo Coro per trent'anni senza mai una parola fuori posto, un'ospitata di cattivo gusto, un'intervista fuori dalle righe. Professionalità, eleganza e competenza sono sempre state il tratto distintivo di Sabrina Simoni, che non si smentisce neanche dando l'addio all'Antoniano: «Ogni passo compiuto durante questi 30 anni è stato guidato da una visione e da un profondo rispetto per ciò in cui ho sempre creduto; per me è fondamentale che ogni azione sia in armonia con i miei valori, con l’equilibrio che ho cercato di costruire nel tempo e la sintonia di intenti che ho respirato, vissuto e sentito per molto molto tempo. Quando questo equilibrio viene meno, sento la necessità di fermarmi, riflettere e continuare perseguendo punti fermi in cui rispecchiarsi in modo autentico». Facile immaginare amarezze, delusioni, forse un progressivo allontanamento della trasmissione dallo Zecchino d'Oro di un tempo, eppure l'annuncio di Sabrina Simoni rispecchia ancora una volta lo stile che Mariele Ventre avrebbe indicato.
Cino Tortorella non c'è più, la signorina Mariele neanche, Topo Gigio se n'è andato e quando è tornato non è stato più lo stesso. Ora anche Sabrina Simoni, ultima persona capace di attivare l'incantesimo di un tempo, lascia il Piccolo Coro dell'Antoniano. Si chiude così, forse per sempre, una pagina indimenticabile della televisione italiana.
Da non perdere: il 13 novembre 2015 è stato pubblicato “Il segreto (per Mariele)”, brano interpretato da Cristina D'Avena con il Piccolo Coro dell'Antoniano e le Verdi Note dell'Antoniano. Passato e presente del Piccolo Coro uniti per raccontare una storia: «La musica è il segreto/che ci può incoraggiare/regala una speranza/che non si può comprare». (Riproduzione riservata)
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