Milano, in 15mila contro il green pass
Il corteo ha attraversato la città paralizzando il traffico per cinque ore. Solidarietà ai portuali di Trieste, netto il “no” al lasciapassare verde: «Oggi è per il vaccino, domani per il clima?»
Oltre 15mila persone in strada, traffico in tilt in buona parte del centro, attimi di tensione con le forze dell’ordine. Si è tenuta ieri a Milano la nuova manifestazione contro il green pass, probabilmente la più numerosa dall’inizio delle proteste (in città ci sono cortei ogni sabato da luglio scorso); iniziata alle 17 in piazza Fontana, si è conclusa solo dopo le 22 dopo essersi divisa in più zone del centro storico.
«Il green pass non ha alcun fondamento scientifico – spiega un manifestante con il megafono durante la marcia –, in compenso è una misura che discrimina, crea cittadini di serie A e cittadini di serie B. Perché un cittadino sano non può accedere a un museo con mascherina, gel e distanze? Cos’ha di sanitario questa misura?».
Diffusa la preoccupazione per il futuro del green pass: «Hanno fatto oltre 500mila tamponi per trovare 2mila positivi – dice un manifestante –. Attenzione, 2mila positivi, non 2mila malati. Le ragioni sanitarie pian piano passano in secondo piano, ed è normale visto che non esistono se i vaccini non fermano il contagio e proteggono non si sa per quanto. Ma quali saranno le prossime ragioni con le quali sarà attivato il green pass? Se inquini troppo non puoi avere vita sociale? Non puoi andare al lavoro?». La paura della gente scesa in piazza è che l’obiettivo finale sia la creazione di un sistema che scheda i cittadini, li valuta in base ai loro comportamenti e concede un po’ di libertà condizionata a seconda delle scelte personali. In poche parole, un modello di credito sociale su impronta cinese.
In piazza Fontana uno striscione recita «Trieste resisti!!», e più volte lungo il percorso echeggia il coro «Trieste chiama, Milano risponde».
Mentre il corteo attraversa corso Vittorio Emanuele si ha la plastica rappresentazione delle basi del conflitto orizzontale: sotto i portici le persone passeggiano guardando le vetrine, quasi tutte indossano la mascherina e molte lanciano occhiate infastidite alla rumorosa manifestazione. Nel centro della strada invece quasi nessuno indossa la mascherina e più volte partono inviti affinché la gente che fa shopping o aperitivo al bar si unisca alla manifestazione. Da un lato fastidio per il rumore, dall’altro fastidio per la mancanza di reazione di fronte all’introduzione del green pass.
Un terreno pericoloso, che si ripresenta più avanti, in piazzale Repubblica: qui il traffico viene completamente paralizzato dal passaggio del corteo e gli animi di alcuni automobilisti si fanno incandescenti: «Ignoranti», grida un uomo da un suv, «Fascisti», risponde un manifestante. «Siamo qui anche per voi, ma ve ne accorgerete troppo tardi», grida una donna sventolando un cartello con scritto «Giustizia per De Donno».
Non mancano però i momenti solidali: tante persone escono sui balconi sorprese dal rumore e iniziano a battere le mani, a scandire cori contro il green pass. Un’auto rimane imbottigliata nella manifestazione, il finestrino si abbassa: è una coppia di francesi, che con entusiasmo suona il clacson e grida «Nous sommes avec toi». A un certo punto alla testa del corteo s’infiltrano presenze estranee al popolo pacifico della manifestazione e il corteo si spezza, si creano così ben tre cortei distinti che avanzano nel centro storico.
Momenti di tensione davanti al Piccolo Teatro Strehler: la testa del corteo cerca più volte di prevedere le forze dell’ordine, cambia direzione all’improvviso e invita tutti ad avanzare più velocemente. La polizia, in tenuta antisommossa, supera il corteo e ferma una persona. In quel momento non è stato possibile avere maggiori informazioni, l’Ansa oggi scrive: «Il bilancio finale, secondo quanto riferito dalla Questura, è di 16 persone identificate, 9 accompagnate in questura per valutare la loro posizione e un manifestante arrestato per resistenza a pubblico ufficiale».
I manifestanti però sono i primi a prendere le distanze dai violenti: «Siamo qui per la libertà – ripete un papà che tiene per mano i suoi due bambini –, non vogliamo fare danno a nessuno, vogliamo semplicemente far sentire la nostra voce che viene sistematicamente censurata dai media». Il corteo avanza ancora, diverse auto e camionette della polizia superano i manifestanti a gran velocità, per arrivare prima di loro nei punti sensibili, come la sede Rai. In strada anche Gianluigi Paragone, senatore, giornalista e fondatore di Italexit.
Quando, intorno alle 20.30, il corteo rientra verso piazza Fontana, c’è anche Andrea Stramezzi, medico, che aveva già salutato il lungo fiume di persone in corso Venezia. Tanti manifestanti si avvicinano, gli stringono la mano e lo ringraziano per il suo impegno nella promozione delle terapie domiciliari contro il covid.
Nel pomeriggio il Corriere della Sera titola «2mila al corteo no green pass a Milano» e tra i manifestanti l’articolo è segnalato con amara ironia: «Noi 2mila quindi a Roma per i sindacati saranno certamente 2 milioni». In serata il Corsera parla però di 15mila presenze.
Alle 21 il corteo, che si è spezzato ancora una volta, inizia a farsi meno numeroso: «Ci ritroveremo ancora i prossimi giorni – spiega una signora –. Siamo qui per solidarietà ai portuali di Trieste, per i medici prima eroi e poi cavie, per gli insegnanti, per i nostri bambini. Non importa cosa faranno i portuali o i politici, noi continueremo a far sentire la nostra voce. E non cambieremo idea». (Riproduzione riservata)
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