Milva, non è un addio
Se ne va in punta di piedi la Rossa, l'ultima diva dal fascino mitteleuropeo. Dieci anni fa il ritiro dalle scene, dopo oltre 52 anni di carriera ininterrotta. Un'eredità artistica da riscoprire
Cara Milva, ti svelo un segreto di Pulcinella: nei computer dei giornalisti c’è una cartella denominata “Coccodrilli”. Lì si tengono articoli commemorativi dedicati ai personaggi più noti, che vengono aggiornati periodicamente, pronti per la triste occasione.
Scrivo di te da circa dieci anni, eppure in quella cartella un file con il tuo nome non l’ho mai creato. Forse perché, accanto all’interesse giornalistico per la tua storia unica, c’è sempre stato anche quello di ammiratore, di amico (tu non hai mai amato il termine “fan”). Così, questa mattina, la notizia rompe ogni deontologia. Così, questa mattina, preferisco scriverti solo due parole. Libere.
Grazie di essere stata la Rossa, l’ultima diva dal fascino mitteleuropeo. Hai mostrato, per oltre 52 anni di carriera ininterrotta, che si può fare arte senza rinunciare allo spettacolo, che si può fare spettacolo senza rinunciare all’arte.
Quando arrivavi sul palco “sparivano microfoni e lustrini”, e per il pubblico aveva inizio un viaggio imprevedibile, ogni volta diverso. Bando ai buonismi e al politicamente corretto: quando iniziavi a cantare non ce n’era per nessuno. Ed è ancora così oggi, quando un tuo disco inizia a suonare e la tua voce invade la stanza.
No, non ti dimenticheremo. Semplicemente perché è impossibile farlo. Perché la professionalità che regalavi sul palco non veniva solo dal talento e dall’ambizione, ma da un grande amore per il tuo pubblico. Da un infinito rispetto nei confronti di chi aveva scelto di venire ad ascoltarti. Niente playback, niente pre-rec, niente trucchetti che potessero alleviare la stanchezza di un’agenda sempre fittissima.
Quell’amore per il tuo pubblico, quello scambio di emozioni, rimane per sempre impresso nei tuoi superbi inchini a fine spettacolo. Nei tuoi occhi lucidi eppure sempre controllati e decisi durante gli applausi, con il teatro intero in piedi per te. Vorrei dire troppe cose, ma non è ancora il momento. Nelle prossime settimane sarai presente qui, sulle pagine di “Notturno”, perché la tua carriera ha ancora troppo da raccontare.
Ora ci sono solo due cose da fare: dire una preghiera, poi accendere lo stereo e far suonare i tuoi dischi. Con le finestre aperte. Perché la tua voce continua a viaggiare per il mondo. Non smetterà mai. Viva Milva.