Monsignor Sanguineti: “Stiamo attenti ai nuovi Erode”
Il vescovo di Pavia invita a tenere il cuore aperto alle domande e a vigilare in difesa della libertà religiosa: «L’impero tollerava tutte le religioni, purché fossero funzionali al sistema»
«Noi che custodiamo a Pavia i santi resti di Agostino, un padre della Chiesa e un gigante della cultura europea, accettiamo di vivere l’inquietudine del desiderio e della ricerca o ci accontentiamo di meno, ci basta in fondo sistemarci nell’esistenza, lasciando che il nostro cuore sia come addormentato e anestetizzato?». È un lungo invito alla ricerca della verità l’omelia di monsignor Corrado Sanguineti per la solennità dell’Epifania, è un invito a fare proprio l’atteggiamento dei Magi che, udita una notizia straordinaria, si mettono in viaggio per vederla, per verificarla di persona.
I Magi non rimangono indifferenti, spiega il vescovo di Pavia, e questo è segno di umanità viva: «Ciascuno e ciascuna di noi ha un cuore che, nel contatto con la realtà, si accende e sprigiona l’energia della domanda, del desiderio, della ricerca, aprendosi all’orizzonte pieno dell’essere. Tanto che nascono interrogativi insopprimibili, più grandi di noi e della nostra capacità d’indagine e di conoscenza, e prende vita un desiderio di verità, di bellezza, di bontà, di felicità, un desiderio inesauribile che ci mette in cammino, come i Magi, e che attraversa ogni nostro desiderio parziale e rivolto a beni particolari».
I Magi si scontrano con il re Erode, uomo cinico e assetato di potere che cercò di ingannarli per scoprire quale minaccia incombesse sul proprio trono. Ma chi era veramente Erode, re della Giudea sotto il protettorato romano, e chi è Erode oggi? «L’uomo che pone la sua consistenza nel potere, nel controllo della realtà, e che non vuole essere disturbato da niente e da nessuno, tanto da diventare duro di cuore, capace di gesti meschini, violenti e ignobili – spiega il vescovo Corrado –. Non dobbiamo semplicemente pensare a certi personaggi storici che, per sogni di potere o per folli ideologie, hanno provocato la morte e la sofferenza di migliaia o di milioni d’innocenti, e che spesso hanno perseguitato sistematicamente i cristiani e i credenti di altre religioni. Erode può avere volti meno truci, più tolleranti e più gentili, perché ci sono tanti modi di affermare un proprio potere e di perseguire un proprio progetto, volendo assicurarsi un posto nel mondo e non è un caso che là dove si affermano correnti culturali tese a favorire un “pensiero unico” che diventi mentalità dominante, nasce un’intolleranza, un fastidio mal celato verso chi non si adegua al “politicamente corretto”, verso una presenza chiara e originale della Chiesa, verso chi non rinuncia a paragonare tutto con le esigenze e le evidenze del cuore».
Esiste anche oggi il pericolo che un nuovo Erode raggiunga il potere? Sì, ma la storia sa come mettere in guardia le genti: il campanello d’allarme è la libertà religiosa, ovvero la libertà per un cittadino di vivere la fede e orientare la propria vita in un dialogo costante con la propria coscienza. La libertà di coscienza in fondo significa questo: non un’adesione acritica a norme memorizzate, ma un agire quotidiano ispirato dalla ricerca del bene.
Il vescovo di Pavia avverte: «Stiamo attenti, carissimi fratelli e sorelle, ai “nuovi Erode”, che non sopportano la libertà della fede: come accadde fin dall’inizio del cristianesimo. L’impero tollerava tutte le religioni e le credenze, purché fossero funzionali al sistema e non mettessero in dubbio il potere dell’imperatore, adorato come un “dio”: i primi cristiani subirono, a più riprese, persecuzioni e ostilità perché non accettavano di prostrarsi e di bruciare incenso a Cesare, adoravano solo Dio e Cristo suo Figlio e riconoscevano la sua immagine vivente nel volto di ogni uomo, in qualsiasi condizione fosse».
Conservare un cuore inquieto, ricorda infine monsignor Sanguineti citando papa Benedetto XVI, dev’essere un impegno costante: «Il cuore inquieto è il cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio. (…) Il nostro cuore è inquieto verso Dio e rimane tale, anche se oggi, con “narcotici” molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine». (Riproduzione riservata)
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