“Nessuno ha mai detto che”
EDITORIALE Un anno e mezzo dopo l’inizio della campagna vaccinale di massa crescono i problemi etici e medici. Eppure la narrazione dominante censura il dubbio e spinge verso la quarta dose
«Nessuno ha mai detto che». È questo lo slogan dato come risposta automatica alle domande scomode sui conti che non tornano nella narrazione dominante riguardo restrizioni e campagna vaccinale di massa. Con il passare dei mesi vengono alla luce le ferite sociali create dalla discriminazione fra persone che hanno deciso di ricevere il farmaco anti covid e persone che hanno fatto obiezione di coscienza, ma soprattutto emergono le contraddizioni strutturali presenti in affermazioni pubbliche e decreti legislativi che basavano la campagna vaccinale e i lasciapassare (base e super) sulla tutela dei soggetti più fragili, su un gesto d’amore per gli altri, sulla certezza di trovarsi fra persone non contagiose.
Il 18 luglio scorso ha iniziato a circolare su Twitter lo screenshot di un tweet della Fondazione Umberto Veronesi datato 30 marzo 2021. Il tweet recita: «I vaccini a mRNA non solo evitano l’insorgenza dei sintomi ma bloccano anche l’infezione. Questo significa evitare di contagiare altre persone. I risultati pubblicati sul CDC statunitense e su Nature Medicine. Ce ne parla Daniele Banfi». Francesca Totolo, scrittrice e collaboratrice della testata Il Primato Nazionale, ha ripreso il tweet e ha taggato Daniele Banfi, giornalista specializzato in informazione sanitaria, scrivendo ironicamente: «Quanti ricordi, vero Daniele Banfi?».
La risposta del giornalista non si è fatta attendere: «i dati in possesso al 30 marzo 2021 indicavano questo. Sul lungo purtroppo il calo di protezione ha portato ad una perdita di efficacia sulla trasmissione. Solo gli stupidi pensano che i risultati siano immutabili. I vaccini hanno salvato milioni di vite. Se ne faccia una ragione». Il problema è che dare degli “stupidi” fa sicuramente scena, e fa presa sui lettori più superficiali che si sentono rassicurati dalla potenza di “una scienza che non deve chiedere mai” (semicit.), ma non risolve le domande che da ormai oltre un anno sono senza risposta.
Intanto una precisazione è d’obbligo: già a marzo 2021 si sapeva che i nuovi farmaci sperimentali a mrna non erano in grado di bloccare la trasmissione del contagio. Il 6 gennaio 2021 sul sito di AIFA viene pubblicato un documento nel quale si legge: «L’impatto della vaccinazione con COVID-19 Vaccine Moderna sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione generale non è ancora noto. Al momento non si conosce fino a che punto le persone vaccinate possano ancora essere in grado di trasportare e diffondere il virus». E ancora: «L’uso di COVID-19 Vaccine Moderna non è al momento raccomandato nei bambini. L'EMA ha concordato con l’azienda un piano per condurre la sperimentazione del vaccino nei bambini in una fase successiva». E ancora: «Lo studio clinico e altri studi aggiuntivi forniranno informazioni sulla durata della protezione, sulla capacità del vaccino di prevenire la forma grave di COVID-19, sulla misura in cui il vaccino protegge le persone immunocompromesse, i bambini e le donne in gravidanza, e sulla capacità di prevenire i casi asintomatici».
A questi documenti vanno aggiunti gli allarmi pubblici di numerosi esperti che ridimensionavano l’efficacia dei nuovi farmaci sperimentali anti covid, sollevando anche il problema della mancanza di dati sulla sicurezza. Vanno aggiunti i foglietti illustrativi dei farmaci stessi, che utilizzano un linguaggio molto più cauto e prudente riguardo efficacia e sicurezza rispetto a quello usato nei salotti televisivi. Vanno poi aggiunte le decine di notizie che già dai primi mesi della campagna vaccinale di massa davano conto di personale sanitario contagiato nonostante la doppia dose (che al tempo era considerata “ciclo completo”). Va infine ricordato che questi farmaci presentano gravi problemi etici già nelle fasi di sperimentazione e produzione, prima ancora della commercializzazione, dunque imporre un obbligo (diretto o indiretto) viola in modo ancora più profondo la libertà di coscienza dei cittadini.
No, non vale agitare patetici spettri di complottismo, perché il documento citato era liberamente scaricabile dal sito di AIFA, così come le notizie sui casi di contagio fra persone vaccinate erano date da testate giornalistiche e non sono state smentite, così come i problemi etici di questi farmaci sono stati affrontati dalla Congregazione per la dottrina della fede, che ha diffuso un (discusso) documento pubblico, e da vescovi, sacerdoti, laici e giornalisti indipendenti in giro per il mondo.
Per tutti questi problemi etici e medici milioni di persone hanno fatto valere la propria libertà di coscienza (difendendo così anche quella altrui), e hanno pagato un prezzo crudele: sono state escluse dalla vita sociale prima, poi da quella lavorativa. Ci sono stati ragazzini cacciati dagli autobus mentre andavano a scuola perché sprovvisti di super green pass, ci sono stati docenti lasciati a casa senza stipendio e poi demansionati, ci sono stati over 50 che hanno lasciato definitivamente il lavoro perdendo gli ultimi anni di contributi prima della pensione, ci sono stati over 50 che hanno speso una fortuna fra mezzi di trasporto alternativi e cause legali, ci sono ancora oggi sanitari sospesi senza stipendio fino al 31 dicembre 2022.
A fronte di questa situazione, i cui risvolti sociali non sono ancora stati misurati, censurare il dubbio e parlare come se nulla fosse di quarta dose (ovvero di seconda dose di richiamo al ciclo completo fatta utilizzando lo stesso farmaco sperimentale delle precedenti tre dosi) è un’operazione disonesta che, se la deontologia vale ancora, non può essere definita “informazione sanitaria”. (Riproduzione riservata)
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