“No vax? Allora no news”
Dopo le numerose intimidazioni ai danni dei giornalisti che seguono i cortei contro il green pass, arriva la proposta: «Niente immagini per i Tg e i talk-show televisivi. E niente foto per i giornali»
«La piazza, il movimento e il sentimento no vax hanno meritato di gran lunga quel che chiedono: il diritto a non essere trattati in alcun modo dai giornalisti terroristi, il diritto al silenzio su di loro». Dopo i numerosi episodi di intimidazione ai danni dei giornalisti che seguono i cortei contro il green pass, si apre finalmente un dibattito interno alla categoria. A lanciare una proposta è Blitz Quotidiano, con un editoriale pubblicato l’8 novembre 2018: “Giornalisti terroristi via di qui! Giusto, alla piazza No Vax va garantito il No News”.
Il quotidiano online spiega che l’unico modo per risolvere il problema delle aggressioni è spegnere i riflettori sulle manifestazioni, non seguirle in presenza e non darne notizia. In questo modo, scrive la redazione, tempo un paio di volte e i giornalisti «verrebbero richiamati e non più chiamati terroristi».
L’editoriale si conclude con il richiamo agli anni di piombo, ricordando: «Non si faceva opportunamente silenzio stampa sui documenti propagandisti Br? Allora nessuno si sognava di portare l’opinione brigatista nel confronto delle opinioni».
Questa proposta non è solo un’occasione persa, una possibilità sprecata di aprire un dialogo con lettori (e cittadini tutti), bensì una provocazione, l’ennesima, che va a colpire persone che scendono in piazza ininterrottamente da luglio scorso tutte le settimane. Dare notizia delle manifestazioni contro il green pass, peraltro molto partecipate, è un dovere imposto dalla deontologia.
Il giornalista può poi aggiungervi un articolo di critica, un editoriale nel quale analizza il movimento (termine alquanto impreciso) no green pass e commenta, dando anche spazio alla propria esperienza personale e alla propria opinione, che deve essere sostenuta con la forza delle argomentazioni (la deontologia lo impone e solo così si apre un dialogo con il lettore).
La desolante sensazione è che ancora una volta sia in atto un tentativo di delegittimazione di chi protesta, ma non è questo il compito del giornalismo. Il giornalista ha il diritto/dovere di fare cronaca, da lì parte tutto. E solo staccando cronaca e critica si può essere linfa per la democrazia, perché si offre al cittadino il resoconto oggettivo di un evento e una possibile chiave di lettura, che a sua volta può aprire nuove letture e nuovi dibattiti.
I giornalisti devono poter seguire qualsiasi manifestazione in sicurezza: gli atti di violenza e intimidazione nei loro confronti sono inaccettabili, a maggior ragione da chi afferma di voler difendere la libertà. I lettori devono poter constatare che per i giornalisti «è obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede».
Solo così giornalisti e lettori sono dalla stessa parte della barricata, solo così i poteri forti sono meno forti e la stampa può tornare a essere il cane da guardia della democrazia. (Riproduzione riservata)
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