Pandemia e disinformazione – Parte 6
L’analisi della giornalista Martina Pastorelli: «La pandemia sarà finita quando spegneremo gli schermi e decideremo che altre questioni sono degne della nostra attenzione»
Sono passati quasi mille giorni (994 per la precisione) dal 23 febbraio 2020, da quando cioè furono sospese le Messe con concorso di popolo in Lombardia. Nella diocesi di Pavia, il vescovo Corrado Sanguineti diffuse un lungo messaggio intorno alle 21: quelle parole fecero immediatamente il giro dei social e delle chat, creando ancora più preoccupazione delle notizie ascoltate in televisione. Mai, nella storia, le Messe con concorso di popolo erano state sospese, neanche durante la terribile pestilenza che colpì Milano tra il 1576 e il 1577. Così scriveva monsignor Sanguineti la sera del 23 febbraio 2020: «Dovendo purtroppo sospendere, fino a nuova indicazione, la celebrazione delle sante Messe, dispongo che le chiese rimangano aperte, per la preghiera personale dei fedeli, e chiedo che anche nei giorni feriali, i sacerdoti celebrino la Messa quotidiana, a porte chiuse, pregando a nome di tutta la comunità, segnalando con il suono della campane che l’Eucaristia è offerta per i vivi e i defunti: anche se non possiamo celebrare pubblicamente, non deve venire meno la preghiera liturgica che per noi sacerdoti è appuntamento quotidiano di vita ed è sorgente inesauribile di grazia per tutto il popolo di Dio. I sacerdoti mantengano i contatti con i fedeli, e non manchino di continuare la loro presenza presso i malati e gli anziani nelle case e nelle strutture di accoglienza».
Mille giorni dopo, almeno a giudicare dalle prime pagine dei giornali italiani, non sembra ancora possibile scrivere la parola “fine” sul clima di emergenza pandemica. Martina Pastorelli, giornalista, affronta questo stallo nell’ultima pillola video di “Pandemia e disinformazione”, e citando Peter Doshi spiega: «La fine della pandemia è più un fenomeno sociologico che biologico. Non ci sarà una spettacolare fine, le pandemie svaniscono man mano che la società si adatta alla convivenza con il nuovo agente patogeno e la vita sociale torna alla normalità. La pandemia sarà finita quando spegneremo gli schermi e decideremo che altre questioni sono degne della nostra attenzione. A differenza del suo inizio, la fine della pandemia non sarà trasmessa dalla televisione». (Riproduzione riservata)
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