Pandemia e disinformazione – Parte 3
L’analisi della giornalista Martina Pastorelli: «I media hanno usato paura e metafore di guerra, creando i “novax” quali nemici interni e spaccando la società»
La metafora della guerra è stata il filo rosso della narrazione pandemica, con l’umanità prima in lotta contro il virus, poi contro un nemico interno, ovvero chi osava sollevare dubbi. I cittadini che hanno detto “no” ai farmaci sperimentali anti covid sono diventati la quinta colonna dell’operazione militare contro il virus, sono stati chiamati disertori ed egoisti. Sono stati additati come il vero pericolo per la salute pubblica. E la stampa mainstream ha riportato ogni tipo di insulto e minaccia nei loro confronti, normalizzando agli occhi dell’opinione pubblica una campagna d’odio altrimenti incompatibile con la democrazia.
Continua l’analisi della giornalista Martina Pastorelli sull’informazione in tempo di covid. La pillola video di oggi parte dall’uso della parola e della metafora bellica. In questo viaggio dentro all’informazione la collega ha mostrato prima la trasformazione genetica delle testate giornalistiche, da cani da guardia della democrazia a cani da riporto del potere, ha ricordato che la stampa priva della fiducia dei lettori è sempre più dipendente dagli aiuti dei governi, e aggiunge oggi un nuovo tassello: «Introdurre divieti inauditi e sopprimere diritti fondamentali richiedeva un supporto comunicativo totale. E il supporto c'è stato». (Riproduzione riservata)
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